Summit Putin-Modi: l’India in equilibrio tra Russia e Stati Uniti

di Alberto Cossu*

Si è concluso a New Delhi il Summit annuale Russia-India tra il primo ministro Narendra Modi e il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin, evento dall’indiscutibile impatto geopolitico anche per le intese raggiunte.

Come qualche commentatore ha fatto notare, il summit è stato un evento spartiacque ed una delle principali eredità della politica estera di Modi in un momento particolarmente significativo per le relazioni tra i due paesi perché segue l’incontro con l’amministrazione statunitense avvenuto agli inizi di settembre denominato 2+2 dialogue.

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In quell’occasione l’India aveva ottenuto la possibilità di acquistare sistemi di difesa “made in USA” ad alta tecnologia beneficiando dello US Strategic Trade Authorization, alla stessa stregua dei paesi alleati, e sottoscritto l’accordo COMCASA (Communication Compatibility and security agreement) che consente di costruire piattaforme militari in grado di comunicare con quelle analoghe degli Stati Uniti e della Nato.

Ovviamente si tratta di un accordo “condizionato” anche perche permette di condividere informazioni militari “sensibili”. Un segno concreto, comunque, che l’India viene considerata dall’Amministrazione USA un partner strategico nell’ area Indo-Pacifico secondo le linee tracciate a fine 2017 dalla US National Security Strategy.

Il summit indo-russo ha segnato un consolidamento del rapporto bilaterale che rischiava qualche incrinatura a causa dei reciproci sospetti generati dalla crescente cooperazione della Federazione Russa con la Cina e, viceversa, dalla partnership strategica tra Washington e Nuova Delhi.

Per l’India il summit ha raggiunto l’obiettivo di riportare l’attenzione su un partner storico e strategico come la Russia e correggere almeno in parte la percezione corrente di uno squilibrio delle relazioni a favore degli Usa. Sono stati discussi diversi punti di rilevanza strategica, militare ed economica.

S 400 a Latakya

Ma soprattutto chiusi contratti per circa 10 miliardi di dollari di cui 5 per l’acquisto del sistema missilistico di difesa aerea a lungo raggio S-400 (nella foto a lato).

Si è inoltre parlato del “Corridoio Nord-Sud” che parte da Mumbai e passando per il porto di Chabahar consente all’India un collegamento diretto, via rete ferroviaria e marittima, con la Russia, i paesi del Centro Asia e l’Europa. Un accordo tra ferrovie della Federazione Russa e Indiane renderà più agevole il trasporto di merci riducendo i tempi di percorrenza ma anche evitando il passaggio attraverso il Canale di Suez.

Inoltre si è discusso di cooperazione nel campo spaziale relativamente all’addestramento degli astronauti indiani che dovranno affrontare la prima missione spaziale, Gaganyaan, prevista per il 2021. Di non minore importanza gli accordi economici nel campo degli idrocarburi e dell’energia nucleare.

Le questioni relative alla difesa e agli acquisti militari sono quelle che hanno occupato un posto di estrema rilevanza anche per le implicazioni nelle relazioni con gli USA. La Russia è il principale fornitore di armi dell’India anche se ultimamente gli Stati Uniti hanno assunto un ruolo rilevante sebbene ancora inferiore a Mosca.

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L’Amministrazione Trump, attraverso dichiarazioni di alti funzionari, ha fatto intendere che non gradisce l’acquisto da parte dell’India del sistema russo di difesa area S-400. Potrebbero scattare sanzioni come quelle applicate contro la Turchia o l’Agenzia Militare Cinese e il suo direttore per l’acquisto del sistema S-400 e di aerei militari russi.

Su questo punto si attendono le reazioni ufficiali dell’Amministrazione USA per valutare se la decisione indiana può aver incrinato le relazioni con Washington, che a Nuova Delhi sta fornendo velivoli da pattugliamento marittimo P-8 Poseidon, cargo C-17 e C-130J ed elicotteri da attacco AH-64E Apache e da trasporto CH-47F.

Il governo Modi è soprattutto interessato a perseguire l’obiettivo strategico del “Make in India” e far crescere il settore di produzione domestica dei prodotti per la difesa per ridurre la dipendenza dall’estero. L’obiettivo indicato, già da tempo, per i prossimi anni è quello di passare da un 30% di produzioni nazionali al 70%, includendovi la produzione in India di armi e mezzi acquisirti all’estero.

In questo senso sono state avviate trattative con gli Stati Uniti per la produzione di elicotteri, aerei ed altre tipologie di sistemi di armi, con Israele (radar Phalcons e sistemi di avvistamento) e con altri paesi tra cui la Francia (Dassault in partnership con Reliance Defence Ltd per produrre il caccia Rafale) e la Russia che tramite il gruppo statale Russian Helicopoters in joint venture con Hindustan Aeronautics Ltd (HAL) dovrebbe costruire in India 200 elicotteri leggeri Ka-226.

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L’interesse indiano è quindi quello di curare gli interessi nazionali in una prospettiva di rafforzamento dell’industria nazionale della difesa e in questa ottica si muove il documento programmatico pubblicato a fine luglio dal Ministero della Difesa “Defence Production Policy”.

L’indipendenza tecnologica nel campo della produzione di sistemi di difesa è la missione strategica per i prossimi anni che il governo indiano vuole perseguire tanto da aver fissato l’obiettivo di raggiungere 28 miliardi di dollari di fatturato nel settore della difesa e la creazione di migliaia di posti di lavoro. Per conseguire questo obiettivo si sta muovendo con una strategia multilaterale tale da permettere una cooperazione con diversi paesi possessori di tecnologie all’avanguardia, utili alla crescita del settore.

In questo contesto il governo dovrà fare attenzione al quadro delle compatibilità strategiche, che costituiscono vincoli e limitazioni che possono portare a frizioni.
Gli accordi LEMOA (Logistica Exchange Memoradum of Agreement) e COMSA già sottoscritti con gli USA, e il prossimo BECA (Basic Exchange and Cooperation Agreement) che consente all’India di accedere alla banca dati USA nel settore aeronautico, topografico, nautico e geospaziale preoccupano la Russia perché potrebbero costituire un limite a collaborazioni più intende con Nuova Delhi.

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In conclusione il vertice ha confermato che la politica estera e di difesa indiana resta aperta al dialogo, rafforza la partnership con i russi di carattere industriale, militare ed economico e porta avanti il progetto di corridoio Nord-Sud che consente di aprire una strada verso la Russia, l’Europa e i paesi del centro dell’Asia.

Si comprenderà nel futuro quale sarà il reale grado di collaborazione strategica con la Federazione Russa nel settore della Difesa ed in quello economico anche nella prospettiva di un possibile disimpegno degli acquisti di petrolio iraniano.
Rosfnet, il principale operatore russo nel settore dell’estrazione del petrolio, ha acquisito quote rilevanti in Essar (conglomerata indiana presente anche nel settore degli idrocarburi) e fa intuire che la collaborazione si rafforzerà nel futuro.

L’India continua progressivamente a ridurre gli acquisti di petrolio dall’Iran (come chiesto dagli USA), dai 10 milioni di barili in ottobre ai 9 milioni in novembre, ma nei prossimi giorni saranno prese decisioni definitive riguardo ad una eventuale sospensione di tali importazioni: dopo la Cina è l’India il principale acquirente di greggio iraniano.

In ultima analisi il vertice cha confermato l’esigenza dell’India di dialogare senza eccessiva subalternità con USA e Russia per consolidare la sua posizione nello scenario internazionale.

 

*Analist of Vision & Global Trends, International Institute for Global Analysis

Foto: TPI, AFP, TASS e AP

 

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