Giorni contati per l’Operazione Sophia?
Dopo tre anni e mezzo di blanda attività potrebbe chiudere presto i battenti l’operazione navale targata Ue Eunavfor Med “Operazione Sophia”, nata nel 2015 per contrastare i trafficanti di esseri umani in Libia ma che è riuscita solo a trasbordare in Italia circa 45mila immigrati illegali, poco meno del 10% di quanti sono arrivati nella Penisola dopo aver pagato i trafficanti dall’estate 2015 a oggi.
L’ Alto rappresentante dell’Ue Federica Mogherini ha lanciato ieri una sorta di ultimatum: “o gli Stati membri trovano una soluzione ad interim” sulla questione dei porti di sbarco dei migranti salvati dalle navi che vi partecipano (e che l’Italia pretende non siano più i suoi) “o smantelliamo” la missione.
“E’ grazie a questa operazione, grazie alla presenza delle navi e degli aerei dell’Unione nel Mediterraneo”, che fanno prevenzione, “che il flusso di migranti in arrivo sulle coste italiane è diminuito dell’85% rispetto al 2017” ha aggiunto Mogherini.
Affermazione a dir poco imbarazzante che contribuisce ad ampliare ulteriormente il processo che da tempo sta destituendo da ogni credibilità i massimi esponenti della Ue.
L’Alto rappresentante la spara grossa, quasi quanto aveva fatto il mese scorso il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, che ha attribuito alla Ue (invece che alla NATO e al deterrente nucleare statunitense) 70 anni di pace in Europa.
E’ infatti evidente c he il calo dei flussi migratori illegali verso l’Italia è dovuto alle iniziative del ministro Marco Minniti prima e Matteo Salvini, non certo alle operazioni di “traghettamento” in Italia dei clandestini effettuati dalle navi militari Ue e italiane.
Gli accordi con la Libia, la fornitura di motovedette e addestramento alla Guardia Costiera di Tripoli, la limitazione delle attività delle Ong e poi la loro “cacciata” dai porti italiani, chiusi da Salvini a ogni sbarco di clandestini inclusi quelli raccolti in mare dalle navi delle flotte europee: sono questi i provvedimenti hanno determinato il sostanziale stop ai flussi con meno di 23 mila sbarchi quest’anno (la gran parte giunti in Italia prima dell’insediamento dell’attuale governo) contro i 120 mila arrivi del 2017.
Arbitrario e al limite del ridicolo attribuirne il merito all’Operazione Sophia, mai autorizzata a colpire davvero i trafficanti e a operare nelle acque libiche, limitata da un mandato ambiguo impartito dalla stessa Mogherini che prevedeva di “interrompere il modello di business dei trafficanti” ma senza respingimenti dei migranti illegali, come aveva precisato l’Alto rappresentante.
Così le navi Ue hanno affondato gommoni dopo aver imbarcato clandestini a bordo trasferendoli poi in Italia e arrestato un po’ di scafisti che la giustizia italiana ha in buona parte liberato in attesa di processo.
L’inutilità dell’operazione voluta da Roma per alleggerire il peso dell’emergenza immigrazione che precedentemente ricadeva quasi esclusivamente sulle navi italiane, è emersa prepotentemente quando l’Italia ha chiuso i suoi porti all’immigrazione illegale mettendo in “imbarazzo” i partner europei che hanno fornito navi all’Operazione Sophia e che oggi sarebbero costretti a portare i migranti soccorsi in mare nei porti domestici invece che in quelli italiani, come aveva accettato il governo Renzi.
Ovviamente nessuno vuole saperne e i negoziati languono benchè a fine anno scada il mandato dell’Operazione Sophia, che ha anche il compito di vigilare sul rispetto dell’embargo delle armi alla Libia e di contribuire ad addestrare la Marina e la Guardia costiera libiche (ma il grosso in questo campo lo fa la Marina Italiana)
Una buona parte degli Stati Ue (tra questi Francia, Ungheria, Belgio e Croazia) si trincerano dietro la necessità di trovare una soluzione nell’ ambito della discussione più ampia sulla gestione dei migranti, che passa attraverso la riforma del regolamento di Dublino, le piattaforme regionali di sbarco ed i centri controllati: tutti dossier in piena impasse come di fatto lo è l’Unione su tutto il settore strategico dell’immigrazione. Altri Paesi come Germania, Spagna e Portogallo sono disposti a trovare compromessi.
Non sembrano però esserci spiragli per un impiego della forza navale Ue per contrastare davvero i trafficanti e riportare in Libia (o in altri Paesi di partenza di barconi e gommoni) i migranti illegali soccorsi in mare.
Ipocritamente, la Ue di fatto continua a rifiutarsi di applicare i respingimenti ma al tempo stesso nessuno Stato membro vuole accollarsi l’onere dell’acccoglienza dei migranti illegali.
“Cosa penso di missione Sophia? Fosse stato per me sarebbe stata chiusa da molti mesi. Non credo sia nell’ interesse dell’Italia o della Ue” ha scritto su Twitter il sottosegretario agli Esteri, Guglielmo Picchi (Lega).
“Sarà fatto tutto per salvare l’operazione Sophia. Sono diversi mesi che i negoziati tra gli Stati membri sono in corso e ci restano pochi giorni per riuscire” ha dichiarato il ministro della Difesa francese Florence Parly, senza però annunciare la disponibilità di Parigi a sobbarcarsi l’onere dell’accoglienza dei clandestini soccorsi in mare.
“Ho grande comprensione per la posizione dell’Italia, che è esposta alla migrazione illegale” e “non dovrebbe essere lasciata sola” ma la fine della missione Sophia “non sarebbe positiva” ha detto il ministro della Difesa austriaco Mario Kunacek.
Al d8 là delle frasi di circostanza nessuno partner Ue è però disposto ad accogliere migranti illegali, specie a pochi mesi da elezioni europee in cui l’immigrazione avrò un peso considerevole nel determinare le scelte dell’elettorato.
Certo ora i flussi illegali verso l’Italia sono praticamente azzerati e gli sbarchi di massa sono stati dirottati dai trafficanti verso la Spagna (oltre 50 mila sbarchi quest’anno), il cui governo socialista non ha chiuso i porti come ha fatto Roma. Ma le cose potrebbero cambiare e, nel dubbio, nessuno Stato europeo è pronto a rischiare di dover accogliere i clandestini soccorsi dalle sue navi nel Mediterraneo.
Foto Eunavfor Med e AFD
Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.