Il simposio “Geopolitica del digitale” di Elettronica Group

Torna al Foro Italico di Roma, dopo il successo dello scorso anno, l’evento realizzato da Elettronica Group e -Ambrosetti dedicato alla trasformazione digitale e a come sta cambiando il modo di vivere, di fare impresa e affari e le relazioni internazionali.

Il simposio intitolato da “Geopolitica del digitale: nuovi confini, crescita e sicurezza del paese”, è stato aperto da Enzo Benigni, presidente e ad di Elettronica Group che ha sottolineato come “una rapida realizzazione delle riforme in qualsiasi ambito rappresenta la base fondamentale per lo sviluppo politico, economico e tecnologico”.

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Benigni ha evidenziato quanto sia importante rendersi conto dei pericoli associati alla debolezza scientifica di un paese. “La qualità della vita dei cittadini è direttamente proporzionale al livello scientifico e tecnologico di una nazione”, ha aggiunto il presidente del gruppo.

“Lo scrittore Harari dice che “in un mondo alluvionato da informazioni irrilevanti, la lucidità è potere”  In un contesto in cui il digitale sta rivoluzionando e dando vita a nuovi concetti di spazio, il Paper che abbiamo presentato si propone di contribuire a trovare più lucidità e tracciare nuove strade, applicando il paradigma della geopolitica del digitale e fornendo spunti di riflessione che possano essere utili ai policy maker e ai decisori della business community per impostare le azioni normative e le scelte strategiche più adeguate per il futuro. Servono sì, grandi investimenti.

Ma non è solo questione di risorse finanziarie. Quello che conta è la velocità politica di compiere le necessarie riforme, senza trascurare i lati oscuri dell’innovazione come privacy e sicurezza.Una particolare riflessione nel rapporto è stata dedicata al settore della sicurezza e della difesa che rappresenta un benchmark di riferimento non solo per gli investimenti in R&S ma anche per lo sviluppo della tecnologie duali.”

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All’intervento del presidente di Elettronica ha fatto seguito quello del presidente armeno Armen Sarkissian, che ha sottolineato quanto il processo di globalizzazione stia cambiando il punto di vista politico, economico e tecnologico. “Si può parlare di una nuova globalizzazione quantistica, nel senso che siamo arrivati ad una realtà in cui le persone e le imprese sono strettamente interconnesse”, ha affermato Sarkissian.

A confrontarsi rappresentanti del mondo politico, istituzionale e accademico che hanno dialogato sul cambiamento copernicano che il digitale sta imponendo tra cui: Maria Chiara Carrozza, Professore ordinario di Bioingegneria Industriale e già rettore, Scuola Superiore Sant’Anna, già Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca; John C. Hulsman, Senior Research Fellow, Hague Centre for Strategic Studies; Alec Ross, autore di “Indutries of the future”, ex Senior Advisor per l’Innovazione dell’Amministrazione Obama; Mauro Ferrari, Presidente e Ad, Houston Methodist Research Institute; Robert Gahl, vice direttore “Markets, Culture and Ethis Research Center”,  Professore di Etica, Pontificia Università della Santa Croce; Alberto Sangiovanni Vincentelli, The Edgar L. and Harold H. Buttner Chair, EECS, University of California, Berkeley

 

Il Rapporto

La presentazione della seconda edizione del Rapporto “Geopolitica del Digitale: nuovi confini, crescita e sicurezza del Paese” sviluppato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Elettronica Group, ha svelato dati di assoluto rilievo.

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Entro il 2020 i dati disponibili saranno 10 volte quelli attuali, mentre già oggi la data economy vale in Europa 60 miliardi di euro. I data center di portata industriale diventeranno quindi asset strategici, così come le infrastrutture sottostanti abilitanti di sistemi profondamente digitalizzati (cavi, connettori, satelliti, reti di telecomunicazioni).

Una crescita vertiginosa dell’economia dei dati cui fa da contraltare il tema delle competenze e la ricerca di nuovi talenti in grado di sviluppare abilità per governare la rivoluzione digitale: il report evidenzia infatti che oggi circa 4 imprese europee su 10 faticano a trovare talenti adatti a ricoprire posizioni vacanti e solo il 30% della forza lavoro UE è dotata di competenze ICT sopra il livello base.

Il Report sottolinea che, pur avendo il nostro Paese un assetto manifatturiero di primaria importanza a livello globale, la digitalizzazione dell’industria italiana appare in netto ritardo sbilanciata sulla dotazione tecnologica e ancora mancante di una profonda trasformazione di modelli di business e processi organizzativi. Questo avviene sia per cause interne alle aziende italiane che per carenze del sistema-Paese.

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L’86% delle imprese italiane non utilizza tecnologie 4.0, né programma interventi futuri. A soffrire maggiormente sono le PMI e le imprese meridionali: al Sud, solo il 5,2% delle PMI ha infatti adottato almeno una tecnologia digitale 4.0. Se dal piano delle tecnologie si passa a quello dei modelli di business, le analisi condotte mostrano come il 59,4% delle aziende italiane siano statiche, non impegnate in alcuno sforzo innovativo, mentre solo l’11,9% ha attuato un impegno innovativo integrato.

A livello di sistema emerge poi una scarsa propensione a partecipare a network di ricerca e di innovazione, cui si aggiungono una insufficiente dotazione di competenze e skill (solo l’1,1% dei laureati italiani ha concluso un percorso di laurea in ICT), uno scarso budget pubblico dedicato alla Ricerca e allo Sviluppo e un sostegno economico finanziario alle nuove attività e alle startup innovative tra i più bassi al mondo.

Il Piano Nazionale Industria 4.0 ha certamente fornito un contributo importante, mettendo a disposizione della trasformazione digitale del sistema industriale italiano 9,8 miliardi di Euro. Tuttavia, i risultati positivi del Piano hanno sin qui riguardato prevalentemente imprese già impegnate in percorsi di innovazione e l’acquisto e il rinnovo di macchinari e dotazioni tecnologiche.

Il settore Aerospaazio e Difesa rappresenta un esempio di come nell’epoca della geopolitica del digitale l’innovazione debba essere concepita come Open Innovation, un concetto secondo cui le innovazioni non sono più prodotte all’interno di un settore per essere poi utilizzate e applicate unicamente al proprio interno, ma debbano essere aperte, cross-settore e multi-stakeholder. Già oggi non esistono tecnologie di natura unicamente civile o duale, bensì prodotti che le utilizzano in uno o nell’altro ambito.

 

Le 5 raccomandazioni per istituzioni e imprese

Nella Geopolitica del Digitale emerge l’esigenza di individuare nuove risorse strategiche: competenze, dati, terre rare e infrastrutture critiche. Per questo il Paper si chiude fornendo alcune linee guida strategiche rivolte a coloro che vogliono comprendere la reale portata strategica dei fenomeni connessi alla trasformazione digitale e la loro interdipendenza.

l Paper fornisce perciò 5 raccomandazioni a decisori pubblici impegnati nella definizione di policy per il Paese e attori privati coinvolti nello sviluppo di strategie aziendali per migliorare il posizionamento competitivo dell’Italia nell’epoca della Geopolitica del Digitale:

  1. Stimolare l’effettiva trasformazione digitale dell’industria italiana, incentivando i settori ad elevata capacità di spillover e i player di portata sistemica a definire degli standard per le proprie catene di fornitura e sub fornitura.
  2.  Definire una governance per l’innovazione e la ricerca chiara, certa e centralizzata in termini di direzioni, tecnologie chiave e settori strategici.
  3.  Stimolare l’innovazione e lo sviluppo di tecnologie secondo una logica multi-settoriale e cross-industry, focalizzando gli investimenti e il sostegno sulla ricerca di base.
  4.  Adottare una chiara e coraggiosa strategia per il settore AD&S nazionale, con un orizzonte di lungo periodo e un rafforzamento del ruolo italiano all’interno del sistema globale.
  5.  Identificare le tecnologie e le competenze prioritarie per il mantenimento del vantaggio competitivo nel settore AD&S in ottica di Sicurezza del paese per affrontare l’era digitale caratterizzata dalle grandi vulnerabilità e debolezze dei sistemi.

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La comprensione delle trasformazioni digitali in corso nello scenario internazionale è indispensabile, soprattutto per chi riveste incarichi di governo. Lo ha dichiarato Elisabetta Trenta, ministro della Difesa, intervenuta in coda al simposio,  prima della relazione conclusuva di Domitilla Benigni, direttore generale di Elettronica.

“Stiamo vivendo un cambiamento epocale: la geopolitica digitale, infatti, impone sempre di più una rivalutazione non solo degli spazi, ma anche della geografia”, ha dichiarato il ministro.

Al di là dell’interesse suscitato dai panel che hanno esplorato i termini della “rivoluzione digitale”, il momento più spettacolare è strato senza dubbio quello dell’intervista “surreale” effettuata dall’attore Neri Marcorè al robot androide Sophia, creata nel 2015 dalla compagnia di Hong Kong Hanson Robotics e ispirata all’attrice Audrey Hepburne e che è stara la vera e propria “ospite d’onore” del simposio.

(con fonti Ansa, Difesa.it, Elettronica Group e Agenzia Nova)

Foto: Elettronica, Difesa.it e Report Difesa

 

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