L’evoluzione dell’esercitazione d’artiglieria Medusa

Nel periodo 12-16 novembre al Comando Artiglieria di Bracciano si è svolta l’esercitazione Medusa 2018/2 del tipo JFX-CAX (Joint Fire eXercise-Computer Assisted eXercise), simile come cornice alla Medusa dello scorso anno ma con l’introduzione di nuovi elementi di aggiornamento.

La percezione della minaccia in un contesto geopolitico in continuo fermento genera la necessità di studiare nuovi scenari con cui confrontarsi ed a questo imperativo il Comando Artiglieria non poteva sottrarsi e l’esercitazione Medusa ne è il frutto nell’ambito di una simulazione addestrativa sempre più avanzata.

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Negli ultimi mesi sono state svolte attività propedeutiche virtuali che poi sono state tradotte in attività sul terreno per consentire i dovuti aggiustamenti al fine di consentire che le attività procedano secondo le norme e le direttive di riferimento dell’impiego dell’arma di artiglieria (nello specifico) nel contesto dell’ambiente operativo in cui si va ad operare.

Prima che venissero illustrati i lineamenti dell’esercitazione Medusa 2018/2, si è svolto un briefing sulle attività del Comando Artiglieria costituito il 1° ottobre 2010 per riunire in un unico comando la funzioni che inizialmente erano della brigata di artiglieria di Portogruaro con quelle della scuola di Bracciano e poi ispettorato dell’arma di artiglieria.

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Il Comando Artiglieria (COMART) è posto alle dipendenze del COMFOTER SPT (Comando Forze Terrestri – Support); nel corso di attività operative/esercitative viene enucleato un posto comando artiglieria di livello brigata sotto il comando NATO Rapid Deployment Corps – Italia a Solbiate Olona. Altro compito è quello di fornire personale di rinforzo – joint fire support element – per impiego del fuoco per garantire al comandante a vari livelli la corretta gestione della richiesta ed interventi a fuoco (terrestre, aereo, navale).

La fisionomia ordinativa del COMART prevede quattro sezioni quali Fires Supporting & Targeting, INFOOPS, FIRES-FAC, Sistemi e Simulazione. Nell’ambito della missione spetta la piena operatività delle unità di artiglieria terrestre nelle operazioni full spectrum, migliorare e adattare le strutture di comando per poter schierare un posto comando (PC) di artiglieria di brigata (core staff element) in accordo con i requisiti nazionali e NATO; inoltre incrementare le capacità del centro fires, tergeting e info ops oltre ad assicurare la coordinating authority per il bacino JTAC e laser operator di forza armata (forze convenzionali).

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I principali siatemi d’arma in dotazione sono il mortaio da 120 mm ad anima rigata Thomson in dotazione al 185° reggimento di artiglieria paracadutisti Folgore e per il supporto delle unità di fanteria; l’obice semovente PzH 2000 da 155/52 mm caratterizzato da elevata mobilità in grado di emettere un elevato rateo di fuoco con estrema precisione oltre che essere dotato di sistema GPS e inerziale; obice FH-70  da 155/39 mm attualmente interessato ad un programma di ammodernamento per renderlo allo stato dell’arte digitale per prolungarne la vita operativa; obice da 105/14 mod.56 entrato in produzione su larga scala nel 1959 ed è stato un materiale di artiglieria particolarmente adatto ai gruppi di artiglieria da montagna e paracadutisti.

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Eliminato dalla prima linea è stato invece riproposto recentemente in una piccola aliquota e soggetto ad una serie di miglioramenti che ne fanno un sistema d’arma ancora valido per un impiego mirato per alcune specifiche unità di artiglieria; il 105 mm è ancora un calibro che può essere importante in ambito NATO e per questo si vorrebbe reintrodurlo.

Nella NATO si tende ormai a standardizzare le artiglierie sia in termini di traiettoria che di calibro al fine di semplificare la catena logistica e la disponibilità di sistemi. Si opera anche nel settore del munizionamento dove si pone l’accento per produrre un maggiore effetto del colpo, un munizionamento che deve essere in grado di raggiungere maggiori distanze con maggiore precisione come richiesto dalle attuali operazioni: obiettivo è quello di sparare il minore numero di colpi sul bersaglio con lo scopo finale riuscire a sparare un solo colpo sul bersaglio.

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Altro sistema d’arma in dotazione al COMART è il Guided Multiple Launch Rocket System (GMLRS), il lanciarazzi semovente statunitense M270E1 assegnato al 5° rgt. artiglieria terrestre (lanciarazzi); il sistema è in grado di centrare bersagli puntiformi a distanze comprese tra i 15 e 70 chilometri con un CEP di pochi metri ma con un’accuratezza di poco inferiore la gittata massima sale a circa 100 chilometri.

Nel corso del briefing è stato sottolineato come prima di qualsiasi azione a fuoco (processo di targeting) deve essere sempre calcolato il rischio di danni collaterali legato al tipo di munizionamento ed alla precisione anche per calcolare un’offesa graduale e commisurata al tipo di attacco nemico.

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Questo è reso possibile con l’impiego di personale H24 presente sulla scena operativa e destinato al controllo del bersaglio. Questo significa avere una stima di danni collaterali con dati in tempo reale; il concetto di tempo reale anche nelle esercitazioni effettive oppure simulate non significa spostare una bandierina sulla cartina in pochi secondi ma vuole significare il tempo che realmente un colpo impiega per battere il bersaglio come avviene nella realtà.

Come elementi organizzativi troviamo le aree addestrative di Castel Giuliano (5 km da Bracciano) per attività minore; Santa Severa (30 km) base logistica addestrativa, Monte Romano (40 km) poligono di tiro artiglieria, Pian di Spille (75 km) poligono addestrativo per armi portatili; infine il PISQ e Teulada in Sardegna.

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La scelta di posizionare il COMART a Bracciano deriva dalla sua centralità geografica in quanto è vicino a Roma, alla scalo ferroviario di Tarquinia, all’aeroporto di Fiumicino ed al porto di Civitavecchia.

Come attività di rilievo ci sono stati presentati progetti abilitanti coma la digitalizzazione LINAPS dell’obice FH-70 come già detto, la parte FAS (functional area service) del SIACCON, il TCCKsistema moderno e digitalizzato per lo scambio di comunicazioni sullo svolgimento degli interventi aerei, navali e terrestri, il radar Arthur, sistema HALO per la scoperta acustica/sismica del tiro di artiglieria/mortai avversari  grazie alla propagazione di rumori e vibrazioni in aria e sul terreno (triangolazione per scoprire la sorgente di fuoco avversaria), STA che indicano sensori di nuova generazione per ottenere dati di ritorno in tempi brevi, munizionamento di precisione Vulcano da 155 mm. Lo scopo e l’obiettivo di esercitazioni simulate come questa e come quelle che potranno essere studiate per il futuro servono non solo alla nostra forza armata ma anche allo sviluppo dottrinale ed esercitativo in ambito NATO.

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L’ambiente virtuale al combattimento serve per immergersi in un mondo sintetico potendo replicare tutte le componenti presenti nello scenario ipotizzato per poterle testare con le relative procedure di coordinamento e interoperabilità come se fossero reali.

La simulazione rende possibile di affinare le capacità individuali di cui un attore è già in possesso in qualcosa di omogeneità virtuale con altri attori per un addestramento collettivo sinergico e mirato. L’esercitazione Medusa 2018/2 è anch’essa una JFX-CAX con lo scopo di addestrarsi con il supporto della simulazione alla gestione di eventi attinenti il coordinamento e l’esecuzione del supporto di fuoco nell’ambito di un’operazione anfibia; questo per l’addestramento del rgt. art. cav. in uno scenario anfibio propedeutico alla FOC del CNPM con l’utilizzo della piattaforma VBS3 (Virtual Battle Space).

L’esercitazione prevedeva componenti terrestri e per la prima volta anche una componente della Marina Militare della Brigata San Marco. Le modalità di svolgimento prevedevano un isolamento di 4 situazioni simulate in ordine crescente di complessità e con un tema dominante.

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Da sottolineare che queste esercitazioni prevedono delle differenze di impiego quali live (tutto reale tranne il fuoco), virtual (persone reali ma fuoco simulato come simulati sono i sistemi, ambiente e sistemi d’arma), contructive (le persone sono simulate così come l’intero scenario).

Lo scopo era valutare le ipotesi di impiego per avere a disposizione i pro ed i contro delle attività intraprese sviluppando lo scenario per ogni ipotesi di impiego. La Medusa 2018/2 è la prima esercitazione di questo genere e potendo disporre della presenza della Marina Militare si stanno affinando le capacità di interazione tra le due forze armate in quanto prima che le truppe di terra tocchino la spiaggia è la nave che dirige il flusso di dati per lo sbarco ma una volta che la pedina terrestre è sulla spiaggia é quest’ultima che inverte il flusso dei dati.

L’iter formativo del JFSE prevede tre fasi per sei settimane di corso dove la prima è di 3 settimane e si svolge a Bracciano con sei moduli formativi al corso Fire Spt e Coord & Tgt; la seconda fase dura una settimana di preparazione ed una settimana di svolgimento con supporto VBS3 “colllective” Exe Medusa sempre a Bracciano.

Infine la terza fase di una settimana detta “training on job” ha luogo presso il comando NRDC-IT di Solbiate Olona.

Foto: Esercito Italiano

 

Federico CerrutiVedi tutti gli articoli

Nato a Roma, dove risiede e lavora, ha iniziato la sua carriera giornalistica nel 1965 con la rivista Oltre il Cielo occupandosi di spazio sia civile che militare e con la testata Ali Nuove. Nel 1971 ha iniziato a lavorare con Alata e dal 1979 con Difesa Oggi della quale divenne caporedattore lavorandovi fino al 1998. Ha collaborato con Rivista Aeronautica, il quotidiano Europa, il Centro Militare Studi Strategici (Cemiss) e svolto alcune attività con il SIOI. Dal 2001 è defence editor di Analisi Difesa.

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