Verso una soluzione della disputa russo-giapponese per le isole Curili?

All’incontro internazionale annuale “Mediterranean Dialogues“, di Roma, iniziativa di alto livello promossa dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e ISPI, che riunisce funzionari governativi ed esperti in questioni estere e di difesa, hanno partecipato anche i ministri degli esteri di Giappone e Russia. A margine dell’incontro, i rappresentanti degli esteri di Mosca e Tokyo hanno concordato di cooperare sui negoziati per risolvere la questione territoriale delle isole Curili.

Dopo l’incontro di Roma, il ministro giapponese, Taro Kono, ha riferito ai giornalisti di avere “approfondito” l’argomento con Sergey Lavrov, suo omologo russo, per un trattato di pace bilaterale.

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I due ministri si sono incontrati in un momento in cui sembra che la disputa stia prendendo una nuova piega: i leader dei due paesi hanno accettato di recente di accelerare i negoziati sulla base di una dichiarazione congiunta del 1956 che prevede il ritorno al controllo giapponese di Shikotan e del gruppo di isole Habomai non distante da Hokkaido.

Dopo 73 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, Russia e Giappone non hanno ancora firmato il trattato di pace. Lo status delle quattro isole Curili più meridionali, incastonate tra il Mare di Okhotsk e l’Oceano Pacifico, si è rivelato un ostacolo insormontabile.

Le quattro isole contese, chiamate dalla Russia Curili del Sud e dal Giappone Territori del Nord, sono Kunashir, Iturup (Etorofu), Shikotan e le isolette rocciose di Habomai.

L’isolotto più meridionale del gruppo Habomai si trova a pochi chilometri dall’isola giapponese di Hokkaido. Le isole furono occupate dall’ex Unione Sovietica in seguito alla resa del Giappone nel 1945.

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Nel 1956, vi fu una dichiarazione congiunta sovietico-giapponese che pose fine allo stato di fatto di guerra, ma non riuscì a risolvere la questione territoriale. In seguito alla ratifica del Trattato di sicurezza degli Stati Uniti del 1960, ulteriori negoziati sono cessati fino agli anni ’90.

Per il Giappone la restituzione delle isole rappresenterebbe non solo una questione che tocca di sentimento nazionale ma sarebbe molto importante per un paese con scarse risorse naturali, poiché le isole sono circondate da zone ricche di pesca, dove sembra ci siano riserve offshore di petrolio e gas.

Per la Russia, invece, le isole della disputa formano una barriera strategica attorno al Mare di Okhotsk, considerato un rifugio sicuro per i sottomarini militari russi al riparo da potenziali avversari, oltre al fatto che l’arcipelago rappresenta una posizione di difesa avanzata, in grado di assicurare alla Russia il controllo dello spazio aereo e marittimo del Mare di Okhotsk e garantisce una base di appoggio e rifornimento per le unità della flotta russa del Pacifico operanti nella regione.

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In Russia, il trasferimento anche solo delle due isole minori potrebbe causare una serie di critiche verso Putin. La maggior parte dei russi (78%), secondo un sondaggio effettuato nel 2016, sarebbe contro il trasferimento delle isole al Giappone.

Il 71% dei russi si oppone al compromesso, con il quale la Russia trasferirebbe solo Habomai e Shikotan al Giappone (solo il 13% degli intervistati sarebbe favorevole). La concessione delle isole al Giappone, anche in conformità con gli obblighi legali internazionali della Russia, sarebbe percepita da molti russi come una forma di “resa”. Il 52% degli intervistati sarebbe d’accordo sul fatto che il loro livello di fiducia in Putin diminuirebbe nel caso le isole contese fossero restituite al Giappone.

Come riportato su L’Opinione il 9 novembre scorso, il ministero della Difesa russo avrebbe schierato nel 2017 i sistemi missilistici antinave Bal SS-C-6 Sennight (nella foto sopra)  e Bastion (nella foto sotto) sulle isole Iturup e Kunashir con lo scopo di rafforzare le difese delle basi navali e delle infrastrutture a terra.

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Le unità apparterrebbero alla 72a Brigata missilistica di difesa costiera attivata nel 2014. Un battaglione Bastion comprende otto lanciatori sul telaio MZKT-7930 ad alta mobilità.

Nei primi mesi di quest’anno il Primo ministro russo, Dmitry Medvedev, con un decreto, ha permesso al Ministero della Difesa russo di utilizzare l’aeroporto civile sull’isola di Iturup, rappresentando l’ultimo passo del build-up militare russo. Mosca ha preso in considerazione anche l’idea di stabilire una base navale permanente per la sua flotta del Pacifico su una delle isole.

Le attività militari della Russia sono viste come risposta alle preoccupazioni di Mosca per il possibile dispiegamento, da parte del Giappone, di due batterie di difesa missilistica balistica di Aegis Ashore basati a terra prodotte dagli Stati Uniti. Come riportato da Analisi Difesa, il 31 luglio, in occasione della riunione ministeriale Giappone e Russia per gli affari esteri e la difesa (“2 + 2” riunione ministeriale) il ministro della difesa giapponese, Itsunori Onodera, rispondendo alle preoccupazioni russe, aveva precisato che il sistema di difesa missilistica del Giappone, incluso Aegis Ashore (nella grafica sotto e nell’immagine successiva) , è gestito esclusivamente da Tokyo, è puramente difensivo e che non rappresenta una minaccia per la Russia.

Recentemente, su richiesta del Giappone, Mosca ha deciso di non coinvolgere le Isole Curili nell’ultima grande esercitazione russa, denominata Vostok-2018.

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All’East Economic Forum di Vladivostok, il 12 settembre scorso, Putin ha fatto appello al premier giapponese, Shinzo Abe, per firmare un trattato di pace senza prerequisiti, ma naturalmente i giapponesi non hanno accettato.

Il 14 novembre scorso, il primo ministro Shinzo Abe si era detto d’accordo con il presidente russo Vladimir Putin di portare avanti i colloqui per la conclusione del trattato di pace tra i due paesi. Abe aveva dichiarato ai giornalisti dopo il meeting: “Sono d’accordo con il presidente Putin per accelerare i negoziati sul trattato di pace basato sulla dichiarazione congiunta del 1956 tra Giappone e Unione Sovietica”.

Si prevede che il primo ministro Shinzo Abe incontrerà il presidente russo Vladimir Putin a margine del vertice del Gruppo dei 20 che si terrà dal 30 novembre al 1° dicembre prossimo a Buenos Aires, in Argentina. Abe spera anche di visitare la Russia alla fine del prossimo gennaio per avere ulteriori colloqui con Putin.

Il 26 novembre scorso, il premier giapponese ha ribadito, alla camera bassa giapponese, che il governo non ha cambiato la sua posizione sul trattato di pace con la Russia, che secondo Tokyo dovrebbe essere firmato dopo aver risolto la questione delle isole Curili.

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“Siamo favorevoli a risolvere la questione territoriale con la Russia dopo aver firmato un trattato di pace” ha detto rispondendo a una domanda di un membro del Partito Liberal Democratico. “La nostra posizione su questo argomento è rimasta invariata.” “Allo stesso tempo, sono favorevole a un nuovo approccio nei confronti dei negoziati con la Russia”, ha proseguito il premier. “Non dovremmo limitarci solo alla storia, dobbiamo cercare una soluzione accettabile per entrambe le parti”.

Come riportato sul Japan Times, Dmitri V. Streltsov, capo del “Afro-Asian Department” e professore al “Moscow State Institute of International Relation”s, la soluzione della disputa territoriale con il Giappone potrebbe rappresentare la conclusione del lungo e difficile processo di demarcazione delle frontiere russe. Nel 2004, la Russia ha firmato un accordo di frontiera con la Cina, e lo scorso settembre è stato firmato un accordo sul confine aggiornato con la Norvegia.

Per il presidente russo legare il suo nome alla storia come il leader che ha risolto tutte le dispute territoriali con i suoi vicini sarebbe un risultato di tutto rispetto e potrebbe coincidere anche con le aspirazioni di Shinzo Abe che a sua volta potrebbe lasciare il segno come lo statista che ha risolto la disputa delle isole Curili e restituito al Giappone i suoi “territori ancestrali”.

Immagini: Sputnik, Ministero Difesa Russo, Lockheed Martin e Limes

 

Nato a Cassino nel 1961, militare in congedo, laureato in Scienze Organizzative e Gestionali. Si occupa di Country Analysis. Autore del Blog 38esimoparallelo.com, collabora con il Think Tank internazionale “Il Nodo di Gordio”. Alcuni suoi articoli sono stati pubblicati su “Il Giornale.it", “Affari Internazionali”, “Geopolitical Review”, “L’Opinione”, “Geopolitica.info”.

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