Trump ritira le truppe anche da Kabul: Mattis lascia il Pentagono
Dopo il ritiro a breve termine dei 2mila militari schierati in Siria, Donald Trump intende dimezzare anche i 14mila militari dislocati in Afghanistan: 5.500 assegnati all’operazione antiterrorismo Freedom Sentinel e 8.500 assefgnati all’operazione Resolute Support della Nato a cui partecipano anche 8.500 militari alleati provenienti da 37 Nazioni.
Gli Stati Uniti ritireranno infatti 7.000 militari, ha affermato un funzionario del Dipartimento della Difesa secondo quanto riportato dai media statunitensi. La notizia era stata anticipata dal Wall Street Journal citando alcune fonti secondo le quali la riduzione potrebbe iniziare nel giro di qualche settimana.
Il ritiro di così tante forze USA inverte la tendenza avviata proprio da Trump per un moderato rafforzamento delle truppe alleate in Afghanistan e inciderà probabilmente sulla disponibilità degli alleati a mantenere gli impegni militari a Kabul.
La riduzione delle forze Usa e Nato che affiancano e addestrano le truppe afghane favorirà l’offensiva talebana mettendo in difficoltà il governo di Kabul che ha perso il controllo di oltre la metà del territorio nazionale.
Le decisioni del presidente di ritirare tutte le forze in Siria e di dimezzare quelle in Afghanistan, circa le quali non sarebbe stato messo al corrente il segretario alla Difesa, James Mattis, hanno provocato ieri l’annuncio delle dimissioni di quest’ultimo. Il Pentagono del resto aveva appena reso noto un rapporto che eviidenzia i progressi conseguiti nell’ultimo anno proprio in Afghanistan, dove i raid aerei contro i talebani hanno toccato un livello record di intensità.
“Ho avuto il privilegio di servire questo paese. Sono orgoglioso dei progressi degli ultimi due anni”, il presidente Donald Trump merita un segretario alla Difesa con “idee che sono allineate alle sue”, afferma Mattis nella lettera di dimissioni consegnata alla Casa Bianca. Trump, nel tweet in cui aveva fatto riferimento all’uscita di Mattis, aveva spiegato che il segretaruio alla Difesa “andava in pensione”.
Mattis lascerà ufficialmente l’incarico il prossimo 28 febbraio dopo poco più di due anni. Sessantotto anni, era andato in pensione dal Corpo dei Marines nel 2013 dopo 41 anni di carriera durante la quale era stato a capo delle operazioni statunitensi in Kuwait, in Afghanistan e in Iraq.
L’addio di Mattis conferma il turnover da record all’interno dell’amministrazione guidata dal presidente Donald Trump.
Mattis è il quarto membro dell’amministrazione a dimettersi o a essere allontanato dall’incarico in meno
di due mesi. Gli ultimi erano stati Ryan Zinke, ministro degli interni dimessosi a causa di una indagine federale sui fondi pubblici utilizzati per i suoi viaggi e per conflitto di interessi; il generale John Kelly, capo di gabinetto, che lascerà l’ incarico alla fine dell’anno sostituito da Mick Mulvaney; Jeff Sessions, ministro della giustizia, costretto alle dimissioni dopo essere scaduto dalle grazie del presidente; Nikki Haley, ambasciatrice degli Usa alle Nazioni Unite, che lascerà il Palazzo di vetro alla fine dell’anno sostituita dalla ex giornalista e portavoce del dipartimento di Stato Heather Nauert.
Senza dimenticare Scott Pruitt, ministro dell’Ambiente, dimessosi la scorsa estate; H.R. McMaster, consigliere per la sicurezza nazionale sostituito a marzo da John Bolton; Rex Tillerson, segretario di Stato licenziato sempre a marzo e sostituito da Mike Pompeo.
Foto Zero Hedge e US DoD
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