I risultati della battaglia di Trump contro l’immigrazione illegale

Forse il completamento del muro di separazione tra USA e Messico è ancora lontano ma il Presidente Donald Trump non ha lesinato sforzi per contrastare immigrazione illegale e fermare i flussi di immigrati, soprattutto di quelli islamici, negli Stati Uniti.

Contro le “carovane” di migranti illegali partite il 13 ottobre scorso dall’ Honduras Trump ha mobilitato 5.200 militari, poi ridotti notevolmente nelle ultime settimane.

Un’iniziativa che ha sollevato le proteste del Partito Democratico che sembra aver già dimenticato che il muro eretto al confine col Messico venne voluto e finanziato dall’Amministrazione Clinton e che anche Barack Obama schierò la Guardia Nazionale lungo i confini messicani per fermare gli immigrati illegali, come ha ricordato un articolo sul sito “Gli occhi della guerra”

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La Casa Bianca punta a una stretta sul diritto di asilo, riforma per ora bocciata dai giudici alla vigilia di Natale, ipotizzando l’abolizione dello ‘ius soli’ , il principio costituzionale secondo il quale ogni bambino nato sul territorio americano ha diritto alla cittadinanza.

Da ottobre 2017 a settembre 2018, il primo anno fiscale completo dell’Era Trump, sono stati ammessi negli Stati Uniti 3.500 rifugiati musulmani, contro 39.000 da ottobre 2015 a settembre 2016, quando alla Casa Bianca c’era Barack Obama, secondo i dati del dipartimento di Stato.

Nei primi 6 mesi del 2018, i richiedenti asilo musulmani accettati sono stati solo 2.107. E se con i predecessori, il numerodei rifugiati musulmani negli Usa superava quello dei cristiani, con Trump è esattamente l’opposto.

I cittadini provenienti dagli 8 Paesi colpiti dal Travel Ban (Ciad, Iran, Libia, Corea del Nord, Somalia, Venezuela, Siria, Yemen) non possono mettere piede negli Usa.

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Gli ingressi, da ciascuno di questi Paesi, sono diminuiti di circa 80%. Nel 2018 l’amministrazione ha tagliato il personale che si occupava dei colloqui per i visti all’estero e ha reso più stringente il processo di screening.

Il numero di persone considerate “ad alto rischio” è praticamente raddoppiato. Si stima che entro la fine dell’anno saranno complessivamente 20.000 i rifugiati accettati negli USA, contro 97.000 nel 2016, ultimo anno alla presidenza di Obama, che però durante gli 8 anni del suo mandato fece espellere oltre 3 milioni di clandestini, per il 43% macchiatisi di reati negli USA.

I dati disponibili l’anno scorso, citati da un articolo su Il Giornale, riferivano che tra il 2009 e il 2015 (manca quindi l’ultimo anno di mandato) Obama fece espellere 2.427.000 immigrati illegali (66.5% messicani), 400 mila in più di quanti ne cacciò George W. Bush Jr nei suoi due mandati.

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I rifugiati, cioè le persone a cui gli USA hanno riconosciuto lo status di perseguitati, accolti quest’anno rappresenta il numero più basso dal 1980, quando, con il Refugee Act venne istituito il programma per i rifugiati in America.

Secondo un ampio articolo dell’agenzia di stampa AGI La politica di Trump sull’immigrazione ha reso “molto più aggressivi gli agenti dell’ICE, l’Immigration and Customs Enforcement, l’agenzia federale deputata a far rispettare le leggi sull’ immigrazione lontano dal confine.

Trump ha riempito il dipartimento per la Sicurezza Nazionale (in posizioni che non richiedono la conferma del Senato) di gente proveniente dal Fair (Federation for American Immigration Reform), think-tank attivo nella lotta all’immigrazione illegale negli Stati Uniti ed Europa, non ostile tout-court agli immigrati ma fautore di una politica di ingressi limitati.

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Nel feroce dibattito tra Casa Bianca e opposizione Dem, Trump non ha risparmiato il 29 dicembre l’accusa ai Democratici di essere responsabili per ogni persona morta al co fine con states. “E’ per colpa dei Democratici e delle loro patetiche politiche sull’ immigrazione che permettono alle persone di fare lunghi viaggi pensando di poter entrare illegalmente” negli Usa.

Trump è tornato sull’argomento su Twitter, commentando il decesso di due bambini migranti morti dopo essere stati affidati alle Guardie di frontiera. “Non possono entrare.

Se ci fosse un muro, loro non ci proverebbero nemmeno”, ha aggiunto il capo della Casa Bianca. “I bambini in questione stavano molto male prima che venissero affidati alle Guardie di frontiera. Il padre della bimba ha dichiarato che non era colpa loro, non aveva dato da bere alla piccola per giorni. Le Guardie di confine hanno bisogno del Muro in modo che finisca tutto questo. Stanno lavorando duramente e si prendono pochi meriti”, ha spiegato Trump.

Il pugno di ferro dell’Amministrazione Trump sull’immigrazione potrebbe però mostrare qualche piega imbarazzante per il Presidente anche se, visto il clima di odio politico che domina gli USA da quanto The Donald ha vinto le elezioni, non si può escludere che si tratti dell’ennesimo fuoco di paglia tesi a screditare l’inquilino della Casa Bianca.

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L’attorney general del New Jersey e l’FBI stanno infatti esaminando i documenti degli immigrati illegali che affermano di aver lavorato nel golf club del presidente Donald Trump a Bedminster.

Lo ha rivelato Anibal Romero, un avvocato che rappresenta cinque di loro e che ha fornito agli investigatori la falsa green card e la falsa tessera socio-sanitaria che i supervisori del golf club avrebbero dato ad uno dei suoi clienti, Victorina Morales, 44 anni, guatemalteca.

Il legale ha consegnato anche la busta paga di Sandra Diaz, 46 anni, del Costa Rica, ora legalizzato ma che era un clandestino quando lavorava nel club. Le due donne sono state le prime ad uscire allo scoperto all’inizio del mese. Morales, che stirava i vestiti di Trump e gli faceva anche il letto, ha spiegato di aver raccontato i fatti (ma solo “in parte”) per denunciare “l’ipocrisia” del presidente, che assume irregolari e poi si batte per il muro al confine col Messico e per un giro di vite sull’ immigrazione.

Il materiale raccolto dagli inquirenti, secondo il Washington Post, indica che potrebbe essere aperta un’inchiesta sulle assunzioni nel golf club di proprietà del presidente.

@GianandreaGaian

Fonte: Nuova Bussola Quotidiana

Foto: Casa Bianca, BBC, Federation for American Immigration Reform e Minuto Uno

 

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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