Sequestrato in Iraq il tesoro dell’Isis: oltre 500 milioni di dollari

Il network di Isis in tutto il mondo ha subito un colpo senza precedenti, grazie all’intelligence irachena e a quella USA. Lo conferma Sky news Arabia. Gli 007 di Baghdad hanno infatti smantellato la più grande cellula di finanziamento dello Stato Islamico nella storia del paese. Inoltre, hanno sequestrato una cifra record: oltre 500 milioni di dollari in investimenti vari, appartenenti al gruppo.

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Un blitz nel centro della capitale, avvenuto nelle scorse ore, ha portato all’arresto di 15 cittadini iracheni e una ventina di francesi. Questi ultimi, peraltro, sembra che avessero un ruolo di coordinamento nella raccolta di fondi in Europa e nella loro successiva distribuzione nella rete. Soprattutto in Medio Oriente, ma non solo. Ci sono forti sospetti, infatti, che il denaro possa aver finanziato anche altre compagini Daesh.

La cellula Isis smantellata in Iraq era divisa in branche, che operavano in tutto il mondo attraverso “uffici” per smistare e movimentare i fondi. Inoltre, si avvaleva di numerosi falsari e prestanome per nascondere le sue operazioni dagli occhi delle intelligence internazionali.

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Queste, però, monitoravano da tempo il gruppo e i flussi di denaro. Appena è stata ricostruita con certezza la catena di comando dei fiancheggiatori dello Stato Islamico e si è creata una finestra di opportunità, è scattata l’operazione.

Il blitz è stato eseguito in poche ore dalle forze anti-terrorismo di Baghdad, coordinate dagli 007 locali e con il supporto di quelli statunitensi della Coalizione Internazionale.

I jihadisti, infatti, sono stati bloccati prima che avessero il tempo di reagire. Il maxi sequestro dei fondi in Iraq rappresenta un danno incalcolabile per l’operatività e la stessa sopravvivenza della formazione.

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Lo Stato Islamico, infatti, a seguito di una serie di fattori è sempre più a corto di risorse. Fenomeno acuito dalle continue sconfitte militari, tra cui l’ultima avvenuta solo qualche giorno fa con la perdita definitiva della Siria. Soprattutto in Medio Oriente, i controlli delle varie nazioni sono diventati più stringenti.

Ciò ha reso più complicato portare avanti il contrabbando, una delle principali fonti di sostentamento di Daesh (in particolare droga, armi ed esseri umani). Inoltre, la perdita di quasi tutti i territori nella regione, ha ridotto il bacino di vittime da cui attingere per il traffico di organi al mercato nero. Ai miliziani rimangono quasi solo le “donazioni” di singoli o entità. Ma anche queste, effettuate solitamente mediante le criptovalute per non essere rilevate, sono sotto attacco delle intelligence internazionali.

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L’unico aiuto a Isis in questo senso potrebbe arrivare, se fosse confermata la notizia diffusa dalla CNN, dai 200 milioni che alcuni membri dello Stato Islamico hanno portato nell’ovest dell’Iraq negli ultimi sei mesi. Circa mille jihadisti, fuggiti dall’offensiva delle SDF a Deir Ezzor nella Middle Euphrates River Valley (MERV), avrebbero trasferito nella zona ancora sotto il controllo Daesh ciò che rimaneva del tesoro nel paese vicino.

Il gruppo, anche se è numeroso, è però circondato e monitorato attentamente da Baghdad (non si esclude un’operazione su vasta scala a breve per annientarlo). Perciò, anche se i fondi dovessero essere realmente in loco, trasferirli in maniera “fisica” via sarebbe difficile e rischioso. Quindi, almeno per il momento, poco o nulla è effettivamente disponibile per i miliziani.

Difesa&Sicurezza

Foto Stato Islamico

 

Francesco BussolettiVedi tutti gli articoli

Nato a Roma nel 1974, lavora all'agenzia di stampa Il Velino. E' inviato di guerra embedded dal 2003, quando partecipò alla missione Antica Babilonia con l'Esercito Italiano in Iraq. Ha coperto sul campo anche i conflitti in Afghanistan (Enduring Freedom e Isaf) e Libano (Unifil), nonché quelli in Corno d'Africa (Eritrea, Etiopia e Somalia) e le principali attività della Nato al fianco delle forze armate di diversi paesi. E' ufficiale della Riserva Selezionata dell'Esercito, specialista Psy-Ops, e tra il 2012 e il 2013 ha prestato servizio a Herat nell'RPSE. Attualmente si occupa in particolare di cybersecurity.

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