Yemen: accordo preliminare per il ritiro dei combattenti da Hodeida
AsiaNews – Il governo filo-saudita dello Yemen (riconosciuto dalla comunità internazionale) e i ribelli sciiti Houthi sostenuti dall’Iran hanno raggiunto ieri un accordo preliminare per un ricollocamento delle truppe nella città portuale di Hudaydah. Annunciato dai rappresentanti delle Nazioni Unite, esso potrebbe costituire il viatico per una tregua di più ampia portata in tutta la zona.
Nell’area, per settimane epicentro del conflitto nello Yemen, si sta consumando una tragedia umanitaria di ampia portata. Il ritiro da Hudaydah è stato raggiunto in un primo momento nel dicembre scorso, durante i colloqui di pace in Svezia. Tuttavia, nessuna delle due parti ha ritirato le forze in campo entro la data prevista.
Stephane Dujarric, portavoce Onu, conferma il raggiungimento di “un accordo preliminare”, al quale seguiranno “ulteriori consultazioni fra le parti, con i rispettivi leader”. La prossima settimana sono previsti nuovi incontri fra i due fronti, per definire gli ultimi dettagli dell’operazione.
La città portuale sul mar Rosso è il punto di ingresso della maggior parte delle merci e degli aiuti umanitari destinati allo Yemen. Il porto costituisce l’unica ancora di salvezza per milioni di persone, all’interno del Paese più povero del mondo arabo.
A fronte di un parziale progresso sul campo di battaglia, con l’annunciato ritiro delle truppe, al momento risulta ancora impossibile per i funzionari Onu accedere a un sito di stoccaggio merci che potrebbe alleviare le sofferenze di milioni di yemeniti.
Mark Lowcock, capo missione delle Nazioni Unite, lancia un appello agli Houthi perché “nei prossimi giorni” permettano il transito sulla linea del fronte per accedere ai magazzini, situati in un’area controllata dalle truppe governative. Finora i ribelli sciiti hanno negato il passaggio adducendo motivi di sicurezza.
I progressi di queste ultime ore a Hudaydah potrebbero rappresentare il primo, significativo passo nel contesto di un conflitto che, dal marzo 2015 a oggi, ha fatto registrare oltre 10mila morti e almeno 55mila feriti. In realtà, alcuni organismi indipendenti fissano il bilancio (fra gennaio 2016 e fine luglio 2018) a circa 50mila decessi. Dato che riguarda solo i combattenti sul campo, non le cosiddette “vittime indirette” (civili) per malnutrizione o colera.
Fra le prime vittime vi sono i bambini, morti a causa delle bombe o per una gravissima malnutrizione: almeno 85mila bambini di età inferiore ai cinque anni, secondo diverse agenzie umanitarie internazionali. Di recente esperti Onu hanno affermato che almeno 14 milioni di persone sono a rischio fame.
Secondo quanto dichiarato dal portavoce delle Nazioni Unite, Stephane Dujarric, le parti in conflitto si sono riunite su un’imbarcazione delle Nazioni Unite nel porto di Hodeidah e raggiunto un accordo preliminare dopo tre giorni di trattative mediate dall’ONU. Secondo quanto dichiarato da Dujarric, le parti si riuniranno di nuovo “entro la prossima settimana, con lo scopo di finalizzare i dettagli”.
Foto AFP, Twitter e al-Arabya
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