La Malesia offre il rimpatrio ai suoi ”foreign fighters” in Siria
Il governo della Malesia si è dichiarato disponibile a rimpatriare i suoi cittadini che si trovano in Siria, anche come “foreign fighters”, e hanno chiesto di tornare a casa.
Lo riporta Al Jazeera. “Stiamo cercano di riportarli a casa, ma la situazione è difficile e coinvolge molte parti di diversi Paesi”, ha detto Ayob Khan Mydin Pitchay, a capo della branca anti-terrorismo della Polizia malese, aggiungendo che non tutti verranno arrestati, ma tutti verranno interrogati, sottoposti a una valutazione psicologica e a un mese di riabilitazione.
“Se vi sono prove che sono stati coinvolti in attività delle milizie dell’ISIS, allora saranno processati in tribunale”, ha proseguito Pitchay.
Le autorità di Kuala Lumpur valutano che siano 102 i cittadini malesi recatisi in Siria come “foreign fighters” dei quali 13 hanno chiesto di essere rimpatriati, 40 sono stati uccisi (9 erano attentatori suicidi) e 11 sonio già rientrati (tra i quali 8 uomini, tutti in carcere),mentre si ritiene che 51 si trovino ancora in Siria.
Un numero molto limitato agli oltre mille combattenti del Califfato provenienti dall’Europa arresisi negli ultimi giorni alle forze curde nell’area di Baghouz e il cui destino appare ancora incerto: molti Starti europei rifiutano di rimpatriarli mentre una parte dei cittadini francesi sono stati consegnati all’Iraq che li impiccherà dopo averli processati per terrorismo.
(con fonte Ansa)
Foto: Stato Islamico e Saudi Gazette
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