Gl acciacchi della Nato che compie 70 anni

L’Alleanza Atlantica compie 70 anni e, come molte signore attempate, non è più da tempo in splendida forma. Il meglio di sé lo ha dato nei suoi primi 40 anni, garantendo la pace e la libertà in Europa e impedendo con la deterrenza dello scudo nucleare statunitense che la guerra fredda diventasse caldissima.

Un merito indiscusso che, come a volte accade alle star, provoca invidie e gelosie ben visibili oggi che politici convinti di poter compensare con l’ostentato europeismo il proprio deficit di credibilità vorrebbero convincerci che è stata la Ue, non la NATO, a garantirci questo lungo periodo di pace.

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Certo i primi 40 anni sono stati formidabili e si sono conclusi con la caduta del muro di Berlino, lo scioglimento dell’URSS e del Patto di Varsavia e vittoria della guerra fredda, ottenuta senza sparare un solo colpo. Un successo così rilevante può accadere che faccia girare la testa, crei confusione e induca a montarsi la testa.

Così già negli anni ’90 l’alleanza militare nata per difenderci dal Blocco Sovietico, trovatasi senza nemici temibili si è trasformata da difensiva a “offensiva”.

Ha cominciato a procurare danni, soprattutto a noi europei, colpevoli di non aver saputo gestire da soli le crisi scoppiate nel giardino di casa proprio a causa del vuoto di potere lasciato dalla fine della contrapposizione tra i due blocchi.

Con gli interventi bellici in Bosnia e Kosovo tra il 1995 e il 1999 la NATO si è garantita l’ampliamento a est a spese di una Russia in gravi difficoltà ma ha destabilizzato in eterno i Balcani, divenuti crocevia di ogni tipo di traffici illeciti e base avanzata in Europa di ogni espressione di estremismo islamico.

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Colpire gli interessi di Mosca per favorire l’islamismo non poteva che essere una pessima idea per i nostri stessi interessi, così come quanto meno imbarazzante è apparsa la pervicace volontà di violare il diritto internazionale assicurando il riconoscimento della piena indipendenza del Kosovo dalla Serbia.

Cosa avremmo detto nella vecchia Europa se i Paesi Baschi, la Corsica o il Veneto fossero divenuti indipendenti rispettivamente da Spagna, Francia e Italia in seguito all’intervento in armi contro Madrid, Parigi e Roma dell’Alleanza Atlantica?

All’inizio del nuovo millennio. un tentativo di correggere la rotta la NATO l’ha fatto con il summit di Pratica di Mare, all’indomani degli attacchi agli USA dell’11/9 2001, quando l’Occidente e gli Stati Uniti sembravano aver finalmente compreso da che parte del mondo provenissero le minacce vitali e si impegnarono a coinvolgere la Russia nella lotta all’eversione islamica e nella cooperazione per la sicurezza.

Allargando l’area di operazioni al di fuori dell’Europa, l’Alleanza Atlantica ha provato a diventare un player globale impegnandosi in quell’Afghanistan dove l‘intervento anglo-americano aveva rovesciato il regime talebano ma non stabilizzato il paese in cui negli anni ’80 era cominciato il tracollo dell’URSS.

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Ma aveva fatto male i conti: l’Afghanistan non era la Bosnia né il Kosovo e i talebani non si arresero dopo i raid aerei alleati: combattere l’insurrezione jihadista tra i monti e nelle vallate afghani ha comportato di dover combattere sul terreno, pagando un prezzo in vite umane quasi irrisorio in termini militari ma intollerabile sul piano politico e sociale per le cancellerie europee e, alla fine, anche per Washington.

Noi europei poi non abbiamo certo fatto la figura da “cuor di leoni” ponendo un numero di caveat (limitazioni all’impiego delle truppe in combattimento) superiore a quello dei contingenti nazionali schierati sul terreno.

Oggi così impegnata a contrastare la propaganda di Mosca, dal 2010 la NATO proprio in Afghanistan ha diffuso “la madre di tutte le fake news” spiegando al mondo che si potevano ritirare le truppe da combattimento alleate perché i militari afghani, in gran parte analfabeti ma addestrati dall’Alleanza, erano in grado di cavarsela da soli. Com’è andata e come sta andando realmente è sotto gli occhi di tutti.

A proposito di fake news: c’è qualcuno che crede che le basi dello “scudo” antimissile statunitense in Est Europa servano davvero per fermare un eventuale attacco di missili balistici iraniani?

La bruciante sconfitta subita in Afghanistan è stata sempre taciuta o non presentata come tale ma non ha impedito che la NATO si esprimesse in termini militari anche in Libia contribuendone in modo rilevante alla destabilizzazione.

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Nel 2011, mentre era ancora impegnata a combattere in Afghanistan, la NATO ebbe un ruolo cardine nella sciagurata guerra contro il regime di Muammar Gheddafi che ha seminato il caos in Nord Africa, nel Sahel e nella ex colonia italiana scatenando traffici illeciti di ogni tipo, terrorismo islamico e flussi migratori incontrollati.

Una guerra scatenata da Usa, Francia e Gran Bretagna ma poi completata a fatica dalla NATO, risultata devastante soprattutto per gli interessi italiani.

Non fosse stato per l’intervento russo, la NATO o almeno i suoi “azionisti” più importanti, avrebbero regalato anche la Siria a Salafiti, Wahabiti, Fratelli Musulmani, Qaedisti e seguaci del Califfato: una vasta serie di movimenti islamisti foraggiati per anni dall’Occidente e dalle monarchie sunnite del Golfo benchè i loro “ideali” fossero gli stessi di coloro che compivano continui attentati in Europa e USA.

Anche gli europei, non paghi dei danni provocati negli anni ’90 bella regione balcanica, hanno finito per appoggiare l’operazione golpista in Ucraina del febbraio 2014 voluta e attuata dagli Usa col supporto di qualche altro Stato europeo membro dell’Alleanza. Al di là delle opinioni sulla “rivoluzione del Maidan” è infatti innegabile che il governo ucraino rovesciato fosse pienamente legittimo, democratico e riconosciuto dalla comunità internazionale.

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Più imbarazzanti sono invece i nuovi “amici” ucraini della NATO: se in casa nostra gridiamo allo scandalo per teste rasate e saluti tomani, a Kiev stringiamo mani, forniamo armi e addestramento e incoroniamo esponenti del più puro neonazismo.

Simili disastri, dai Balcani alla Libia, dall’Afghanistan all’Ucraina, non potevano non incrinare pesantemente la solidità e la credibilità di un’Alleanza in cui neppure il principale azionista sembra più credere.

Donald Trump disse apertamente in più occasioni all’inizio del suo mandato che la NATO era inutile, anzi, parassitaria poiché gli Stati Uniti fornivano sicurezza che gli europei non pagavano o non abbastanza.

Oggi lo stesso Trump non fa che chiederci maggiori stanziamenti per la Difesa, soldi che nella sua ottica dovrebbero servire per comprare armi americane favorendo il business dei colossi della Difesa d’oltreoceano e mantenendo l’Europa strategicamente dipendente.

Se noi europei proviamo a disubbidire, Washington e i suoi leader e funzionari non risparmiano minacce, monti e persino improperi come è accaduto nelle scorse settimane in Germania dove l’ambasciatore statunitense Richard Grenell è stato quasi cacciato da Berlino.

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Si tratti di spese militari, di relazioni con la Russia o di rapporti commerciali con la Cina le relazioni tra gli USA e i partner europei della NATO sono ormai un chiaro indicatore di un clima sempre più difficile da gestire all’interno di quella che dovrebbe essere un’alleanza.

Certo Huawei e il cyber spionaggio cinese sono un problema reale e globale ma è meglio ricordare che i due grandi scandali sullo spionaggio in Europa esplosi negli ultimi 20 anni, Echelon e Datagate, hanno coinvolto la National Security Agency, non Pechino.

Era Obama, non Xi Jinping, a intercettare il telefonino di Angela Merkel: comprensibile quindi che oggi a Berlino ci si arrabbi se l’ambasciatore Richard Grenell rimprovera il governo tedesco per la spesa militare (ancora inferiore non solo al 2% ma persino all’1,5%) e per i rapporti con la Cina, con toni che ricordano l’epoca dell’occupazione post bellica della Germania da parte delle potenze vincitrici del 1945.

Prima o poi dovremo chiederci quale valore reale possa avere un’alleanza in cui la principale potenza pone dazi commerciali agli altri Stati membri più deboli (europei) ai quali inoltre “impone” di porre sanzioni alla Russia che peraltro danneggiano solo le loro economie.

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Si può trovare comprensibile che per tenere gonfiati i bilanci militari, di qua e di là dall’Atlantico, occorra ogni tanto rispolverare la paura dei russi ma la NATO, che complessivamente spende 1.000 miliardi di dollari all’anno per la Difesa, si copre di ridicolo quando lancia l’allarme per la minaccia di una Russia che ne spende solo 70 e ha un PIL inferiore a quello dell’Italia.

Dalle litanie della propaganda atlantista parrebbe che l’Armata Russa abbia raggiunto Francoforte o sia accampata tra la Saar e il Brennero. Invece, dal 1989 ad oggi, è la NATO che ha esteso i suoi confini a Est fino a lambire i confini russi e minacciando di insediarsi persino in Ucraina e Georgia dove peraltro già sono presenti militari e contractors anglo-americani.

La Russia combatte il jihadismo che minaccia anche noi e persegue una politica di stabilizzazione delle aree energetiche utile anche all’Europa. Persegue i suoi interessi, non i nostri, ma non è ostile e molti interessi russi convergono con quelli degli europei. O almeno dovrebbero convergere.

Per dipinger la Russia come una minaccia, anzi ”la minaccia”, la Nato (ma anche la Ue) sono arrivati pensino a ingigantire la minaccia delle fake news e dei trolls, come se i social media non fossero da sempre un campo di battaglia per tutte le propagande.

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Se non abbiamo i jihadisti che bivaccano sulle coste siriane del Mediterraneo gestendo flussi di immigrati illegali e terroristi diretti in Europa dobbiamo ringraziare i russi, così come ci siamo scordati di ringraziare i pasdaran iraniani se nell’estate 2014 Baghdad non è caduta nelle mani dello Stato Islamico.

Certo è scomodo ammetterlo, ma se la NATO avesse ascoltato i moniti di Mosca (oltre a quelli dell’Unione Africana) nel 2011 ci saremmo risparmiati il disastro libico.

In conclusione, la NATO ha 70 anni e, dopo una giovinezza gloriosa e un’età matura in progressiva decadenza, vive oggi una lunga e inarrestabile agonia, resa insanabile dal progressivo diversificarsi, se non dal contrapporsi, degli interessi di statunitensi ed europei.

Ciò nonostante la NATO potrebbe essere destinata a restare in vita, almeno sulla carta, ancora a lungo. Forse attaccata al respiratore, ma “condannata” a sopravvivere per mancanza di alternative. Nonostante le tante chiacchiere l’Europa non esiste come soggetto geopolitico e militare mentre le intese transnazionali che un tempo caratterizzarono il Vecchio Continente faticano a riemergere.

@GianandreaGaian

 

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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