Il contrasto tra i ministri Salvini e Trenta sulla “Circolare Mare Ionio”

Non è uno spettacolo edificante, in una situazione di crisi, vedere che chi avrebbe responsabilità inerenti alla sicurezza della Nazione si perde in dibattiti per “lesa maestà”. Sembra che al Dicastero della Difesa (non so se la Ministra in persona o i suoi collaboratori) si siano risentiti per una recente circolare del Ministro degli Interni che è stata inviata direttamente sia ai vertici delle Forze dell’Ordine che al Capo di Stato Maggiore della Difesa.

La circolare incriminata richiama l’esigenza di “vigilare affinché il comandante e la proprietà della nave Mare Ionio” si attengano alle “vigenti normative nazionali e internazionali in materia di coordinamento delle attività di soccorso in mare e d’idoneità tecnica dei mezzi impiegati”.

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La circolare specifica che l’attività della Mare Ionio potrebbe “determinare rischi d’ingresso sul territorio nazionale di soggetti coinvolti in attività terroristiche o comunque pericolosi per l’ordine e la sicurezza pubblica”. Il fatto in sé appare banale.

Per contro, in questo momento di crisi, ci si aspetterebbe che si mettessero da parte certe “ipersensibilità” tenendo ben presente l’esigenza di un’azione di governo credibile e coesa, stante il combinato disposto della potenziale emergenza migratoria e del montare della crisi libica.

La circolare è connessa con la continua violazione delle scelte politiche nazionali in materia d’immigrazione illegale, di non rispetto delle normative internazionali circa l’assistenza in mare e, non ultimo, di contrasto all’ingresso di elementi socialmente pericolosi (terroristi o criminali comuni che siano). Materia sicuramente competenza del Ministero degli Interni più che di quello della Difesa.

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Inoltre un coordinamento preventivo tra i due dicasteri esiste già da tempo. Il Testo Unico sull’Immigrazione, all’articolo 11comma 1-bis recita “Il Ministro dell’interno, sentito, ove necessario, il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica, emana le misure necessarie per il coordinamento unificato dei controlli sulla frontiera marittima e terrestre italiana.”

Un “coordinamento unificato” che può coinvolgere anche assetti della Marina Militare e delle Capitanerie di Porto. Mentre al successivo articolo 12 comma 9 ter recita “Le navi della Marina militare, ferme restando le competenze istituzionali in materia di difesa nazionale, possono essere utilizzate per concorrere alle attività di cui al comma 9-bis” (ovvero, le attività di “navi in servizio di polizia”).

Il ministro della Difesa, invece di preoccuparsi di un’inesistente “invasione di campo” in questi giorni dovrebbe concentrarsi sugli aspetti militari della crisi libica, o adoperarsi per sbloccare i fondi per l’acquisizione di nuovi mezzi o portare finalmente in Parlamento il decreto per il rinnovo delle missioni oltremare scadute e prive di copertura finanziaria dal 31 dicembre 2018.

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Interventi quanto mai necessari certo più utili dello smantellamento morale e professionale delle Forze Armate e della messa al bando dei criteri di meritocrazia e militarità che ne sono alla base. Vedasi, ad esempio, la recente massiccia immissione nel ruolo marescialli di personale privo di adeguato titolo di studio (che ci riporta indietro di vent’anni) o la ventilata eliminazione del concorso per l’immissione nel ruolo sergenti o tante altre misure che minano i principi di meritocrazia nelle Forze Armate.

Ormai pare che i militari servano per distribuire posti di lavoro e gradi, aiutare sindaci in crisi di credibilità, fare la guardia al “bidone di benzina“ o all’impianto smaltimento dei rifiuti di turno. Non certo per supportare la politica estera e di sicurezza nazionale e, sicuramente, non per prepararsi a combattere!

 

Antonio Li GobbiVedi tutti gli articoli

Nato nel '54 a Milano da una famiglia di tradizioni militari, entra nel '69 alla "Nunziatella" a Napoli. Ufficiale del genio guastatori ha partecipato a missioni ONU in Siria e Israele e NATO in Bosnia, Kosovo e Afghanistan, in veste di sottocapo di Stato Maggiore Operativo di ISAF a Kabul. E' stato Capo Reparto Operazioni del Comando Operativo di Vertice Interforze (COI) e, in ambito NATO, Capo J3 (operazioni interforze) del Centro Operativo di SHAPE e Direttore delle Operazioni presso lo Stato Maggiore Internazionale della NATO a Bruxelles. Ha frequentato il Royal Military College of Science britannico e si è laureato con lode in Scienze Internazionali e Diplomatiche a Trieste.

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