La guerra segreta di Londra nello Yemen
Lo Special Boat Service, le Forze speciali della Royal Navy britannica combattono da tempo indeterminato nello Yemen al fianco delle truppe saudite e degli Emirati Arabi Uniti contro gli insorti sciti Houthi appoggiati dall’Iran.
Il ruolo diretto delle forze militari di Londra nel conflitto che dal 2015 vede gli anglo-americani appoggiare indirettamente (con informazioni d’intelligence, forniture militarie aerei da rifornimento in volo) la coalizione araba a guida saudita è emersa grazie alle rivelazioni del Daily Mail che ha riferito di 5 incursori della Marina feriti nei giorni scorsi durante degli scontri a fuoco con le milizie Houthi.
Il Daily Mail specifica che i cinque – non in pericolo di vita e già tornati in Gran Bretagna – sarebbero stati feriti alle gambe e alle braccia durante una battaglia a Sa’dah, nel nord dello Yemen, dove sarebbero basati una trentina di militari delle forze speciali di Sua Maestà. La notizia fa luce su una campagna militare tenuta “segreta” dal governo britannico e che coinvolgerebbe solo le forze speciali in operazioni “coperte”.
Il ruolo dello SBS, al pari dei colleghi dello Special Air Service del British Army, sono stati protagonisti di tutte le operazioni militari britanniche degli ultimi 70 anni e sarebbero attualmente impiegati “a basso profilo mediatico) in Siria, Libia e nello Yemen dove i loro compiti riguarderebbe almeno tre aspetti:
- appoggiare le truppe arabe e offrire consulenza alle forze speciali saudite ed emiratine
- Individuare bersagli strategici come le rampe di missili balistici e i consiglieri militari iraniani che affiancano gli insorti Houthi e guidarvi i raid aerei di precisione
- Individuare covi e comandanti di al-Qaeda presenti nello Yemen orientale
Alla presenza di queste truppe scelte in prima linea si aggiungono i tecnici britannici (militari e contractors) per gestire la manutenzione bellica dei cacciabombardieri Tornado e Typhoon, impiegati senza sosta nei raid aerei e che necessitano quindi di frequenti e complesse manutenzioni e riparazioni dei danni subiti a causa della contraerea Houthi.
Sempre il Daily Mail aveva rivelato che alcuni genieri della Royal Air Force (RAF) mandati in Arabia Saudita per riparare aerei sarebbero scampati alla morte dopo che un drone teleguidato dai ribelli filo-iraniani alcuni mesi fa è stato fatto esplodere sulla base militare saudita di King Khalid, distruggendo due aerei Tornado presenti sulla base per eseguire lavori di manutenzione.
Il ministero della Difesa britannico aveva riferito che nessun britannico è stato ferito in quell’ occasione, ma nei giorni scorsi l’ex ministro Andrew Mitchell ha chiesto al governo di fornire spiegazioni in Parlamento a proposito del ruolo del Regno Unito nello Yemen.
La guerra nello Yemen e il sostegno alla campagna militare araba guidata da Riad continua a essere una spina nel fianco per gli europei. Dopo mesi di feroce dibattito nei giorni scorsi è stato raggiunto un compromesso a Berlino sull’export delle armi all’Arabia Saudita.
Il divieto all’esportazione di sistemi di difesa sarà prolungato di 6 mesi e sono state fissate le condizioni per proseguire la partecipazione tedesca a programmi militari con i partner europei.
Nel corso della riunione interministeriale si è stabilito che non saranno firmati nuovi contratti con i sauditi fino al 30 settembre prossimo ma saranno portati avanti i progetti europei comuni a condizione “che i prodotti della difesa non vengano usati nella guerra in Yemen” (condizione difficile da verificare) e che “nessun sistema di difesa assemblato proveniente dai programmi comuni sia esportato all’Arabia Saudita o agli Emirati arabi Uniti”, ha detto il portavoce del governo Seibert.
Di questo il governo tedesco discuterà nei prossimi giorni con i partner europei alcuni dei quali, Gran Bretagna e Francia in testa, hanno già mostrato ostilità alle iniziative tedesche di stop all’export verso Riad.
I cacciabombardieri Typhoon che Londra cerca di vendere ai sauditi anche nell’ultima versione vengono prodotti dal consorzio italo-anglo-tedesco-spagnolo Eurofighter. Il “nein” di Berlino rischia quindi di compromettere l’intero affare.
Foto Uk MoD, PIInterest, Youtube e Press TV, Saudi Arabia Air Force
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Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.