IL 5G di Hauwei costa il posto al ministro della Difesa britannico
(aggiornato alle ore 18,30)
Il premier britannico Theresa May ha destituito ieri il ministro della Difesa, Gavin Williamson in seguito a la fuga di notizie da una riunione del National Security Council, in merito a Huawei: nei giorni scorsi, era infatti giunta alla stampa britannica l’intenzione del governo di aprire le porte, seppur parzialmente, al colosso cinese per la realizzazione delle infrastrutture 5G britanniche.
“Il primo ministro- ha spiegato ieri un portavoce di Downing Street – ha chiesto stasera a Gavin Williamson di lasciare il governo, avendo perso la fiducia nella sua capacità di svolgere il ruolo di ministro alla Difesa e come componente del suo governo”.
Williamson è accusato di essere la fonte dell’anticipazione ai media della decisione di Londra di consentire – malgrado le pressioni Usa -una partecipazione del colosso cinese Huawei per la fornitura di “componenti non cruciali” del sistema di telecomunicazione 5G.
Ministro della Difesa dal 2017, il 42enne Williamson aveva ricoperto in precedenza il ruolo di capogruppo (chief whip) Tory alla Camera dei Comuni. Considerato una figura emergente, era stato indicato da alcuni giornali anche come una potenziale candidato futuro alla leadership del Partito Conservatore al posto della stessa Theresa May.
Nel novembre 2017 affermò che i combattenti dell’Isis di nazionalità britannica avrebbero dovuto essere uccisi per non deve essere consentito loro di tornare in Patria.
Si tratta del secondo ministro della Difesa sostituto nel governo May dopo Michael Fallon, caduto in precedenza sull’onda di sospetti di molestie sessuali. Del resto il governo May ha visto saltare in meno di due anni una ventina di esponenti.
Secondo le ricostruzioni dei media Williamson con altri “falchi’ del governo aveva espresso contrarietà al coinvolgimento di Huawei nel progetto 5G nazionale ma dopo essere stato costretto ad accettare la linea della premier avrebbe fatto trapelare la cosa al Daily Telegraph con l’obiettivo di cercare di ostacolare la decisione finale anche puntando sulle dure reazioni di Washington che, in caso di presenza di Huawei nelle telecomunicazioni del Regno Unito, minaccia di ridurre il coinvolgimento dei servizi segreti britannici nella condivisione delle informazioni d’intelligence.
Theresa May ha quindi accusato Williamson di palese violazione della riservatezza imposta ai partecipanti della riunione ristretta del Consiglio di Sicurezza Nazionale in cui nei giorni scorsi s’ era discusso del Dossier Huawei. Interpellato dalla Bbc, l’ex ministro ha negato ogni addebito.
“Nego fortemente di essere coinvolto in questo caso”, ha scritto in una lettera al primo ministro, sottolineando la sua fiducia nei suoi colleghi nel ministero. May aveva offerto a Williamson la possibilità di dimettersi, mal’ ex ministro l’ha respinta perchè accettarla avrebbe implicato il riconoscimento di responsabilità sue e dello staff del ministero della Difesa che Willianmson respinge decisamente dicendosi vittima di una “vendetta” personale da parte del segretario generale del Consiglio di Sicurezza, Mark Sedwill, l’uomo a cui May ha affidato l’inchiesta sulla fuga di notizie.
Oggi, alla Camera dei Comuni, il vicepremier David Lidington ha risponsto a un’interrogazione urgente dell’opposizione laburista definendo il caso Williamson “chiuso” confermando che il primo ministro ritiene che Williamson abbia contravvenuto al codice di condotta interno all’esecutivo in materia di regole di riservatezza perdendo “la sua fiducia” pur non avendo rivelato segreti di Stato o commesso reati.
Williamson lascia l’incarico a Whitehall al primo ministro della Difesa di sesso femminile della storia britannica, Penelope Mary (Penny) Mordaunt. Paradossalmente, la Gran Bretagna del Brexit si adegua alla moda ormai dilagante in Europa di porre alla Difesa ministri donna.
Figlia di un paracadutista, Penny Mordaunt, 46 anni, era finora ministro per la Cooperazione Internazionale e anche lei, come Williamson, è considerata fra i più decisi sostenitori della Brexit all’ interno dell’attuale governo Tory.
E’ una riservista della Royal Navy e un’attivista per i diritti delle donne (manterrà infatti anche l’incarico di ministro per le Donne e l’Uguaglianza) e si è espressa a favore dell’aborto criticando la scelta del presidente americano Donald Trump di tagliare i finanziamenti ai centri di pianificazione familiare. Ha denunciato le difficoltà incontrate come donna nelle forze armate che nel 2014 esortò a essere più aperte.
Foto UK MoD e Reuters
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