Lo “scudo cyber” di Teheran
Ritenuta una delle potenze informatiche meglio organizzate (e più temute), l’Iran avrebbe testato un nuovo scudo di difesa cyber, deputato alla protezione di alcuni degli asset più importanti del Paese.
La prova, ha detto il ministro dell’Informazione e delle Comunicazioni di Teheran Mohammad-Javad Azari Jahromi, sarebbe andata a buon fine. Lo stesso esponente politico ha poi aggiunto che lo scopo del nuovo sistema di difesa sarebbe quello di proteggere “i sistemi industriali automatizzati del paese” e fermare “il sabotaggio industriale, mediante malware come Stuxnet, della rete elettrica iraniana”.
Il ricordo del worm che ha causato il rallentamento del programma nucleare iraniano tramite il danneggiamento delle sue centrali, sabotando le centrifughe nonché un impianto di arricchimento dell’uranio, è ancora vivo nella mente della classe dirigente iraniana.
Questo evento, verificatosi nel 2010, ha messo la sicurezza informatica in cima alla lista delle priorità di Teheran, in particolare a causa degli innumerevoli attacchi informatici subiti che, secondo quanto rivelato dal capo della difesa civile iraniana Gholamreza Jalali, ammonterebbero a circa 50mila l’anno.
Teheran è però, innanzitutto, un attore offensivo, che gli Stati Uniti hanno inserito nel cosiddetto ‘Asse del Cyber’ composto anche da Cina, Russia e Corea del Nord. Negli ultimi dieci anni Washington ha ripetutamente accusato l’Iran di aver compiuto diversi attacchi cyber contro gli Usa e i suoi alleati. Se ne contano diversi, da quelli contro le industrie petrolifere in Arabia Saudita, a quelli contro le banche americane.
Fonte: Cyber Affairs
Foto TEISS
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