Libia: al-Sarraj contrattacca ma vuol fare la pace senza Haftar

(aggiornato il 28 giugno alle ore 16.30)

La controffensiva delle milizie di Misurata scatenata domenica scorsa dalle forze fedeli al Governo di Accordo Nazionale (GNA) sembra dare buoni frutti. Le milizie che supportano il premier Fayez al-Sarraj (incentrate su una parte delle forze di Misurata) sino riuscite a riconquistare buona parte dell’aeroporto di Tripoli chiuso ormai da anni al traffico aereo e da quasi due mesi in mano all’Esercito Nazionale Libico (LNA) del generale Khalifa Haftar.

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Un successo che potrebbe trasformarsi in trionfo se venisse confermata anche la riconquista di Gharyan, principale base logistica dell’LNA per l’offensiva su Tripoli attaccata ieri dalle forze misuratine.

Le informazioni disponibili sono tuttavia contrastanti: secondo un messaggio pubblicato sulla pagina Facebook dell’Operazione “Vulcano di rabbia”, la controffensiva del GNA, le forze che appoggiano il premier Fayez al-Sarraj avrebbero preso il controllo del centro di Gharyan catturando ingenti quantitativi di armi e munizioni inclusi missili anticarro statunitensi Javelin forniti all’LNA dagli Emirati Arabi Uniti (nella foto sotto).

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“Gharyan è sotto il nostro controllo totale”, ha detto Mustafa al-Mejii, portavoce delle forze del GNA: decine di combattenti Haftar sono stati uccisi e almeno 18 sono stati catturati”.

Secca la smentita del generale Ahmed El Mismari, portavoce dell’LNA rilasciata il 26 giugno. “Ci sono scontri in corso a Gharyan – ha detto nel corso di una conferenza stampa – e le forze dell’Esercito libico controllano la situazione nella regione.

Oggi ci sono stati tentativi di indebolire la stabilità nella regione del Monte Gharyan. La lotta è iniziata su Facebook prima di iniziare sul terreno”.

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Nel supporto alla controffensiva del GNA avrebbero svolto un ruolo di rilievo i droni turchi  (nella foto a lato) Kale-Baykar Bayraktar (realizzati dalla joint venture tra Kale Group e Baykar Technologies) nella versione armata TB2 dotata di 2 missili anticarro Roketsan Umtas forniti da Ankara e basati all’aeroporto di Mitiga con consiglieri militari turchi.

Questi velivoli, uniti a una decina di giovani piloti misuratini che secondo alcune fonti vicine alle milizie della “Sparta” libica” sarebbero tornati dalla Russia dopo un periodo di addestramento, avrebbero consentito di colpire pesantemente le forze di Haftar distruggendo artiglieria, mezzi terrestri, almeno un aereo da attacco Sukhoi Su-22 e 4 batterie da difesa aerea Pantsir S-1 con missili SA-22 (nella foto sotto) di costruzione russa ma forniti all’LNA dagli Emirati Arabi Uniti.

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Il capo della Prima brigata di fanteria di Misurata assegnata alle forze del GNA, Mustafa al Mashi, sostiene di aver visto “militari francesi” fuggire da Gharyan quando i suoi uomini sono entrati nella città a 40 chilometri a sud di Tripol.

Intervistato dall’emittente televisiva libica “Libya al Hurra”, al Mashi ha affermato di “aver notato sei auto con a bordo militari francesi che si trovavano nel comando delle operazioni di Haftar a Gharyan. Noi abbiamo combattuto fino a giovedì mattina, quando tutti gli uomini di Haftar si sono ritirati da Gharian spostandosi a 10 chilometri dalla città verso sud”.

Informazioni certo difficili da verificare, come quelle discordanti che vorrebbero le forze dell’LNA  al contrattacco per riprendere Ghaeryan o, al contrario, messe in fuga dal progredire delle forze della Prima Brigata misuratina conquistando anche Mazda e Alshgega.65363512_2312312472378235_3517499364119412736_n

Nonostante la situazione sul campo resti fluida pare evidente il sostanziale fallimento dell’offensiva su Tripoli scatenata quasi tre mesi or sono da Haftar ma al tempo stesso suscita perplessità la proposta negoziale lanciata il 16 giugno dal premier riconosciuto dall’Onu Fayez al-Sarraj che ha proposto una conferenza nazionale da tenersi sotto l’egida dell’Onu per mettere fine alla battaglia per Tripoli iniziata il 4 aprile scorso con l’offensiva finora infruttuosa del generale Khalifa Haftar.

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Al-Sarraj ha spiegato che la conferenza dovrà tracciare una “road map” per arrivare a elezioni parlamentari e presidenziali entro l’anno. Un “forum libico” aperto a “tutti i partiti e membri libici di ogni area che chiedono una soluzione pacifica e democratica”, ha detto.

“Partendo dalla mia responsabilità nazionale e nonostante la brutale offensiva che continueremo a respingere, presento una iniziativa politica per uscire dalla crisi, che comprende elezioni sia presidenziali sia legislative prima della fine del 2019”, ha detto al- Sarraj senza citare Haftar che però non è stato invitato al tavolo dei negoziati in quanto aggressore.

FILE - In this March 18, 2015 file photo, Gen. Khalifa Hifter, then Libyas top army chief, speaks during an interview with the Associated Press in al-Marj, Libya. From east and west, the forces of Libyas rival powers are each moving on the city of Sirte, vowing to free it from the hold of the Islamic State group. Hitter, backed by Egypt and the United Arab Emirates, he is considered a hero in the east. But he is widely despised in western Libya, where his opponents depict him as a would-be dictator along the lines of Gahdafi. (ANSA/AP Photo/Mohammed El-Sheikhy, File) [CopyrightNotice: Copyright 2016 The Associated Press. All rights reserved. This material may not be published, broadcast, rewritten or redistribu]

Il primo a commentare l’annuncio, approvato dalla missione Onu in Libia (di cui ricalca ampiamente il programma), è stato il ministro degli Esteri italiano, Enzo Moavero Milanesi, che in un tweet ha confermato il “convinto sostegno italiano all’ azione conciliatrice in Libia dell’Inviato Onu Ghassan Salameh, dichiaratosi anche lui entusiasta dall’iniziativa che invece pare già condannata non al fallimento ma bensì all’irrilevanza.

Sospendere un conflitto significa però trovare intese tra le due parti in campo e non è pensabile che al-Sarraj voglia decidere il futuro della Libia senza tenere conto di un avversario che non solo sta attaccando da quasi tre mesi Tripoli ma che controlla ormai l’80 per cento del territorio nazionale.

Libya's UN-backed Prime Minister-designate, Fayez al-Sarraj, flanked by members of the presidential council, speaks during a press conference on March 30, 2016 in the capital Tripoli. Fayez al-Sarraj arrived in Tripoli following months of mounting international pressure for the country's warring sides to allow him to start work. / AFP PHOTO / STRINGER

Nei giorni scorsi Salameh si è recato in Cirenaica, ad al-Rajma nei pressi di Bengasi, dove ha incontrato il generale Haftar che diffida di lui considerandolo troppo allineato con il GNA. Non a caso il 20 giugno il generale ha dichiarato che “le nostre operazioni militari non si fermeranno” fino a che non verrà preso il controllo di Tripoli ribadendo il suo no a negoziati con Fayez al Sarraj.

Haftar non considera il premier di Tripoli una controparte in grado di rappresentare uno schieramento con cui negoziare. “Non penso che abbia nulla da dire. E’ un uomo scosso, le decisioni non sono nelle sue mani. La proposta “non appartiene ad al-Sarraj ma è meramente un’eco dei ripetitivi discorsi di Ghassan Salamé” ha detto in una intervista.

epa04486669 Libyan Army soldiers parade during a graduation ceremony of the first batch of the Tripoli air base security and protection batallion of the Presidency of the General Staff of the Libyan army, in Tripoli, Libya, 12 November 2014. EPA/STR

L’ ultimo bilancio dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) riferiva al 20 giugno di 691 morti dall’ inizio dei combattimenti per Tripoli inclusi 41 civili, mentre i feriti sarebbero oltre 4.000 e gli sfollati dai sobborghi di Tripoli circa 94 mila.

Nessuno spazio per una trattativa quindi, mentre anche sul campo di battaglia non vi sono sviluppi strategici decisivi: Haftar non sfonda e pare venga respinto dai dintorni di Tripoli ma le forze del GNA non sembrano in grado di sconfiggerlo definitivamente e di prendere il controllo dell’intera Libia.

AFP Tripoli augusto 18

In questo contesto l’unica possibilità di sbloccare la situazione appare riposta nel superamento degli attuali leader, a Tripoli come a Tobruk. Al-Sarraj non è mai stato così poco rappresentativo: non ha una sua milizia, è inviso a gran parte delle forze che sostengono il suo governo e deve la difesa di Tripoli unicamente alle milizie di Misurata, città-stato che ora pretende di avere un maggior peso nel GNA.

Al tempo stesso Haftar, anziano e malato, sta sparando le sue ultime cartucce per conseguire un successo improbabile: non ha la forza per prendere Tripoli né per sbaragliare le milizie di Misurata che la difendono e la sconfitta che sembra subire in queste ore alle porte di Tripoli potrebbe sancirne il definitivo tramonto nella scena politica libica.

Per questo occorre al più presto individuare su entrambi i fronti libici nuove figure di riferimento per l’Italia e la comunità internazionale.

@GianandreaGaian

Foto AFP, EPA, Kale-Baykar, Libya Observer e Twitter

 

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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