Il blitz-pirata dei Royal Marines a Gibilterra

La notte del 4 luglio 30 militari britannici del 42° Commando dei Royal Marines hanno assaltato la petroliera iraniana Grace 1 mentre attraversava lo Stretto di Gibilterra, a 4 chilometri dalla colonia britannica. La nave, secondo il capo del governo del territorio d’oltremare britannico, Fabian Picardo, stava trasportando greggio alla raffineria di Banyas in Siria, violando le sanzioni poste dall’Unione europea al governo siriano di Bashar Assad.

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Lo stesso 5 luglio il procuratore generale della Corte Suprema di Gibilterra ha confermato il sequestro per 14 giorni della petroliera iraniana.

Per i Royal Marines si è trattato di un’operazione di routine: da quanto si appreso sono stati mobilitati una trentina di uomini in parte impiegato a bordo di imbarcazioni per il boarding della nave e in parte calatisi da un elicottero sulla petroliera iraniana bloccando i 27 membri dell’equipaggio a bordo. L’operazione si è sviluppata dopo che l’intelligence aveva raccolto informazioni circa la destinazione della nave e del suo carico di greggio e l’eventuale presenza di pasdaran o comunque personale armato a bordo.

Dure le reazioni di Teheran. “La Gran Bretagna dovrebbe essere spaventata dalla risposta dell’Iran” ha detto Mohammadali Mousavi Jazayeri, membro dell’Assemblea iraniana di esperti, il potente organismo di religiosi che sceglie le candidature e nomina la Guida suprema.

Un generale dei pasdaran, Mohsen Rezai, ha ammonito che se la Gran Bretagna non rilascerà la petroliera iraniana sarà dovere delle autorità iraniane impossessarsi di una petroliera britannica.

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Ma se dal punto di vista militare l’operazione è stata semplice e veloce, il quadro si complica se si valuta l’aspetto strategico-politico: All’Iran viene imputato di portare petrolio alla Siria e sulle sanzioni Ue a Damasco si potrebbe fare anche un po’ di ironia. Siriani governativi e iraniani hanno combattuto contro l’Isis come e di più di britannici e occidentali e oggi quello di Bashar Assad è l’unico governo siriano riconosciuto dall’Onu.

Ha un senso parlare di sanzioni che colpiscono un’economia già allo stremo e uno Stato che ha la necessità di ricostruire le sue città distrutte per riportare a casa milioni di sfollati?

Certo non va dimenticata l’ambiguità dell’Occidente e dell’Europa in quella guerra, mobilitati contro lo stato Islamico ma anche al fianco di qaedisti, salafiti e Fratelli Musulmani per far cadere Assad.

A proposito di ambiguità, c’è da chiedersi se il blitz di Gibilterra volesse impedire le forniture petrolifere a Damasco o invece l’export petrolifero iraniano, colpito però dalle sanzioni degli USA, non della Ue.

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Non sembra casuale che, proprio nel momento in cui l’Europa cerca di salvare l’accordo sul nucleare iraniano per evitare che Teheran riprenda l’arricchimento dell’uranio su vasta scala, il blitz dei Royal Marines rischi di decretare la crisi profonda anche nei rapporti Ue-Iran accentuando l’escalation della crisi.

Per la gioia degli Stati Uniti, che hanno affondato l’intesa raggiunta sul programma nucleare di Teheran senza riuscire a dimostrarne una sola violazione da parte della repubblica islamica.

Ma soprattutto la nave iraniana attraversava uno degli stretti più trafficati al mondo in cui i trattati internazionali garantiscono la libera navigazione a tutti.

Fermarla e sequestrarla in quell’area, per supposta violazione di sanzioni economiche europee e senza che trasportasse armamenti illegali o materiali utili a produrre armi di distruzione di massa ma solo petrolio, è piuttosto singolare.

L’incursione dei Royal Marines sembra quindi un atto di pirateria, una provocazione tesa a conseguire risultati politici e strategici, non militari. Un atto pericoloso poiché un conto era fermare la Grace 1 in sosta in un porto europeo e un conto abbordarla in navigazione.

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Un aspetto preoccupante perchè mette in pericolo il principio della libertà di navigazione che paradossalmente la Gran Bretagna usa per legittimare la presenza di unità della Royal Navy nello stretto di Hormuz e nel Mar Cinese Meridionale presso gli arcipelaghi contesi.

Da questa vicenda esce ancora una volta decisamente umiliata l’Unione europea. Non sembrano esserci notizie circa una iniziativa di Bruxelles dietro la decisione di abbordare la Grace 1. Nessuno ai vertici dell’Unione sembra abbia assunto la decisione di ordinare lo stop alla petroliera né sapesse nulla del piano britannico.

Il ministro degli Esteri spagnolo Josep Borrell, prossimo Alto rappresentante della Ue per la politica estera (il successore di Federica Mogherini) ha dichiarato subito dopo il blitz che “stiamo studiando le circostanze dell’accaduto” per poi precisare che “naturalmente eravamo a conoscenza dell’operazione ma stiamo valutando come questa influisca sulla nostra sovranità”.

Di fatto pare che i britannici abbiano pianificato e condotto l’azione da soli e l’autorità politica che si è assunta la responsabilità di punire i supposti violatori dell’embargo Ue alla Siria sia il capo del governo della colonia britannica di Gibilterra, Fabian Picardo.

@GianandreaGaian

 

 

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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