Brigata Folgore: la formazione passa attraverso il CTCA

Negli ultimi anni la percentuale di reclute destinata al CAPAR, il Centro Addestramento Paracadutismo della Brigata Folgore, è andata costantemente riducendosi, come ulteriore conseguenza della generale crisi di vocazioni che interessa l’Esercito.

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Sempre meno VFP1 chiedono infatti ai RAV (Reggimenti Addestramento Reclute), di essere impiegati nelle aviotruppe. Tale contrazione rischia, se protratta nel tempo, di impedire una corretta alimentazione delle unità in termini numerici, e di ostacolare una adeguata selezione qualitativa del personale, sotto gli aspetti fisici e motivazionali.

Alcune ragioni del fenomeno sono di ordine generale e riguardano l’evoluzione della società nel suo complesso e l’affermazione di nuovi modelli comportamentali. Crisi identitaria e di valori, ricerca edonistica di un obiettivo utilitaristico immediato, un modello educativo che rende difficile il confronto con l’autorità, la diffusa difficoltà ad accettare uno stile di vita disciplinato e rigoroso, la ricerca del massimo confort. A questo si aggiunge una crescente fragilità emotiva e caratteriale.

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Sono aspetti che impregnano in maniera sempre più invasiva le società occidentali, ed il nostro Paese non fa eccezione, come ricordato dallo stesso Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, generale Salvatore Farina (nella foto a lato), in una recente audizione parlamentare.

Nello specifico caso dei Paracadutisti si aggiungono anche altre ragioni, quali le problematiche occupazionali legate alla ricerca di un impiego lavorativo stabile, ricerca che risulta fortemente influenzata dagli aspetti normativi che regolano il transito del personale ad altre amministrazioni alla fine della ferma, o che determinano la permanenza nell’Esercito tramite successivi concorsi (VFP4 e quindi VSP).

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Nella maggior parte dei casi il VFP1 è una sorta di “precario in uniforme” alla ricerca di una occupazione stabile, comprensibilmente attento ai fattori che la possano ostacolare.

Paradossalmente oggi una formazione paracadutista, per definizione più lunga ed impegnativa, rischia di penalizzare il volontario e di ostacolare il felice raggiungimento degli obiettivi concorsuali. Altri impieghi, meno onerosi, richiedono un impegno inferiore, presentano un minor rischio di incidenti e possono permettere con più facilità un utilizzo del militare nell’operazione Strade Sicure, un impiego che fornisce un punteggio preferenziale nella partecipazione ai successivi concorsi.

Questa situazione, che interessa tutto l’Esercito ma colpisce in primo luogo un reparto di élite come i Paracadutisti, sfugge totalmente alle responsabilità ed alle possibilità di intervento della forza armata.

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E’ evidente come sia fortemente auspicabile che l’intera materia venga profondamente rivista, attribuendo in sede concorsuale adeguato peso e valenza anche ad impegni addestrativi prolungati e selettivi e che possa essere ripristinato l’istituto della “riserva assoluta” per un transito meno aleatorio nelle Forze di Polizia al termine della ferma.

Si tratta però, lo ripetiamo, di provvedimenti di natura generale attinenti la sfera politica e che esulano dalle competenze della Forza Armata.

Nel frattempo però è dovere dei vertici dell’esercito ricercare, verificare e porre in essere tutte le misure necessarie a fronteggiare nel migliore dei modi la situazione contingente, garantendo comunque al Paese il miglior “prodotto” possibile.

Di questo imperativo si è fatta carico in modo esemplare la Brigata Paracadutisti Folgore che, con lo spirito e la fattiva determinazione che la contraddistinguono, ha ricercato, con grande lucidità e metodologia scientifica di analisi, di fronteggiare la situazione adempiendo come sempre al proprio compito di fornire al Paese soldati di élite preparati e motivati.

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Dall’inizio del corrente anno il comando della brigata, sotto la direzione del generale Rodolfo Sganga (nella foto a sinistra), ha sottoposto ad accurata verifica ogni aspetto dell’iter selettivo ed addestrativo in vigore, con l’intento verificarne la perdurante validità e di ricercare le soluzioni metodologiche, organizzative, procedurali e tecniche in grado di incrementare il numero del personale qualificato, senza diminuire in alcun modo i livelli qualitativi e fisici richiesti.

In linea generale si doveva passare da una formazione di tipo prevalentemente selettivo, ereditata quasi immutata dal periodo della leva ed intesa ad individuare precocemente gli elementi idonei tra un alto numero di aspiranti, ad un processo costruttivo graduale che permettesse, attraverso moderne metodologie di allenamento continuo, costante e progressivo attagliate quasi al singolo individuo, di sviluppare le capacità fisiche della grande maggioranza dei volontari, risorsa preziosa da preservare ed impiegare al meglio delle potenzialità.

Le innovative linee guida così definite hanno portato quindi alla costituzione nell’ambito del CAPAR ed in particolare del suo Battaglione Addestrativo, di un gruppo di lavoro interdisciplinare incaricato di rivedere l’intero iter formativo-addestrativo, partendo dalle caratteristiche fisiche richieste al paracadutista in relazione al suo impiego ed alle missioni assegnate alla Folgore.

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Posto sotto la guida del comandante di battaglione, il gruppo includeva i comandanti di compagnia e di plotone del reparto, gli istruttori, il comandante del Nucleo MCM (Metodo di Combattimento Militare) ed un ufficiale della riserva selezionata laureato in scienze motorie, competenza riconosciuta nel campo della preparazione fisica professionale.

Il loro lavoro ha riguardato essenzialmente due aspetti innovativi: da un lato la revisione delle prove selettive e l’identificazione di un percorso di condizionamento fisico progressivo del paracadutista, dall’altro la trasformazione del corso KS di specialità in CTCA – Corso Tecniche di Combattimento per Aviotruppe, secondo criteri di costruzione anziché di selezione e con l’introduzione dei debiti formativi e dei moduli di recupero.

 

Condizionamento fisico del paracadutista

Il gruppo di lavoro ha posto alla base della revisione del processo di condizionamento dell’allievo l’esatta identificazione delle capacità fisiche che deve possedere il paracadutista e l’individuazione delle modalità più opportune e scientifiche per identificarle, valutarle e costruirle.

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Le attuali prove fisiche di ammissione alla specialità, che gli aspiranti affrontano una prima volta ancora ai RAV dopo la loro adesione alle proposte dei reclutatori della Folgore, comprendono 5 trazioni alla sbarra, 5 piegamenti alle parallele, 10 saltelli a corpo proteso dietro, 10 flessioni addominali, salto in alto di 120 cm e la corsa piana di 1500 metri nel tempo massimo di 6 minuti e 30 secondi.

A queste se ne aggiungono altre da affrontare successivamente per l’ammissione ai lanci per la verifica dell’agilità e del coordinamento motorio: salita alla fune di 4 metri, superamento del muro di 2,4 metri, staccata in lungo del plinto, salto nel telo tondo da un’altezza di 5 metri e corsa piana di 5.000 metri da percorrere nel tempo massimo di 25 minuti.

Valutate attentamente sotto un profilo metodologico e delle scienze motorie, non tutte tali prove sono risultate funzionali a misurare in maniera corretta le capacità fisiche richieste al combattente-paracadutista.

I test di salto in alto, flessioni addominali e saltelli a corpo proteso, ad esempio, sono sostanzialmente superati da tutti gli aspiranti e non risultano pertanto adeguatamente selettivi.

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Altre verifiche, come lo scavalcamento del muro, la salita alla fune o la staccata del plinto, non costituiscono di per sé indicatori specifici di agilità e coordinamento e possono quindi essere affrontate nel corso dell’addestramento, senza attribuire loro particolare carattere selettivo.

Inoltre nei test tradizionali non sono presenti elementi specifici di verifica della forza degli arti inferiori, una caratteristica che risulta essere invece fondamentale per la prevenzione degli infortuni in sede di atterraggio con il paracadute, la fase statisticamente più delicata del lancio.

L’analisi condotta dal Battaglione Addestrativo ha evidenziato che il paracadutista, per operare al meglio, deve possedere la giusta combinazione di forza, resistenza e velocità.

Elevate prestazioni in condizioni aerobiche determinano la resistenza generale dell’individuo, posta alla base della sua persistenza operativa protratta nel tempo. Tale caratteristica fondamentale può essere alternata a fasi in cui sono richieste potenza e capacità anaerobica lattacida, ossia da momenti in cui siano necessarie prestazioni massime per brevi periodi, come può accadere durante gli sbalzi o gli assalti. Infine elevate doti di forza si possono rendere necessarie per superare, anche indossando l’equipaggiamento completo, varie tipologie di ostacoli che si possono trovare sul terreno.

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Tali caratteristiche combinate vanno, come dicevamo, opportunamente costruite nel tempo con moderne metodologie di allenamento e con un processo costante e progressivo. Tale percorso di condizionamento inizia già ai RAV, dove le reclute interessate possono seguire, nei momenti liberi dal servizio, uno specifico percorso di allenamento individuale in attesa dell’assegnazione al CAPAR, e prosegue, intensificato, per i successivi 4 mesi di durata dell’addestramento di base del paracadutista (modulo KS di specialità e KSP del corso di paracadutismo con fune di vincolo).

La verifica del raggiungimento dei livelli di preparazione previsti al termine di tale processo richiede nuove prove fisiche, funzionali ed innovative, che integrino ed in parte sostituiscano quelle tradizionali. Introdotte progressivamente al CAPAR negli ultimi 3 corsi KS, queste presentano parametri minimi uguali per tutti gli allievi di entrambi i sessi.

Le 5 trazioni alla sbarra ed i 5 piegamenti alle parallele sono stati mantenuti, così come i saltelli col corpo proteso dietro (“flessioni con lo schiaffo”), considerati una prova tradizionale dei paracadutisti, ma che diviene non valutativa.

Le flessioni addominali di verifica della forza a livello generale vengono invece sostituite da un minimo di 5 “leg tuck”, un esercizio molto più impegnativo e completo effettuato da una posizione sospesa.

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Per la valutazione dei livelli di forza degli arti inferiori è previsto ora che il candidato sollevi l’equivalente del proprio peso per dieci volte, avvalendosi di un bilanciere innovativo denominato Quadra Bar che permette uno sforzo più equilibrato.

La verifica delle doti di potenza lattacida prevede il completamento del cosiddetto “circuito del parà” nel tempo massimo di 90 secondi.

L’allievo, in tuta da combattimento, deve affrontare in rapida successione vari esercizi che simulano differenti fasi o eventi del combattimento: trascinare un ferito, percorre velocemente un tratto di terreno col passo del leopardo, ritornare di corsa trasportando due cassette di munizioni per l’arma di squadra, muoversi nuovamente in quadrupedia a simulare la ricerca di un riparo ed effettuare una “corsa sotto il fuoco” zigzagando alla massima velocità.

Bloccato a questo punto il cronometro, l’esercizio si conclude con il lancio della bomba a mano inerte alla massima distanza possibile.

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Per la valutazione del livello di resistenza generale aerobica è stata infine mantenuta la corsa piana di 5.000 metri in tenuta ginnica, da completarsi nel tempo massimo di 25 minuti.

Le nuove prove fisiche così costruite risultano impegnative, ma realizzabili e sostenibili. Sono affrontate dagli allievi all’inizio del corso KS (ora CTCA) con carattere non valutativo, allo scopo di accertare il loro livello fisico di partenza.

Saranno poi ripetute in una seconda sessione al termine del corso per evidenziare i progressi raggiunti, e risulteranno in quella fase valutative per l’ammissione al KSP (corso paracadutismo con fune di vincolo).

Le prove di selezione iniziale che gli aspiranti affrontano ai RAV al momento dell’adesione alla specialità paracadutisti rimangono invece al momento ancora quelle tradizionali, anche per la carenza di attrezzature specifiche presenti invece al CAPAR.

 

Verso un nuovo ks

Il nuovo concetto formativo focalizzato sulla costruzione progressiva delle capacità fisiche e tecnico-tattiche degli allievi a scapito dei criteri tradizionali di selezione ha richiesto una profonda rivisitazione anche dell’iter addestrativo di base del paracadutista svolto presso il CAPAR, con modifiche che tenessero conto delle nuove esigenze e di contenuti innovativi.

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Era necessario infatti innanzi tutto prevedere all’interno del corso KS frequentato da tutti i futuri paracadutisti un elevato numero di periodi addestrativi da dedicare ad un allenamento fisico continuo e costante, per potenziare il loro livello di efficienza fisica, incrementare progressivamente le operative, prevenire gli infortuni e permettere agli allievi di raggiungere gradualmente i parametri fissati per l’ammissione al corso KSP di paracadutismo.

Tali unità di allenamento, 62 nell’arco di 10 settimane, dovevano essere distribuite durante tutto il corso in maniera ottimale, in modo da non interferire con le attività tecniche e tattiche sul campo.

Si è poi deciso di inserire durante l’intera durata dell’iter anche un totale di 50 periodi di studio individuale guidato, allo scopo di facilitare la preparazione degli allievi alla partecipazione di vari concorsi. Tale innovazione viene considerata un importante fattore motivazionale finalizzato a mitigare il numero di rinunce alla specialità, e si è resa necessaria per non porre gli aspiranti paracadutisti in condizioni di svantaggio rispetto ad altri colleghi nell’affrontare i successivi percorsi concorsuali.

Per migliorare l’apprendimento da parte dei corsisti, ogni singola materia tecnica o tattica affrontata nell’iter doveva inoltre essere affidata ad istruttori dedicati, particolarmente competenti e versati per quello specifico argomento.

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Tratti dalle unità operative della brigata per il solo breve periodo di durata del modulo di loro competenza, avrebbero agito sotto le direttive di un ufficiale coordinatore, anch’egli esterno alla struttura del CAPAR. Le, 3 Compagnie Corsi avrebbero mantenuto pertanto solo funzioni di inquadramento, per assicurare il necessario supporto amministrativo, matricolare e logistico.

L’approccio complessivo adottato ha portato quindi all’individuazione dei compiti essenziali che il singolo paracadutista dovrà essere in grado di affrontare al termine del rinnovato corso KS, ossia saper condurre con equipaggiamento completo un’attività tattica terrestre continuativa, inquadrata in un contesto tipico delle aviotruppe.

Il nuovo iter è pertanto imperniato sulla preparazione individuale del paracadutista, rimandando ad una fase successiva, da svolgersi ai reparti di impiego, la formazione specialistica e sull’impiego delle minori unità. Rispetto al precedente KS non è più prevista infatti l’effettuazione dell’assalto a fuoco di squadra.

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Per meglio raggiungere gli obiettivi prefissati il corso è stato strutturato in maniera modulare, con verifiche di apprendimento inserite al termine di ogni modulo.

Tali verifiche però non hanno carattere di sbarramento, ma prevedono comunque la prosecuzione dell’iter da parte dell’allievo anche in caso di esito insufficiente in una o due prove, adottando il concetto del “debito formativo”, ossia con la previsione di colmare le lacune eventualmente emerse in un secondo momento, durante un periodo addizionale di recupero.

Dopo tre corsi KS in cui le nuove metodologie ed i contenuti innovativi sono stati inseriti gradualmente ed a titolo sperimentale, il 60° corso KS, iniziato a luglio di quest’anno, è divenuto il primo nuovo Corso Tecniche di Combattimento per Aviotruppe – CTCA completamente ristrutturato, con una durata complessiva di 12 settimane, di cui 10 di istruzione effettiva e due eventualmente dedicate a periodi di recupero dei deficit emersi.

 

Il CTCA

Gli aspiranti paracadutisti raggiungono il CAPAR provenienti dai RAV dopo le 11 settimane di formazione di base. Sono nella loro dodicesima settimana di servizio, che diviene una sorta di “settimana zero” dedicata al trasferimento ed alle necessarie procedure di inquadramento ed alloggiamento.

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Inizia quindi il CTCA che comprende un modulo di preparazione, uno di topografia, 4 moduli tecnici su trasmissioni, armi, ardimento e tecniche di combattimento, il modulo aviotruppe e quello valutativo. A questi si aggiunge come evidenziato in precedenza l’eventuale modulo di recupero.

Il corso è destinato a tutto il personale assegnato alla Folgore, indipendentemente dal grado o dalla funzione. Anche gli Ufficiali ed i Sottufficiali del ruolo Marescialli dovranno pertanto affrontare e superare il medesimo iter destinato ai VFP1, così come i VFP4, i VSP ed i Sergenti che, dopo un iniziale servizio presso altre specialità, decidessero di transitare nelle aviotruppe.

Ma esaminiamo nel dettaglio la struttura del corso.

– Il Modulo di Preparazione di 2 settimane (10 giornate addestrative) è finalizzato a creare tutte le condizioni necessarie per il corretto inizio del corso.

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Comprende le verifiche di idoneità sanitaria per l’effettuazione di attività aviolancistica, l’adempimento degli obblighi di legge sulla normativa in materia di salute e sicurezza e relativo corso lavoratori e le normali prove di efficienza operativa previste dalla Forza Armata e comprensive di una marcia zavorrata non valutativa di 10 km con zaino di 10 chili.

Gli allievi affrontano quindi per la prima volta le nuove prove fisiche specifiche dei paracadutisti illustrate in precedenza, ma ancora con carattere non valutativo, seguite dalla prova di salto decisionale dalla torre per lanci multipli, da sempre uno discriminante per i futuri paracadutisti.

Altri argomenti trattati includono poi tecniche di maneggio armi e di adattamento delle stesse al tiratore, impiego dell’equipaggiamento in dotazione (elmetto, uniforme, gibernaggio e zaino), autosoccorso e primo soccorso di base, elementi di igiene personale sul campo norme basilari di difesa NBC.

Sono presenti poi, come in tutti i moduli successivi, periodi di condizionamento fisico, studio individuale guidato e di “spirito del paracadutista”, lezioni ed incontri sulla storia e le tradizioni della specialità destinate a cimentare lo spirito di corpo ed il senso di appartenenza.

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  • Il Modulo di Topografia che dura 3 settimane ha lo scopo di fornire le conoscenze di base della topografia e la capacità di saper navigare con l’ausilio di carta e bussola.Preceduto da una marcia iniziale di 10 km con zaino di 25 kg ed equipaggiamento completo, ha carattere formativo con una sequenza di lezioni teoriche, pratiche ed esterne di orienteering che realizzano una progressione graduale di conoscenze, carichi ed attività pratiche esterne. Queste ultime vengono affrontate col criterio della regressione organica, cioè con un sempre maggior coinvolgimento del singolo. Si susseguono pertanto prove di navigazione terrestre di squadra diurna e notturna, quindi di quartina e infine di coppia o individuali, queste ultime, sempre diurna e poi notturna, di valutazione finale. Si tratta di un modulo impegnativo, pertanto durante il suo svolgimento le interferenze sono ridotte al minimo, per permettere al corsista, un “civile in uniforme” con mimetica, gibernaggio, zaino ed elmetto, di focalizzare il proprio impegno sulla sola pratica della topografia.

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  • – I Moduli Tecnici, Radio, Armi, Ardimento e Tecniche di Combattimento, durano complessivamente 3 settimane, sono sovrapponibili temporalmente, hanno carattere formativo e sono finalizzati a fornire al corsista le capacità operative individuali di base del combattente.  Quello radio prevede lezioni di familiarizzazione con gli apparati Sincgars, HF ed intra-team in dotazione e di acquisizione delle procedure standard delle comunicazioni, nazionali e Nato. Il Modulo Armi comprende lezioni sulle tecniche di maneggio delle armi individuali e di squadra e sessioni in poligono con il fucile d’assalto, con tiri di valutazione su 20 colpi alla distanza di 100 metri. L’Ardimento è finalizzato all’acquisizione delle capacità di muovere sul campo di battaglia tramite prove di palestra di ardimento per una prima presa di confidenza con l’altezza (discesa in corda doppia, salita parete verticale, ponte tibetano), percorsi di ardimento esterni di movimento tattico e nozioni di base di nuoto operativo per impiego in ambienti particolari e guado di corsi d’acqua. Il Modulo di Tecniche di Combattimento, infine, prevede l’approfondimento della capacità di muovere e stazionare sul campo di battaglia (mascheramento, formazioni e tecniche di movimento e di pattuglia, attraversamento punti pericolosi, soste e stazionamento) e l’acquisizione delle tecniche, tattiche e procedure del combattimento difensivo e per la costruzione di un appostamento.Nel Modulo di Tecniche di Combattimento sono inoltre inseriti 12 periodi addestrativi di MCM, il Metodo di Combattimento Militare, per acquisire i criteri di base del combattimento corpo a corpo (Drill 1), primo tassello di un percorso che proseguirà successivamente ai reparti.

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  • – Il Modulo Aviotruppe, di 1 settimana fornisce al corsista le capacità operative di base peculiari della specialità paracadutisti. Sono trattate le modalità della pianificazione speditiva ai minori livelli e le tecniche e procedure di riordinamento a seguito di inserzione con aviolancio, in questa fase ovviamente simulato.  Vengono inoltre approfondite e migliorate le capacità di movimento tattico, anche con una marcia zavorrata finale con equipaggiamento completo di 10 km con zaino di 25 chili.
  • – Il Modulo Valutativo, anch’esso di 1 settimana, è finalizzato a verificare il raggiungimento da parte dei singoli corsisti dei livelli minimi di capacità operative acquisite nei moduli precedenti. Consiste essenzialmente in una esercitazione finale che si sviluppa su stazioni successive, in cui gli allievi affrontano test teorici e pratici sulla pianificazione speditiva, il riordinamento a seguito di aviolancio, il movimento tattico, la topografia, armi, radio e tecniche di stazionamento.

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Il corsista che non ha maturato debiti formativi ed ottiene un punteggio complessivo superiore a 18/30 termina il CTCA.

Chi ha conseguito invece un punteggio inferiore a 15/30 dovrà effettuare 2 settimane supplementari di recupero nell’ambito dell’apposito Modulo di Recupero, dove affronterà test teorici (prove scritte) e pratici, con esercizi di vario tipo in base alle carenze emerse, potendo recuperare fino a due moduli risultati insufficienti.

Con un punteggio compreso tra 15/30 e 18/30 verrà invece effettuata una sola settimana di recupero, con un test teorico finale consistente in una prova scritta. Se però l’allievo valutato non raggiungerà ancora la sufficienza, continuerà la fase di recupero per una seconda settimana, analogamente ai frequentatori risultati insufficienti con punteggio inferiore a 15/30. Esistono varie combinazioni di moduli da poter recuperare, sulla base della loro lunghezza e dell’impegno richiesto per il loro superamento. Il più complesso risulta essere quello di topografia.

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In caso di insufficienze gravi e non sanate al corsista potrà essere proposta la possibilità di ripetere l’intero corso, opzione riservata anche a chi, per motivi di salute, infortuni o altro, ha accumulato oltre 6 giornate addestrative di assenza.

Al termine del Modulo di Recupero, dodicesima settimana del CTCA, tutti gli allievi affrontano una seconda volta le nuove prove fisiche in una sessione che diviene ora valutativa per l’ammissione al successivo corso KSP di paracadutismo con fune di vincolo.

Tale corso sarà probabilmente innovato nel prossimo futuro, ad esempio con l’introduzione di nuovi materiali e la regolamentazione dell’uso del pallone frenato per l’effettuazione di alcuni lanci propedeutici.

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Al momento presenta però modalità invariate e prevede tre settimane di addestramento propedeutico, che si concludono con le prove di ammissione ai lanci, al momento invariate, ed una settimana di attività aviolancistica, con tre lanci effettuati senza equipaggiamento e due portati a termine invece con l’arma individuale e lo zainetto tattico.

Durante una solenne cerimonia gli allievi ricevono quindi formalmente il brevetto di paracadutista militare che sancisce, dopo 28 settimane dall’incorporazione e 4 mesi di addestramento di base del paracadutista, il raggiungimento di una sorta di IOC, una capacità operativa iniziale.

I neo-brevettati acquisiscono l’incarico 30/A di fuciliere e vengono quindi assegnati ai reparti di impiego secondo le carenze organiche presenti nei vari reggimenti, ma rispettando, sin dove possibile, le aspirazioni del singolo.

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Giunto al reggimento operativo il paracadutista dovrà affrontare un modulo di addestramento avanzato di 8 settimane destinato ad un ulteriore approfondimento della formazione tecnica e tattica individuale, che gli consentirà di raggiungere la FOC, la piena capacità operativa in quanto combattente e paracadutista.

Tale modulo avanzato è attualmente in fase di definizione presso il Comando della Brigata.  Inizialmente verrà svolto presso i vari reparti, ma potrebbe in futuro essere accentrato anch’esso presso il CAPAR, qualora l’esperienza lo suggerisse e le disponibilità di istruttori e le predisposizioni logistiche del Centro lo consentissero.

I VFP1 della Brigata possono, nonostante la brevità della loro ferma iniziale, essere destinati a missioni ed operazioni sul territorio nazionale (Strade Sicure) o all’estero, in teatri a bassa intensità.

Per alcuni è prevista anche la possibilità di accedere, da VFP1, a taluni corsi specialistici della brigata, divenendo, dopo una formazione specifica di 4-6 settimane, aviorifornitore, ripiegature, aiuto istruttore di paracadutismo o istruttore di 1° livello del Metodi di Combattimento Militare.

 

Conclusioni

La Brigata Paracadutisti Folgore, il Centro Addestramento Paracadutismo ed il suo Battaglione Addestrativo hanno saputo realizzare uno sforzo concettuale, organizzativo ed addestrativo profondo e di vasta portata per minimizzare con provvedimenti innovativi gli effetti negativi derivanti da una situazione di alimentazione dei reparti obiettivamente problematica e carente.

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Ciò al prezzo di alcuni sacrifici. In particolare il CAPAR si troverà a fronteggiare una situazione complessa che richiederà un impegno rilevante da parte degli istruttori, stante anche la possibilità che i 4 CTCA previsti ogni anno per le reclute (in media 120-140 allievi ciascuno) presentino, a causa della loro durata, periodi di sovrapposizione temporale.

La grande rilevanza assegnata al processo di condizionamento fisico e di allenamento continuo, costante e progressivo permetterà di non abbassare in alcun modo gli standard fisici richiesti, che sotto alcuni aspetti potranno anzi risultare più selettivi di quelli attuali.

Inevitabile, nonostante un lieve prolungamento dell’iter, la scelta di limitare gli obiettivi del CTCA alla sola formazione individuale del combattente, tralasciando le attività di squadra e concentrandosi invece sulla preparazione del singolo, per renderlo pronto ad essere inserito nelle minori unità organiche nei reparti di impiego accanto a colleghi più anziani e formati.

Ovviamente aumenterà il carico addestrativo dei reggimenti in occasione di ogni singola mandata di reclute e sarà necessaria una programmazione delle attività formative ancora più dettagliata e puntuale.

Qualche dubbio potrebbe semmai sorgere sulla selezione motivazionale delle reclute, a causa di una certa diminuzione delle attività continuative rispetto all’iter precedente, che vedeva prevalere settimane di norma strutturate su una prima giornata di lezioni teoriche e di pianificazione, seguite da tre giorni di addestramento esterno, con prevalente attività di tipo continuativo sul terreno.

Il prossimo futuro non mancherà di fornire preziose indicazioni in proposito.

Foto Brigata Folgore e Alberto Scarpitta

 

Alberto ScarpittaVedi tutti gli articoli

Nato a Padova nel 1955, ex ufficiale dei Lagunari, collabora da molti anni a riviste specializzate nel settore militare, tra cui ANALISI DIFESA, di cui è assiduo collaboratore sin dalla nascita della pubblicazione, distinguendosi per l’estrema professionalità ed il rigore tecnico dei suoi lavori. Si occupa prevalentemente di equipaggiamenti, tecniche e tattiche dei reparti di fanteria ed è uno dei giornalisti italiani maggiormente esperti nel difficile settore delle Forze Speciali. Ha realizzato alcuni volumi a carattere militare ed è coautore di importanti pubblicazioni sulle Forze Speciali italiane ed internazionali.

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