Clandestini: ricomincia “la pacchia” per trafficanti e Ong

(aggiornato alle ore 16,40)

Governo nuovo, politica migratoria vecchia (e suicida). Mentre a Lampedusa, continuano gli sbarchi la situazione all’interno dell’hot-spot è al collasso come negli anni in cui i governi di centro-sinistra hanno portato in Italia oltre 650 mila clandestini (120 mila nel 2017, 181 mila nel 2016, 153 mila nel 2015, 170 mila nel 2014 e 43 mila nel 2013)

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Nonostante i continui trasferimenti sulla terraferma il numero degli arrivi nell’isola supera quello delle partenze e mercoledì scorso un gruppo di tunisini ha inscenato un sit-in di protesta davanti alla chiesa del paese chiedendo di potere rimanere in Italia e di non essere rimpatriati.

Gli arrivi dalla Tunisia sono aumentati ma il paese nordafricano è uno dei pochi con i quali Italia ha un accordo di rimpatrio.

Per questo la gran parte dei tunisini, nazionalità che costituisce oltre un terzo dei quasi 7mila migranti illegali sbarcati quest’anno in Italia, vengono in buona parte rapidamente rimpatriati da Trapani poco dopo lo sbarco.

A Lampedusa protestano anche i sindacati di polizia poiché gli organici delle forze dell’ordine si stanno rivelando insufficienti rispetto agli interventi quotidiani legati alla nuova ondata di sbarchi con oltre mille arrivi in pochi giorni, per lo più dalla Tunisia.

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La presenza delle navi delle Ong e l’accesso loro consentito ora nei porti italiani sta incrementando di nuove le partenze anche dalla Libia dove la Guardia Costiera ha soccorso e riportato indietro circa 500 clandestini solo tra il 15 e il 18 settembre.

L’incremento dei flussi migratori diretti in Italia da Libia e Tunisia è con tutta evidenza strettamente legato, per diverse ragioni, al cambio di governo in Italia e all’uscita di Matteo Salvini dall’esecutivo.

I flussi, già cresciuti d’intensità durante la crisi di governo d’agosto (in quel mese si sono registrati 1.268 arrivi contro i 1.531 dell’agosto 2018) si sono infatti ingigantiti in soli 14 giorni dopo che il leader leghista ha lascito il Viminale al punto che nel mese di settembre erano sbarcati al giorno 19 ben 1.435 clandestini contro i 947 sbarcati del settembre 2018.

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Un aumento del 51% in un mese, settembre, in cui per la prima volta gli sbarchi sono più alti dello stesso mese dello scorso anno. Tanto per cambiare si tratta di clandestini provenienti principalmente da Tunisia, Pakistan, Costa d’Avorio, Iraq e Algeria dove non si riscontrano né guerre, né carestie, né pestilenze.

Nell’estate e autunno scorso i flussi registrarono un progressivo calo man mano che prendevano forma le iniziative del Viminale (ma condivise da tutto il governo Lega-M5S), oggi al contrario i flussi aumentano con la crescente percezione che l’Italia sta riaprendo i confini a chiunque paghi criminali.

A proposito di numeri, dall’inizio dell’anno al 5 settembre (giorno in cui Matteo Salvini ha lasciato il Viminale) erano sbarcati in Italia 5.624 clandestini (media 22,7/giorno) mentre nei primi 14 giorni successivi all’uscita dal governo del leader leghista, al 19 settembre, erano sbarcati in 946 con una media triplicata a 67,57/giorno.

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Negli ultimi giorni la situazione è ulteriormente peggiorata con 6.839 sbarchi dall’inizio dell’anno di cui 1.215 dopo l’insediamento del nuovo governo cui occorre aggiungere i 182 a bordo della nave Ocean Viking, delle Ong Sos Mediterranee e Medici senza frontiere, autorizzata a raggiungere domani il porto di Messina (ignorando di fatto il Decreto Sicurezza bis) e che porterà i clandestini sbarcati dall’inizio dell’anno a 7.021 e quelli sbarcati dopo il 5 settembre a 1.397, con una media di 77,61 clandestini al giorno.

In questo contesto lascia perplessi l’affermazione del premier Giuseppe Conte che oggi ha dichiarato che sui migranti “non accetteremo alcun meccanismo che possa risultare incentivante per nuovi arrivi, la nostra politica è molto rigorosa e non arretreremo di un millimetro, l’Italia deve decidere chi arriva nel suo territorio”, nel rispetto delle convenzioni, ma “uno Stato sovrano deve contrastare l’immigrazione clandestina”.

Peccato che i numeri dicano invece che da quando si è insediato il governo Conte 2 sui migranti illegali l’Italia sia arretrata molto più di un millimetro.

Del resto si può contestare l’obiettivo di fermare l’immigrazione illegale e di difendere i confini nazionali ma è innegabile (checchè ne dica la propaganda dei partiti dell’attuale maggioranza di governo) che siano state le politiche attuate dal ministro Matteo Salvini a far crollare del 72,2% i flussi rispetto al 2018 e di oltre il 94,4% rispetto al 2017 (dati al 5 settembre 2019) lo dicono ancora una volta i numeri.

Nonostante le sciagurate politiche “immigrazioniste” del nuovo governo i 6.839 clandestini sbarcati quest’anno sono ancora poca cosa rispetto ai 21.024 (meno 67,4) nello stesso periodo del 2018 (ministro Minniti fino a 1° giugno, poi Salvini) e ai 103.209 (meno 93,37) dell’anno precedente (governo centro sinistra con ministro Minniti).

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Quanto attuato dal governo M5S-Lega per fermare i flussi illegali ha determinato un crollo verticale delle vittime in mare, scese quest’anno a 4 cadaveri recuperati e 894 dispersi (stime dell’Unhcr) contro 23 morti e 2.227 dispersi nel 2018, 210 morti e 3.139 nel 2017 e ben 340 cadaveri e 5.096 dispersi nel 2016 quando si registrò il picco dei migranti illegali con 181 mila sbarchi in Italia,

Oltre a salvare vite, la politica di difesa dei confini e dei cosiddetti “porti chiusi” ha ridotto sensibilmente i flussi verso l’Italia e nel complesso anche l’entità dei flussi migratori illegali nell’intero Mediterraneo. Anche in questo caso i dati, forniti nei giorni scorsi dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). a Ginevra, sono chiari.

Quest’anno, al 18 settembre, sono 63.417 i migranti giunti illegalmente n Europa via mare e 953 i morti nelle acque del Mediterraneo. I dati sono in calo rispetto al 2018 con arrivi in diminuzione del 20% rispetto ai 78.372 segnalati nello stesso periodo dell’anno scorso e i decessi registrati sulle tre principali rotte del Mediterraneo sono pari a circa il 52% dei 1.839 confermati nello stesso periodo nel 2018.

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Grecia e Spagna hanno rispettivamente registrato 32.767 e 16.894 sbarchi, pari a circa il 78% del totale. L’Italia 6.570, Malta 2.260 e Cipro 4.926, precisa l’OIM osservando un recente incremento dei flussi con quasi 20.000 persone sbarcate sulle coste del Mediterraneo dal 16 agosto, pari a una media di oltre 600 persone al giorno.

A convincere trafficanti, clandestini e Ong che “la pacchia è ricominciata” sono stati anche fattori diversi, anche se collegati, con l’uscita della Lega dal governo.

Molto hanno influito le dichiarazioni di molti esponenti della nuova maggioranza che hanno chiesto pubblicamente immediata “discontinuità” rispetto alle politiche dei porti chiusi.

Soprattutto hanno pesato le reiterate quanto ingiustificate dichiarazioni di Conte circa un accordo con la Ue per la ridistribuzione che di fatto non c’è. Per i clandestini sentirsi dire che sbarcando in Italia andranno poi in Germania o Francia è un incentivo non irrilevante a tentare la sorte in mare.

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Il trend è previsto al rialzo sull’onda della “de-salvinizzazione” della politica migratoria italiana tra navi delle Ong che fanno la spola con le acque libiche e barchini che salpano quotidianamente dalle coste tunisine a conferma che Tunisi ha ben compreso che il cambio di governo in Italia non vi saranno le continue pressioni che fino a poche settimane fa il Viminale esercitava sulle autorità tunisine.

Per la gioia e il business di Ong e trafficanti ma anche della lobby catto-sinistra dell’accoglienza che con Salvini ha sofferto il tracollo dei flussi migratori e il taglio delle diarie.

Se da un lato è evidente che nuovi massicci flussi di clandestini non aiuteranno il governo attuale a racimolare consensi, è infatti altrettanto vero che le forze politiche che oggi affiancano M5S nel sostenere il governo Conte 2 devono rifinanziare il bacino elettorale rappresentato da coop rosse e cattoliche che dal 2013 al 2018 hanno macinato fatturati miliardari con l’accoglienza dei clandestini.

(FILES) This file photo taken on November 05, 2016 shows migrants and refugees on a rubber boat waiting to be evacuated during a rescue operation by the crew of the Topaz Responder, a rescue ship run by Maltese NGO "Moas" and the Red Cross, on November 5, 2016 off the coast of Libya. Italian Foreign Minister Angelino Alfano on April 29, 2017 said he "agreed 100 percent" with a prosecutor Carmelo Zuccaro who has repeatedly suggested charity boats rescuing migrants in the Mediterranean are colluding with traffickers in Libya. / AFP PHOTO / ANDREAS SOLARO

Sempre con numeri alla mano è facile spiegare l’odio nutrito in certi ambienti nei confronti dell’ex ministro dell’Interno: la spesa dell’Italia per l’accoglienza dei clandestini tra agosto 2018 e luglio di quest’anno è stata di 501 milioni di euro contro i 2,2 miliardi dei 12 mesi precedenti e i 3,8 di quelli ancora antecedenti.

Nei giorni scorsi il ministro dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, ospite del programma “8 e mezzo” su La7, ha negato esista il problema degli sbarchi sostenendo che molti imprenditori agricoli lamentano la mancanza di forza lavoro e vorrebbero più immigrati.

Dichiarazioni come questa, al pari di quelle rilasciate in più occasioni da Emma Bonino circa la necessità di accogliere chi sbarca per compensare il calo demografico, ben dimostrano l’incapacità di molti ambienti politici, religiosi e sociali che continuano a confondere (per incompetenza o malafede) tra Politica Migratoria e Politica d’Asilo.

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La prima consente a ogni Stato di cercare all’estero la manodopera necessaria a far fronte a boom economici e carenze di forza lavoro, fenomeni peraltro da tempo non riscontrabili in Italia né in molte nazioni europee.

Le Politiche Migratorie dovrebbero imporre di scegliere la provenienza dei migranti da accogliere in base a grado di integrabilità (cultura, lingua e religione) e competenze professionali richieste. Nessuno di questi criteri dovrebbe indurre ad accogliere immigrati afro-asiatici in buona parte islamici, provenienti da nazioni ad alto tasso di jihadismo e professionalmente non qualificati.

La Politica d’Asilo permette agli Stati di adottare misure per accogliere (anche solo temporaneamente) persone in fuga da guerre o da persecuzioni scegliendo a quali popoli offrire accoglienza e a quante persone.

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Invece, nel nome di una malintesa (ma non certo disinteressata) solidarietà, l’Europa e soprattutto l’Italia accolgono da anni non certo bisognosi ma solo ed esclusivamente chiunque paghi criminali per la traversata, spesso persone benestanti per gli standard afro asiatici, in molti casi criminali giunti qui per delinquere, per la quasi totalità migranti economici che non avrebbero diritto ad alcuna forma d’asilo o di protezione.

Superfluo infine aggiungere che ogni forma di accoglienza di clandestini in Italia o in Europa incoraggia direttamente i traffici illegali e favorisce le tragedie in mare ridottesi nell’ultimo anno al minimo storico. Per questo se l’improbabile piano di ridistribuzione oggetto oggi del mini-vertice Ue di Malta, dovesse concretizzarsi costituirebbe comunque un incentivo a nuovi, infiniti flussi di immigrati clandestini.

Foto: Marina, Militare, Polizia di Stato, La Presse, Guardia Costiera Libica e Ansa

@GianandreaGaian

 

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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