Lorenzo Guerini nuovo ministro della Difesa

Con l’insediamento del nuovo governo M5S-PD-LeU, il 5 settembre il nuovo ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ha giurato ieri nelle mani del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Già Presidente del Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica, Lorenzo Guerini è nato a Lodi il 21 Novembre 1966, ha conseguito la Laurea in Scienze Politiche ed è deputato nella legislatura XVII, iscritto al gruppo parlamentare del Partito Democratico dal 2018. E’ stato componente degli organi parlamentari III Commissione, Affari Esteri e Comunitari.

“Assumo l’incarico di questo importante ministero con grande senso di responsabilità verso il Paese, e rispetto nei confronti di tutto il personale militare e civile delle Forze Armate” ha detto il neo-ministro.

Foto-Ministro-Guerini-prov
Foto-Ministro-Guerini-prov

Come sottolinea l’ANSA, sono tanti i temi caldi che Guerini troverà sulla sua scrivania.Uno dei provvedimenti che appare imminente è la conferma al più presto gli impegni italiani per la produzione degli F-35 di quinta generazione, che – oltre ai rapporti con la Nato -potrebbe incidere anche sui livelli occupazionali di alcuni stabilimenti nei prossimi anni, primo fra tutti quello di Cameri a Novara.

Un altro tema di stretta attualità è quello dei rapporti con la Libia e la gestione dei flussi migratori provenienti dal Paese africano, dove a Misurata l’Italia ha un proprio contingente. Ma le relazioni con Tripoli passano anche per un dialogo con Ue e Onu.

E strettamente legata alla questione migranti sarebbe un’eventuale rivalutazione dell’Operazione Sophia (caldeggiata fino a pochi giorni or sono dal ministro Elisabetta Trenta) nel Mediterraneo, durata fino al marzo scorso e ridotta oggi alla sola componente aerea dopo che il governo italiano, su pressione di Matteo Salvini, pretese che i migranti salvati dalle navi Ue non venissero sbarcati in Italia.

Il Libano è un altro dei teatri fondamentali su cui operano i militari italiani all’interno della missione di interposizione ad interim delle Nazioni Unite.

Anche qui il quadro della situazione è molto difficile, con una tensione continua tra Israele e gli Hezbollah. In Afghanistan il ritiro di quote di militari italiane è strettamente legato agli accordi internazionali e in particolare alle trattative tra USA e talebani per il ritiro di parte delle truppe.

Riguardo all’export militare, la scommessa – probabilmente sulla scia di quanto fatto finora dal governo gialloverde – resta quella di rilanciare gli accordi Government-to-Government'(i cosiddetti G2G), per supportare il made in Italy dell’industria della Difesa.

Foto Difesa.it

 

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