Vertice di Malta: più un bluff che una “svolta storica”

Per il premier Giuseppe Conte siamo di fronte a una “svolta storica”mentre per il  ministro dell’Interno Luciana Lamorgese “da oggi l’Italia non è più sola” sulla questione migranti.

Nonostante i toni trionfalistici e la grancassa dei media, in gran parte proni al nuovo governo, l’esito del mini-vertice  sui migranti che il 23 settembre ha riunito a La Valletta i ministri dell’interno di Italia, Malta, Francia, Germania e Finlandia oltre al commissarrio agli affari interni della Ue non offre nessun motivo di entusiasmo.

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Lo sbandierato accordo di Malta non dovrebbe infatti giustificare euforia anche solo per il fatto che non esiste, si tratta solo infatti di una “base d’accordo” da proporre per l’approvazione o meno ai 28 membri della Ue e dalla validità limitata a sei mesi eventualmente rinnovabili, come ha sottolineato Le Figaro citando fonti diplomatiche francesi.

Per l’Italia comunque cambierebbe ben poco nello scenario della crisi migratoria riaccesasi dopo l’uscita di scena di Matteo Salvini con sbarchi più che triplicati dal 5 settembre (ultimo giorno al Viminale per il leader leghista) a oggi.

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I punti chiave prevedono un meccanismo di ridistribuzione al massimo entro 4 settimane dei migranti che sbarcano in Italia o a Malta da navi delle Ong o militari.

Solo di quelli però, che rappresentano appena il 10 per cento scarso di chi è arrivato in Italia negli ultimi 15 mesi, mentre la “base d’accordo” non prevede ridistribuzione per i clandestini che arrivano con barchini e gommoni a Lampedusa dalle vicine Libia e Tunisia che restano tutti a carico dell’Italia. Di fatto del 6.851 clandestini sbarcati in Italia dall’inizio dell’anno circa 620 potrebbero essere oggetto di ridistribuzione in Europa.

A ben guardare nulla di diverso da quanto si è fatto anche col governo Lega-M5S durante il quale tutti gli sbarchi di immigrati clandestini da navi militari o delle Ong sono stati autorizzati solo dopo la conferma della disponibilità di alcuni partner Ue a farsi carico dei migranti illegali (impegni peraltro non sempre onorati).

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Una volta ridistribuiti, i migranti in questione non saranno più a carico del Paese di sbarco ma solo del Paese di accoglienza che si occuperà delle pratiche di asilo o del suo rimpatrio se non avente diritto. Ciò non toglie che per l’Italia questa ridistribuzione (se davvero vedrà la luce) non costituisce una svolta perché già attuata negli ultimi 15 mesi né alleggerirà il peso della pressione migratoria illegale che ora sembra venire incoraggiata dal nuovo governo italiano.

E’ vero che dei 6.851 clandestini sbarcati per lo più con barchini e gommoni giunti sulle coste italiane i 1.810 tunisini e i 114 marocchini saranno rimpatriati in base agli accordi bilaterali vigenti con i due paesi nordafricani, ma gli altri provenienti per lo più da Pakistan, Costa d’Avorio, Bangladesh, Algeria, Iraq, Sudan, Iran, Sudan, Guinea e altri paesi africani con cui non esistono accordi di rimpatrio, resteranno in Italia.

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Nella “base d’accordo” messa a punto a Malta appare poi assurda e discriminatoria la suddivisione tra chi arriva a bordo di gommoni e barchini e chi sbarca da navi delle Ong e militari. Tutti i clandestini salpano su barchini e gommoni dopo aver pagato criminali in Libia, Tunisia o Algeria oppure in Turchia da dove salpano le imbarcazioni che giungono sulla costa calabrese jonica.

In base a quale principio giuridico o morale gli Stati riunitisi a Malta stabiliscono che chi ha la fortuna di incontrare in mare navi militari o delle Ong potrà raggiungere l’Europa e gli altri che arrivano a Lampedusa, in Sicilia, Calabria o Sardegna devono restare in Italia? Tra l’altro questa “lotteria del migrante” rischia di incrementare i flussi, soprattutto quelli dalla Libia, e con essi i morti in mare.

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A Malta è stato autorizzato anche il meccanismo di rotazione dei porti di sbarco, però su base volontaria: cioè se i porti italiani e maltesi saranno saturi altri Stati Ue mediterranei potranno aprire i loro ma solo se lo vorranno e la Francia si è già detta contraria a questa ipotesi.

Impresa difficile quindi e non solo per le note valutazioni ostili all’accoglienza di clandestini dei paesi del Gruppo di Visegrad (e ribadite nei giorni scorsi a Roma dal premier ungherese Viktor Orban) ma anche di molti altri governi europei.

L’idea di multare i partner Ue che rifiuteranno di farsi carico dei clandestini sbarcati in Italia suona ridicola sia perché viola la sovranità dei singoli Stati proprio su un tema, l’immigrazione, in cui la Ue lascia la giurisdizione alle Nazioni, sia perchè contrario ai principi democratici basilari: va rispettata la volontà dei popoli che hanno votato forze politiche di governo che non vogliono l’immigrazione clandestina.

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L’accordo è comunque tutto basato su un “progetto pilota” da discutere tra i partner Ue al prossimo Consiglio Affari Interni  dell’Ue, l’8 ottobre: avrà validità sei mesi eventualmente rinnovabili, è da monitorare in caso di eventuale applicazione ed è soprattutto revocabile in ogni momento qualora i flussi migratori illegali verso Italia e Libia si ingigantissero. In pratica la solidarietà europea sbandierata da Conte e dai suoi ministri verrà comunque meno in case di nuove ondate di migranti illegali.

Meglio poi ricordare che gli impegni per i ricollocamenti erano stati presi dalla Ue con Italia e Grecia già nel 2016 ma non si sono mai concretizzati se non in misura marginale e non solo per i no del gruppo di Visegrad.

Dei 160 mila migranti sbarcati in Italia e Grecia che a partire dal 2015 avrebbero dovuto essere ricollocati negli altri Stati della Ue (cifra poi ridotta a 98.255) ne vennero effettivamente trasferiti appena 12.690 dall’Italia e 22mila dalla Grecia.

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Che l’accordo di Malta abbia scarsa consistenza lo dimostra anche il fatto che l’unico dei sei ministri presenti (Lamorgese, il maltese Michael Farrugia, il tedesco Horst Seehofer, il francese Christophe Castaner e la finnica Maria Ohisalo più il commissario Ue per gli affari interni Avramopoulos) che abbia rilasciato commenti alla stampa è stato quello italiano.

Scetticismo circa gli esiti del vertice maltese è stato espresso da diverse fonti la reale della Ue a Bruxelles sentite dall’agenzia di stampa AGI. “Il meccanismo è volontario, non è un accordo obbligatorio, ne’ legislazione comunitaria, non sarà legalmente vincolante”, ha spiegato una fonte.  “I dettagli sono ancora vaghi e dovranno essere discussi a ottobre”, hanno spiegato le fonti. Il testo contiene un riferimento alla ripartizione dei richiedenti asilo, anche se non entra nello specifico delle procedure per stabilire quali migranti rientrano nella categoria.

Per contro, non sarebbe menzionata esplicitamente la rotazione dei porti, nemmeno su base volontaria. Il meccanismo sugli sbarchi e la ripartizione inoltre avrebbe “natura temporanea”, hanno spiegato le fonti. Il testo dovrebbe indicare una durata di 6 mesi rinnovabili. Infine, confermano le fonti Ue, in caso di afflussi massicci di migranti, gli Stati membri sarebbero liberi di uscire dal meccanismo di accoglienza. “Nel testo ci sono soluzioni” per revocare la partecipazione alla ridistribuzione. Propaganda politica a parte, a Roma c’è ben poco di cui rallegrarsi.

@GianandreaGaian

Foto: Ministero dell’Interno, Marina, Militare, Polizia di Stato, La Presse, Guardia Costiera Libica e Ansa

 

 

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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