Carro L 6 – carri leggeri, semoventi e derivati

Dopo l’uscita nel 2007 della prima edizione di questo volume, da tempo andata esaurita, gli stessi autori ne presentano una nuova edizione, notevolmente ampliata grazie ai documenti e alle informazioni raccolti negli ultimi anni.

Il lavoro descrive il carro leggero L6, i semoventi L40, i prototipi e derivati a essi legati; fa parte della collana dedicata dal GMT ai mezzi corazzati italiani, che conta già numerosi titoli.

Gli aspetti tecnici e storici vengono presentati capitolo dopo capitolo, con l’aiuto di schede, organici, disegni e molte immagini. Come in passato, non mancano i riferimenti agli equipaggi, alle loro uniformi, alle dotazioni dei reparti, ai ricordi dei protagonisti. Numerose tavole a colori realizzate da Ruggero Calò completano questo lavoro, al quale hanno contribuito ricercatori italiani e stranieri.

Pubblichiamo qui sotto l’Introduzione del volume.

Il Fiat L6 rappresentò il primo e unico carro leggero italiano costruito in serie, con armamento in torretta, essendo l’L3 più propriamente una tankette e il Fiat 3000 un carro medio (secondo gli standard nazionali dell’epoca) o di rottura.

Non arrivò in tempo per poter essere efficace, né in numero sufficiente per occupare un posto importante nella storia del carrismo mondiale; inoltre dovette affrontare reparti avversari quasi sempre meglio organizzati e armati rispetto a quanto preventivato negli anni del suo sviluppo. A esso, tuttavia, è legata la maggiore meccanizzazione dei reparti di Bersaglieri e di Cavalleria, che, sebbene non lineare e massiccia, proseguì per tutti i primi anni Quaranta del XX secolo.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, bersaglieri e cavalieri, senza che la progressiva scomparsa della bicicletta e del cavallo significasse anche quella del loro peculiare spirito di corpo, dimostrarono di sapersi adeguare ai nuovi mezzi di combattimento.

Bersaglieri e cavalieri avevano già rilevanti tradizioni – in più di un caso secolari – quando affidarono a carri armati e autoblindo le loro risorse operative. Specie nella Cavalleria, si verificò una buona fusione tra i quadri nati nel servizio a cavallo e quelli più freschi, arrivati direttamente al carro armato tramite le esperienze fatte con i carri L3. Anche se restrizioni economiche e difficoltà produttive fecero da elemento ritardante, i reggimenti procedettero con regolarità nella meccanizzazione dei loro reparti, avvicinandosi all’apice nel 1943.

Ma il ritardo tecnologico accumulato rispetto a Paesi alleati e avversari divenne una vera ipoteca sulla piena operatività delle unità; il carro armato leggero ormai non bastava più e quello medio – pur tra le differenze che nel mondo militare si riconoscevano a questa classe di mezzi corazzati, basti pensare ai tedeschi con mezzi di massa superiore alle 45 tonnellate – era diventato il vero re della battaglia, allargando i suoi compiti anche al tradizionale compito di presa di contatto dei bersaglieri e di esplorazione, supporto di fuoco e scorta propri della cavalleria.

Non si può negare che l’L6, entrato in servizio troppo tardi, registrò poco successo rispetto ad altri mezzi più o meno assimilabili.

Non esercitò un ruolo da protagonista nelle varie circostanze d’impiego e, in particolare sui fronti africano e orientale, dovette affrontare un’opposizione micidiale; le cose andarono un po’ meglio nel corso delle operazioni di controguerriglia nei Balcani, in missioni più adatte alle sue caratteristiche, contro reparti irregolari in genere non bene armati. More solito, alla inadeguatezza del materiale fece da contraltare la serie di miracoli di bravura e coraggio di bersaglieri e cavalieri corazzati.

È doveroso tributare una rispettosa memoria agli equipaggi degli L6, oscuri protagonisti del nostro passato militare sui quali rischiano di scendere il silenzio o, peggio, la polvere che ricopre eventi lontani dal nostro tempo.

La terminologia utilizzata è stata quella dell’epoca, in alcuni casi semplificata a causa della scomparsa di alcuni termini dalla lingua italiana attuale. Un’ultima annotazione riguarda le testimonianze raccolte. Mentre per il libro dedicato ai carri L3 le impressioni e i ricordi a noi riferiti erano improntati in massima parte a note positive, nel caso degli L6 non è stato così. Va però detto che gli L3 entrarono in servizio in numero notevolmente superiore e vennero impiegati per un più lungo periodo e che in molti casi costituirono un modo facile e rapido per far acquisire a varie generazione di militari la mentalità dell’arma corazzata.

 

Gli autori sono soci e collaboratori del Gruppo Modellistico Trentino da molti anni, con il quale hanno già pubblicato diversi volumi e una lunga serie di articoli storici e modellistici. Collaborano stabilmente con editori e riviste del settore per i quali hanno realizzato diversi volumi non solo in lingua italiana

 

Carro L 6

Autori: Andrea Tallillo, Antonio Tallillo, Daniele Guglielmi

Editore Gruppo Modellistico Trentino

Formato Rilegato

Pubblicato 24/01/2007

Pagine 126

Lingua Italiano

Isbn o codice id 9788890251122

Curatore F. Chisté  –  C. Pergher

Illustratore P. Compagni  –  R. Ciuffoletti

Euro 28

 

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