Gli F-35 italiani terminano la missione in Islanda

Con una solenne cerimonia di ammaina bandiera della NATO, svolta nell’aeroporto di Keflavik, in Islanda, si è conclusa ufficialmente, dopo circa un mese, la missione “Northern Lightning”, che ha visto uomini e donne della Task Force Air (TFA) 32nd Wing dell’Aeronautica Militare operare per garantire la difesa dello spazio aereo islandese, nell’ambito delle attività di Air Policing della NATO.

A presenziare la solenne cerimonia, che ha visto l’Italia essere il primo Paese dell’Alleanza ad impiegare un assetto F-35 in una operazione NATO, il Comandante del Comando Forze da Combattimento dell’Aeronautica Militare, il Generale di Divisione Aerea Francesco Vestito, che ha ringraziato il personale italiano per l’ottimo lavoro svolto, sottolineando il grande impegno dell’Italia a tutela della sicurezza dell’Alleanza e rimarcando l’importanza di aver iniziato l’integrazione dei velivoli di quinta generazione all’interno dell’Alleanza.

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A partire dal primo di ottobre, a seguito del conseguimento della Full Operational Capability, ossia la completa capacità operativa per la missione, da parte del team valutatore della NATO, per tre settimane il distaccamento italiano ha assicurato l’integrità dello spazio aereo dell’Alleanza, rafforzando l’attività di sorveglianza dei cieli dell’Islanda che non possiede capacità e strutture per la difesa aerea autonoma.

Sei i velivoli caccia F35-A e circa 130 gli uomini e le donne dell’Aeronautica Militare, insieme a due appartenenti all’Arma dei Carabinieri, rischierati presso la base aerea della Icelandic Coast Guard di Keflavik, per garantire l’operazione di Air Policing per la Difesa dello Spazio Aereo della NATO sopra i cieli dell’Islanda e per effettuare, al contempo, attività addestrativa congiunta con la Coast Guard islandese e con la Marina Danese con al quale sono state svolte missioni di “slow mouver interception”.

La partecipazione degli F-35 del 32° Stormo di Amendola a questa operazione è stata infatti un’opportunità che ha permesso di testare non solo le capacità operative del velivolo, ma anche la logistica di proiezione, la sostenibilità e l’impiego in un contesto operativo, climatico ed ambientale particolare e “lontano” dalla home base.

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Venti gli scramble addestrativi, i cosiddetti Tango Scramble e circa 150 le ore volate con un grado di efficienza vicino al 100% a conferma, oltre della grande affidabilità dell’F-35, anche dell’alto livello di professionalità raggiunto da tutto il team manutentivo e dall’efficacia della componente logistica, che anche in condizioni climatiche avverse e a migliaia di chilometri dalla madre patria, hanno saputo operare sempre al meglio.

“Sono orgoglioso di aver avuto il privilegio di essere a capo di questo fantastico team – ha dichiarato il colonnello Spreafico a tutto il personale della TFA – ognuno di voi ha dato il massimo affinché tutto andasse per il meglio ed è per questo che vi ringrazio molto. Anche se la maggior parte di noi proviene differenti ambiti lavorativi, abbiamo operato come un’unica squadra. Il confronto e lo scambio di idee tra le diverse realtà ha permesso a tutta la Task Force Air di crescere ulteriormente, portando così a casa un bagaglio d’esperienze notevolmente arricchito.”

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All’operazione hanno preso parte, piloti, ufficiali tecnici, specialisti e personale logistico ed operativo provenienti nella maggior parte dal 32° Stormo di Amendola, nonché un team di Controllori della Difesa Aerea del Comando Operazioni Aeree di Poggio che ha assicurato la gestione tattica dell’operazione garantendo il servizio di sorveglianza, riporto e controllo nell’Aerea di Responsabilità (AOR – Area of Responsability) ed i collegamenti con il CAOC (Combined Air Operation Center) di Udem.

Non trascurabili le difficoltà affrontate, dovute principalmente al fatto di dover operare a così grande distanza dalla madrepatria e, soprattutto, alle condizioni climatiche proibitive con venti forti, precipitazioni e basse temperature.

Ciononostante, la piena operatività dei caccia italiani è stata assicurata da un tasso di efficienza sempre prossimo al 100%, dimostrando la grande affidabilità del velivolo e la bontà della struttura logistica di mantenimento posta in essere.

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Di assoluto rilievo anche il contributo fornito dal ReSTOGE che ha partecipato all’operazione con una cellula dedicata a cui è stato assegnato il compito di fornire il supporto operativo ai velivoli impiegati nello svolgimento delle missioni di volo e per la prima volta da un team del Comando Interforze per le Operazioni Cibernetiche (CIOC)

A garantire la necessaria cornice di sicurezza attorno ai velivoli un team composto da personale del Gruppo Protezione delle Forze del 32° Stormo e da una aliquota di “Fucilieri dell’Aria” del 16° Stormo, abilitati anche al contrasto di eventuali minacce derivanti dall’utilizzo di droni, il cosiddetto Counter Unmanned Aerial System (C-UAS).

Le fasi di re-deployment, così come avvenuto per quelle di rischieramento iniziale, sono state garantite dal personale e dagli assetti aerei C-130J della 46^ Brigata Aerea di Pisa e dal KC767 del 14° Stormo di Pratica di Mare, coadiuvati da un team dell’Air Mobility Unit (AMOU), ha assicurato la corretta gestione dei carichi del materiale e dei passeggeri a bordo dei velivoli. Così come per la tratta di andata, anche al ritorno le funzioni di SAR oceanico durante la trasvolata dei caccia è stata garantita da un velivolo P-72 del 41° Stormo di Sigonella.

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Tutte le infrastrutture tecniche ed operative connesse alle telecomunicazioni sono state approntate e gestite dal personale della 4ª Brigata telecomunicazioni e sistemi per la difesa aerea e l’assistenza al volo, del ReSIA (Reparto sistemi informatici automatizzati) e del ReGISCC (Reparto gestione e innovazione sistemi comando e controllo).

Così come per le fasi iniziali di rischieramento, anche a chiusura della missione significativo è stato il contributo fornito dal team dell’Ufficio coordinamento operazioni del Comando Squadra Aerea che si è occupato di tutte le predisposizioni logistiche ed operative per la costituzione della Task Force Air, garantendo la piena efficienza in tempistiche molto ridotte.

L’Aeronautica Militare italiana partecipa con continuità all’Interim Air Policing di Albania, a partire dal 2009, della Slovenia, dal 2004, alternandosi in questo servizio rispettivamente con la Grecia e con l’Ungheria, del Montenegro dal 2018 ed è già stata impegnata in Islanda per quattro volte a partire dal 2013.

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L’Air Policing (AP) è una capacità di cui si è dotata la NATO a partire dalla metà degli anni cinquanta e consiste nell’integrazione in un unico sistema di difesa aerea e missilistico della NATO dei rispettivi e analoghi sistemi nazionali messi a disposizione dai paesi membri.

L’attività di Air Policing è condotta sin dal tempo di pace e consiste nella continua sorveglianza e identificazione di tutte le violazioni all’integrità dello spazio aereo NATO alle quali si fa fronte prendendo le appropriate azioni utili a contrastarle, come ad esempio il decollo rapido di velivoli caccia intercettori, il così detto scramble.

L’AP è svolta nell’ambito dell’area di responsabilità del Comando Operativo Alleato della NATO (Allied Command Operation – ACO) di stanza a Bruxelles e viene coordinato dal Quartier Generale del Comando Aereo Alleato (Headquarters Allied Air Command) di Ramstein (GER).

Fonte: comunicato Aeronautica Militare

 

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