L’Italia ritira la batteria SAMP/T dalla Turchia

(aggiornato alle ore 23.55)

Ha preso il “complesso delle attività logistiche” per il rientro della batteria antimissile italiana Samp-T impiegata a Kahramanmaras, in Turchia, nell’ambito della missione Nato Active Fence.

Lo ha annunciato oggi il sottosegretario alla Difesa, Angelo Tofalo, rispondendo ad un’interrogazione in commissione Difesa alla Camera. L’ impiego della batteria, iniziato nel 2016, era stato autorizzato dal Parlamento per tutto il 2019, ha ricordato Tofalo.

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Alla scadenza del 31 dicembre, il sistema ed i militari italiani (130) rientrano quindi in Patria. Lo schieramento della Samp-T, ha spiegato Tofalo, rispondendo ad un’interrogazione di SalvatoreDeidda (Fdi), “rientra nel quadro del sistema di difesa che la Nato garantisce a tutela delle popolazioni dei Paesi europei membri dell’Alleanza.

La partecipazione italiana ha avuto inizio nel giugno 2016, a seguito del ritiro dei Patriot americani e tedeschi schierati a Gaziantep e Kahramanmaras. La batteria – ha sottolineato – è stata schierata con esclusivi compiti di difesa antimissile per proteggere quest’ ultima città contribuendo alla gestione della sicurezza di tutta la regione”.

Quanto alle condizioni dei militari italiani schierati, ha proseguito il sottosegretario, “li seguiamo con la massima attenzione ed ovviamente l’escalation della situazione al confine turco-siriano ha reso la nostra attenzione ancora più elevata. C’ è comunque da dire – ha precisato – che il nostro contingente si trova ad oltre 150 chilometri dall’area interessata dalla crisi”.

Un ritiro che Roma non vorrebbe mettere in relazione alle critiche formulate alla Turchia per l’operazione “Fonte di pace” in Siria. Al vertice NATO di Bruxelles l’Italia il ministro Lorenzo Guerini ha sottolineato che il ritiro della batteria di SAMP/T non ha alcun legame con l’offensiva turca.

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“Attuiamo quanto previsto” ha detto. Non è invece chiaro se la Francia prenderà il posto dell’Italia con un’analoga batteria di SAMP/T come previsto mentre il ministro spagnolo Margarita Robles ha confermato il rinnovo per sei mesi della permanenza della sua batteria di Patriot.

Sulla questione siriana, sintetizza Guerini, “c’è preoccupazione condivisa per l’iniziativa turca. Si comprendono le ragioni di sicurezza, ma l’emergenza umanitaria che si è determinata richiede una soluzione politica. Devono tacere le armi, ora serve il lavoro della politica”.

Dichiarazioni morbide che sembrano però ignorare due aspetti. Il primo è che l’operazione NATO Active Fence ha un valore ormai solo politico poiché non vi sono mai state minacce di missili balistici rivolte alla Turchia dalla Siria.

Lo ha implicitamente ammesso il capo del Pentagono, il segretario alla Difesa statunitense Mark Esper, che ha parlato dell’obiettivo di riportare la Turchia pienamente nell’orbita Occidentale, allontanandola dal campo di attrazione russo.

Il secondo è che la soluzione politica alla crisi è già stata raggiunta, non a Bruxelles dalla NATO o dalla Ue, ma a Sochi, tra Turchia e Russia, con il dispiegamento di truppe russe e siriane lungo il confine.

 

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