Dubbi e incertezze sul nuovo Califfo dello Stato Islamico
Quattro giorni dopo l’annuncio di Washington, lo Stato Islamico (IS) ha ammesso la morte del suo fondatore, Abu Bakr al-Baghdadi, ucciso dagli americani nel nord della Siria domenica prima dell’alba. “Ti piangiamo comandante dei fedeli” ha recitato un annuncio audio di 8 minuti emesso da al-Furqan, uno degli organi ufficiali di informazione dell’IS e diffuso in contemporanea su tutte le piattaforme del network jihadista.
Il proclama letto dal nuovo portavoce dell’organizzazione terroristica e insurrezionale, Abu Hamza al-Quraishi (il suo predecessore, Abu Hassan al-Mujhair, è stato ucciso sempre dagli statunitensi il giorno dopo la morte di al-Baghdadi), ha annunciato la proclamazione di un nuovo Califfo promettendo di portare avanti la battaglia del suo fondatore.
“Il Consiglio della Shura si è incontrato immediatamente dopo la conferma del martirio di al-Baghdadi, e gli anziani dei santi guerrieri sono stati d’accordo con la nomina” del successore alla guida del califfato: Abu Ibrahim al-Hashimi al-Quraishi a cui il portavoce dell’IS ha chiesto di giurare la fedeltà subito espressa sui vari network da centinaia di sostenitori.
Il proclama promette “sofferenze” agli Stati Uniti. “Piccola America non gioire della morte dello sceicco al-Baghdadi. Non sai che oggi lo Stato islamico è alle porte dell’Europa e nel centro dell’Africa e si estenderà dall’Oriente all’Occidente.
“Piccola America, non gioire che è arrivato colui che ti farà rimpiangere il dolore che hai sofferto con al-Baghdadi. Dopo la guerra contro lo Stato islamico l’America è diventata una barzelletta guidata da un vecchio pazzo che dorme con un’idea e si sveglia con un’altra”.
Del nuovo leader, come del nuovo portavoce, si sa ben poco se non che i due nomi, simili tra loro, sono quelli “di battaglia” che indicano solo l’appartenenza all’antica tribù dei Qurayshi (la stessa del Profeta presente dall’antichità a La Mecca) e al clan degli Hashemiti (discendenti da un antenato di Maometto), attribuzioni indispensabili per guidare il Califfato.
“Non sappiamo molto di lui se non che è il principale giudice dell’Isis e dirige il comitato della Sharia”, ha affermato l’iracheno Hisham al-Hashemi, esperto sulla struttura del Califfato.
Da quanto emerso Abu Ibrahim al-Hashimi al-Quraishi è iracheno con un passato militare nell’esercito (o forse nell’intelligence militare) di Saddam Hussein: dopo la guerra del 2003 passò all’insurrezione sunnita e venne catturato dagli statunitensi e detenuto a Camp Bucca, dove conobbe al-Baghdadi, anch’egli prigioniero.
Noto anche come Abdullah Qardash, fonti di intelligence ritengono che il suo vero nome sia Hajji Abdullah al-Afari, sulla cui testa pende una taglia da 5 milioni di dollari, spiccata di recente dal Dipartimento di Stato Usa.
Newsweek ha riferito che a Mosul venne soprannominato “il Distruttore” per la spietata combattività e il pugno di ferro contro i traditori. Il tutto però è avvolto nell’incertezza poichè altre fonti ritengono che Qardash sia morto nella battaglia di Mosul contro le truppe di Baghdad.
Secondo la versione della figlia, detenuta in Iraq, Qardash è stato ucciso nel 2017. E in una pubblicazione ufficiale dell’Isis si fa riferimento al suo trasferimento in Siria da Tal Afar, nord Iraq, non lontano da Mosul, e poi alla sua uccisione. Potrebbe però trattarsi di depistaggi per nascondere le attività di terroristi dati ufficialmente per morti come nel caso delle stragi rivendicate dall’Isis a Parigi, compiute da terroristi di cui era stata annunciata la morte.
Nei mesi scorsi, quando al-Baghdadi veniva considerato gravemente ferito da un raid aereo russo, erano emerse altre figure per la successione come il tunisino Abu Othman al-Tunsi e il saudita Abu Saleh al-Juzrawi (Hajj Abdullah), anch’essi quasi sconosciuti ma che avrebbero potuto dividersi la gestione delle milizie in Africa e nella Penisola Arabica.
Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.