Se fermare l’immigrazione clandestina non è reato

Per una volta il buon senso sembra aver avuto la meglio sulla retorica buonista e immigrazionista che da anni supporta, incoraggia e giustifica i traffici di esseri umani gestiti dalle organizzazioni criminali.

L’indagine a carico dell’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini, sul caso della nave Alan Kurdi è stata archiviata il 26 novembre dal Tribunale dei ministri con una sentenza che è stata subito criticata dai fans della “capitana” Carola Rakete e quasi ignorata da molti media.

“L’assenza di norme di portata precettiva chiara applicabili alla vicenda non consente di individuare precisi obblighi di legge violati dagli indagati”, cioè Matteo Salvini e il capo di Gabinetto del Viminale, prefetto Matteo Piantedosi indagati per abuso di ufficio e omissione di atti d’ufficio.

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Secondo il Tribunale dei ministri è lo Stato di bandiera delle navi che hanno attuato il soccorso a dover assegnare un porto sicuro: nel caso della nave Alan Kurdi, quindi, la responsabilità è del Paese di cui la nave della Ong tedesca Sea Eye batteva bandiera, cioè la Germania.

La nave tedesca aveva soccorso 64 migranti a largo delle coste libiche lo scorso aprile ma il ministro Salvini aveva rifiutato lo sbarco alla Alan Kurdi che aveva quindi raggiunto Malta.

I giudici del Tribunale dei ministri, Maurizio Silvestri, Marcella Trovato e Chiara Gallo, hanno inoltre sottolineato che qualora lo Stato bandiera sia troppo lontano per essere raggiunto agevolmente la normativa non presenta “soluzioni precettive idonee ai fini di un intervento efficace volto alla tutela della sicurezza dei migranti in percolo”, per cui l’esito dei soccorsi viene affidato a “una concreta e fattiva cooperazione tra gli Stati interessati che, fino a oggi, è di fatto scritta solo sulla carta”.

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In pratica la Germania avrebbe potuto chiedere a Roma di far sbarcare i clandestini per poi venire a prenderli in consegna ma, in ogni caso, l’Italia non era obbligata da alcuna legge a rispondere positivamente a tale richiesta.

“Un Tribunale finalmente riconosce che bloccare gli sbarchi non autorizzati di immigrati non è reato! Sono curioso di vedere a questo punto cosa decideranno le altre Procure, e una volta tornato al governo rifarò esattamente le stesse cose” ha commentato Salvini sottolineando l’immediata ripresa degli sbarchi di immigrati illegali in Italia dopo la sua uscita dal Viminale.

Libya Coast Guard

“Per il terzo mese di fila dopo tre mesi di governo, aumentano gli sbarchi: nel novembre scorso erano stati 980, diventati 1.057 questa mattina. Il governo dei porti aperti aumenta le partenze, gli arrivi, i morti. Nel 2019 sono arrivati in Italia 10.734 immigrati, di cui 5.572 dal primo settembre a oggi. Incapaci o complici?”

In effetti i numeri parlano chiaro. Da inizio anno all’8 agosto, quando iniziò la crisi del governo Lega-M5S erano sbarcati appena 4.042 immigrati illegali saliti a 5.624 al 5 settembre, quando Salvini lasciò il ministero dell’Interno.

Da allora gli sbarchi sono quasi raddoppiati in meno di tre mesi nonostante il maltempo abbia reso per molti giorni il mare impraticabile, con la media di sbarchi passata dai 22 al giorno quando Salvini sedeva al Viminale a 62 al giorno dal 5 settembre a oggi.

MMI

Pare quindi evidente che i continui appelli alla “discontinuità” e alla riapertura dei porti pronunciati da molti esponenti dell’attuale governo giallo-rosso, gli annunci di accordi europei per la ridistribuzione dei migranti mai ratificati dai partner Ue e il via libera all’ingresso delle navi delle Ong nei porti italiani (alla faccia di quanto è previsto dal decreto sicurezza bis di Salvini recentemente ammorbidito per fare un regalo alle Ong) hanno incoraggiato clandestini, trafficanti e le Ong stesse a riprendere su vasta scala i traffici di esseri umani.

Meglio quindi non illudersi che quanto stabilito dal Tribunale dei ministri possa “fare scuola” ed è improbabile che il governo Conte 2 ne approfitti per impedire alle navi delle Ong di continuare a traghettare immigrati illegali in Italia la cui accoglienza rappresenta (come fui negli anni scorsi) un business attraente per molti ambienti strettamente legati all’attuale maggioranza di governo.

IFRONTEX

Del resto il 27 novembre nell’audizione parlamentare del procuratore nazionale antimafia, Cafiero De Raho, è stato ribadito il ruolo fondamentale dei flussi migratori illegali per alimentare il crimine e diversi racket tra i quali droga e prostituzione.

Dalle indagini sui flussi dalla Libia emerge un legame tra le varie organizzazioni criminali africane, che sostengono e agevolano il passaggio dei migranti fino alle coste “come un grande consorzio” ha spiegato de Raho in audizione al Comitato Schengen, spiegando che “la mafia nigeriana è l’organizzazione più forte in questo momento” e ha “articolazioni presenti in quasi tutte le regioni italiane e in tutti i paesi dell’Europa”.

Nel nostro territorio sono presenti varie confraternite, come la Axe, la Eiye e di recente la Viking, che sembrano “al momento non collegate tra loro” anche se sta emergendo “l’ipotesi di una struttura verticistica unitaria che opera al di sopra”.

Al di là del confronto politico (xempre acceso sul tema immigrazione)  è però impossibile non evidenziare come, nonostante da anni sia evidente che i flussi migratori illeciti costituiscono un grave crimine e una minaccia alla sicurezza nel senso più ampio del termine, il tema dell’immigrazione illegale venga dibattuto ancor oggi in base agli stessi schemi ideologici e pseudo umanitari che hanno accompagnato gli anni della grande “invasione”, quando tra il 2013 e il 2017 sbarcarono in Italia in oltre 600 mila clandestini.

@GianandreaGaian

Foto: Sea Eye, Frntex, Marina Militare, Guardia Costiera Libica e web

 

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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