ESCLUSIVO – Dietro i mercenari sudanesi di Haftar l’ombra delle PSC emiratine?
I documenti trovati dai miliziani del Governo di accordo nazionale (GNA) guidato da Fayez al-Sarraj nelle uniformi di alcuni mercenari sudanesi che combattevano nei ranghi dell’Esercito Nazionale Libico del generale (LNA) Khalifa Haftar proverebbero che il loro arruolamento è stato gestito e pagato dagli Emirati Arabi Uniti tramite Private Security Companies (PSC).
Abu Dhabi del resto sostiene apertamente l’LNA da diversi anni con forniture militari, contractors, consiglieri militari e consulenti assegnati direttamente allo staff di Haftar e, a quanto pare, con l’arruolamento di mercenari in Sudan.
I documenti che pubblichiamo proverebbero la presenza in Libia di personale combattente sudanese assunto con la qualifica di “guardia di sicurezza” da parte della Black Shield Security, società emiratina di sicurezza.
Il sito The New Arab racconta che molti sudanesi sarebbero stati assunti come guardie di sicurezza per poi venire trasferiti in Libia, prima in campi di addestramento nei pressi di Bengasi e poi a combattere.
Difficile verificare l’origine e la veridicità dei documenti ottenuti da Analisi Difesa, che secondo fonti vicine alle milizie di Misurata sono stati trovati addosso a prigionieri catturati in combattimento, anche se in passato erano circolate indiscrezioni che anche i contractors russi della compagnia Wagner lavorassero con l’LNA in seguito a un contratto finanziato dagli EAU.
Del resto mercenari sudanesi sono stati impiegati anche in Yemen al fianco delle forze che combattono gli insorti sciti Houthi con il sostegno militare e finanziario di Riad e Abu Dhabi.
In Libia vi sarebbero almeno 4 mila combattenti sudanesi, secondo il quotidiano britannico The Guardian che sostiene vi siano centinaia di nuove reclute negli ultimi mesi. Secondo un comandante sudanese citato dal Guardian il loro intervento sarebbe stato cruciale nella occupazione dei campi petroliferi strappati alle forze del GNA.
Almeno 3mila miliziani sudanesi sarebbero stati reclutati per lo più nell’instabile regione occidentale del Darfur, dove negli ultimi anni hanno preso parte a diverse insurrezioni armate contro il regime di Omar Hassan al Bashir, deposto lo scorso aprile mentre altri combattenti hanno invece raggiunto la Libia con i propri mezzi per arruolarsi.
Secondo alcuni esperti militari Haftar avrebbe fatto arrivare in Libia anche un migliaio di paramilitari sudanesi delle Forze di sostegno rapido (RSF), arruolati con l’aiuto di un signore della guerra, Mohamed Hamdan Dagalo, noto come Hemedti.
In Sudan sono accusati di crimini mentre in Libia sono anche coinvolti in varie attività illegali, tra cui contrabbando e tratta dei migranti in viaggio verso l’Europa. La presenza in Libia di combattenti sudanesi era già stata denunciata nello scorso autunno da un gruppo di esperti di Onu, in un rapporto di 376 pagine consegnato al Consiglio di sicurezza.
Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.