Migranti 2/ In Europa è boom di clandestini
L’Europa è piena di immigrati clandestini. Nel 2017, l’ultimo anno a cui sono riconducibili i dati più precisi, si contavano tra i 3,9 e i 4,8 milioni di individui senza documenti e liberi di girovagare per il Vecchio Continente. Eppure nonostante la ‘libertà di movimento circa il 70 per cento dei clandestini vive stanziato in quattro paesi e la metà è oggi in Germania e Regno Unito.
Il Pew Research Center nel fotografare l’Europa degli immigrati non autorizzati rivela la crescita vertiginosa dal 2014, e il picco raggiunto nel 2016.
Il think-tank con sede a Washington ha provato a calcolare sia gli immigrati che risiedono in Europa con un documento temporaneo, sia i clandestini, escludendo, però, i richiedenti asilo in attesa di un qualche tipo di documento. Ne è venuto fuori che i cosiddetti “immigrati non autorizzati” costituivano circa un quinto (dal 16% al 20%) della popolazione totale non UE in Europa nel 2017, secondo le stime, e di questi ben il 4% era in possesso di una domanda di asilo in attesa per l’anno.
Ciò significa che ogni quattro immigrati regolari, uno è un clandestino. Il Regno Unito è di gran lunga il Paese dove risiede la più alta concentrazione di clandestini in Europa, sono oltre 1,2 milioni stimati, rispetto ai 700.000 in Germania.
Stima che arriva dopo il ritrovamento dei 39 immigrati vietnamiti morti in un container mentre venivano contrabbandati nel paese. Oltre alle migliaia di persone che recentemente sono state intercettate su imbarcazioni di fortuna nel tentativo di aggirare le frontiere a Calais.
Solo nel 2019 quasi 2.500 migranti che hanno tentato di attraversare la Manica per raggiungere la Gran Bretagna sono stati salvati in mare in Francia nel 2019, il quadruplo rispetto al 2018 quando erano stati soccorsi in 586.
“Questi numeri mostrano perché il 77% degli elettori considera l’immigrazione clandestina un problema serio”, dichiarava pochi mesi fa Alp Mehmet, presidente di Migration Watch Uk, da tempo scandalizzato dai numeri dell’immigrazione inglese. E oggi ancor di più per quanto pubblicato dal Pew Reserch Center.
In Germania, un quarto di tutti i residenti ha quello che chiamano ormai comunemente “background migratorio”, che significa avere almeno un genitore nato all’estero. Una cifra che è destinata ad aumentare con i decessi legati alla vecchissima popolazione europea, sostituita da una generazione più giovane, il cui 42% è fatto di bambini che hanno meno di sei anni e non hanno entrambi i genitori tedeschi.
In Svezia, a inizio 2019 gli stranieri costituivano il 19% della popolazione, quasi un quinto di quanti vivono nel Paese sono nati all’estero. Cifre record non solo per il cuore della Scandinavia, ma per tutta l’Europa: il numero di residenti e cittadini stranieri è raddoppiato solo in questo secolo. Il 31 agosto c’erano in Svezia 190.209 nati in Siria, 145.602 nati in Iraq e 145.487 nati in Finlandia.
Ecco, dunque, i numeri che immortalano l’Europa degli ultimi anni, quella trascinata nel dibattito sul come gli stati membri dovrebbero gestire l’immigrazione e quindi i servizi sociali, le questioni di sicurezza, le politiche di espulsione e gli sforzi d’integrazione. Ecco l’Europa preda dell’incapacità di far fronte all’immigrazione clandestina.
Secondo il think-tank statunitense nel 2014 nell’Unione gli “immigrati non autorizzati” oscillavano tra i 3 e i 3,7 milioni, nel 2016 già si era a circa i 5,3 milioni. Numeri che rappresentano la prima stima, da dieci anni a questa parte, dello stato delle cose nel Vecchio Continente. Infatti, la popolazione di immigrati non autorizzati è stata stimata per l’ultima volta nel 2008 da un team di ricercatori europei finanziato dall’UE, che aveva pensato al progetto “Clandestino”.
In quegli anni si stimava che il numero di clandestini oscillasse tra i 1,9 e i 3,8 milioni, esclusi i richiedenti asilo con visto in sospeso. Oggi l’indagine condotta fino al 2017, riguardante i paesi dell’UE, ed escludendo sempre i richiedenti asilo con una domanda in sospeso, racconta di un numero di clandestini tra i 2,8 e i 3,7 milioni.
Se si guarda alla Germania, una stima del 2014 denunciava tra i 180.000 e i 520.000 clandestini nei confini nazionali, solo tre anni dopo siamo ai circa 700.000 immigrati non autorizzati.
Nel Regno Unito, uno studio della London School of Economics ha calcolato il numero di immigrati non autorizzati residenti nel paese tra 417.000 e 863.000 nel 2007. Dieci anni dopo, il think tank statunitense parla di un’ondata di clandestini che oscillerebbe da un minimo di 800.000 a un massimo di 1,2 milioni.
In Italia, sono centinaia di migliaia gli immigrati a caccia di asilo sbarcati sulle coste del Belpaese nell’ultimo decennio: molti hanno lasciato la penisola per destinazioni migliori, altri sono rimasti pur senza autorizzazione. Il Pew Reserch Center, tenendo conto di decessi, regolarizzazioni, emigrati e nuovi arrivi, al 2017 – considerato l’anno ultimo di riferimento dell’indagine – stima tra i 500.000 e i 700.000 clandestini, compresi quanti sono in attesa di permesso.
In Francia, sarebbero circa 400.000 i clandestini al 2017. Nel novembre dello stesso anno, l’ex ministro dell’Interno Gérard Collomb dichiarava fossero 300.000 gli stranieri illegali che vivono in Francia, vale a dire lo 0,5% della sua popolazione. Mentre secondo il National Health Insurance Fund, solo nel 2015 hanno ricevuto assistenza medica 310.000 persone – perché in Francia esiste un piano medico del governo che dà accesso alle cure anche ai clandestini, e in questo modo diventa però più facile redigere statistiche.
A casa Merkel il numero di immigrati non autorizzati è quasi raddoppiato tra il 2014 e il 2017, quando ha raggiunto un picco di circa 1,4 milioni di clandestini. Come in Italia dove il picco è stato riscontrato per il 2017, in Francia, invece, nel 2016 ma le cifre non sono diminuite nel 2017. Al contrario, le stime del Regno Unito mostrano pochi cambiamenti nel numero di immigrati irregolari tra il 2014 (da 900.000 a 1,2 milioni) e il 2017 (da 800.000 a 1,2 milioni).
Per ognuno di questi quattro paesi è una giovanissima popolazione di immigrati ad essere arrivata nella speranza di ottenere i documenti, e in tantissimi sono rimasti pur non avendo ricevuto alcun permesso.
Il Regno Unito pare essere l’unico Paese a preoccuparsi un po’ di più – non dal punto di vista delle politiche governative, ma dalla frequenza di indagini statistiche – dell’impatto della popolazione di immigrati. La popolazione inglese continua a crescere quasi unicamente a causa della pressione dell’immigrazione.
Addirittura secondo Migration Watch si parla di un 82% riconducibile agli immigrati, senza contare i clandestini. Considerando, infatti, sia il numero di immigrati che si stabiliscono nel Regno Unito ogni anno, sia il numero di bambini nati da genitori immigrati di prima generazione, lo studio ha rilevato che dei 6,6 milioni che costituiscono la nuova popolazione, 5,4 milioni sono immigrati o figli di immigrati.
Che certi numeri non arrivino dal governo è sintomatico di tante cose, ma soprattutto del fatto che è una piccola parte di inglesi ad essere informata della reale entità del problema. Dal punto di vista del mercato immobiliare, della sanità e della sicurezza le cose iniziano a mettersi davvero male, eppure non tutti conoscono il perché.
Per quanto riguarda la crisi degli alloggi, Theresa May, per esempio, azzardò persino a chiedere la costruzione di nuove case e più grandi.
Foto Marina Militare ed EPA
Lorenza FormicolaVedi tutti gli articoli
Giornalista nata a Napoli nel 1992, si occupa di politica estera, in particolare britannica, americana e francese ma è soprattutto analista del mondo arabo-islamico. Scrive per Formiche, La Nuova Bussola Quotidiana, il Giornale e One Peter Five.