I turchi sbarcano a Tripoli artiglieria e cingolati da combattimento

L’escalation dell’intervento turco in Siria prosegue inarrestabile e soprattutto senza che nessuno cerchi di ostacolarlo, nonostante l’Onu, la Ue, diversi governi europei e quello italiano abbiano dichiarato quasi quotidianamente la volontà di garantire l’embargo sulle forniture di armi nella ex colonia italiana.

Prima i consiglieri militari con droni e sistemi di disturbo elettronici, poi missili e semoventi antiaerei, poi la fanteria composta da circa 3mila mercenari delle milizie jihadiste siriane e infine artiglieria, obici semoventi e cingolati da combattimento.

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Il 30 gennaio, scortata da una delle due fregate della Marina turca presenti da giorni al largo di Tripoli (una è le F-490 Gaziantep, ex US Navy classe Oliver Hazard Perry), la nave per il trasporto di veicoli Bana, battente bandiera libanese, ha sbarcato a Tripoli mezzi e armamenti turchi che includerebbero:

  • 6 cingolati trasporto truppe da combattimento ACV-19, evoluzione dell’ACV-15 sviluppato dall’M-113 realizzato in Turchia da FNSS Defense Systems
  • 2 obici semoventi d’artiglieria da 155 millimetri T-155 Firtina, prodotti in Turchia derivati dai semoventi sudcoreani K9
  • Un numero imprecisato di mortai pesanti da 120 millimetri HY1-12 prodotti in Turchia da MKEK
  • Due cannoni binati antiaerei da 35 millimetri Oerlikon GDF 003B prodotti su licenza in Turchia da MKEK
  • Autocarri tattici 4×4 BMC EFE da 2,5 tonnellate

I numeri limitati di ACV-19 e semoventi T-155 Firtina potrebbero indicare che altri esemplari giungeranno a Tripoli con altre navi ma già da ora si può affermare che si tratta dei mezzi terrestri più pesanti, protetti e complessi forniti alle forze libiche dai diversi “sponsor” stranieri.

Sia le milizie del Governo di accordo nazionale (GNA) che quelle legate all’Esercito nazionale libico del generale Khalifa Haftar impiegano in numero limitato carri da combattimento T-55 ereditati dall’esercito di Muammar Gheddafi. Durante le operazioni contro l’Isis a Sirte le milizie di Misurata impiegarono T-55 e obici semoventi Oto Melara Palmaria (nella foto sotto) mentre l’anno scorso emerse che tank e cingolati dell’LNA venivano mantenuti in condizioni operative da team di tecnici russi appartenenti a compagnie militari private, con ogni probabilità la Wagner.

Forces loyal to Libya's UN-backed unity government fire from a tank in Sirte's centre towards Ouagadougou as they advance to recapture the city from the Islamic State (IS) group jihadists on June 10, 2016. Forces loyal to Libya's unity government fought streets battles with the Islamic State group as they pressed an offensive to recapture their coastal bastion. The loss of Sirte, the hometown of ousted dictator Moamer Kadhafi, would be a major blow to the jihadists at a time when they are under mounting pressure in Syria and Iraq. / AFP PHOTO / MAHMUD TURKIA

Negli ultimi anni i mezzi terrestri forniti ai due schieramenti hanno incluso una vasta gamma di blindati e MRAP (protetti contro mine e ordigni improvvisati) tutti ruotati.

L’arrivo di questi ultimi veicoli da combattimento con obici semoventi, mortai da 120 millimetri e cannoni binati antiaerei potrebbero indicare che i turchi si apprestano a favorire un contrattacco intorno alla capitale colpendo con precisione le postazioni dell’LNA migliorando così la qualità dei tiri di artiglieria finora affidati per lo più a razzi non guidati.

Gli ACV-19 sono in grado di trasportare sul campo di battaglia squadre di fanti proteggendoli in modo ben più efficace di quanto non facciano gli attuali veicoli ruotati civili o militari come i Kirpi che i turchi hanno fornito da tempo al GNA ma che non avrebbero offerto prestazioni soddisfacenti in battaglia.

E’ possibile che i mezzi sbarcati dalla motonave Bana, tutti ampiamente testati negli ultimi anni nelle operazioni nel nord della Siria, abbiano equipaggi appartenenti all’Esercito Turco (che già schiera in Libia 350 uomini delle forze speciali) ma è probabile che gli ACV-19 (nella foto d’apertura) imbarchino squadre di mercenari siriani già peraltro abituati a operare su mezzi turchi e in stretta cooperazione con le forze di Ankara che li hanno addestrati.

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I cannoni binati antiaerei da 35 millimetro rafforzano ulteriormente le capacità di difesa aerea a bassa quota del GNA soprattutto contro droni, elicotteri e aerei da attacco al suolo tenuto conto che le forze aeree dell’LNA non dispongono di armi guidate lanciabili da quote elevate.

Il 30 gennaio il GNA ha annunciato di aver abbattuto un drone da ricognizione russo del tipo Orlan-10 a sud di Tripoli, velivolo già impiegato in più occasioni dall’LNA e gestito con ogni probabilità da contractors russi che ne avevano già perso un esemplare l’anno scorso vicino a Sirte.

Dall’inizio dell’offensiva contro Tripoli da parte delle forze di Haftar, nell’aprile scorso, il GNA ha reso noto di aver abbattuto o distrutto l suolo 16 velivoli nemici: 7 aerei e 9 droni.

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I primi includono di cui 2 aerei da attacco Sukhoi Su-22, 2 cacciabombardieri Mig-23, un “ricognitore emiratino” (probabilmente un aereo antiguerriglia AT-802, un “cargo Ilyushin” e un addestratore armato L-39.

Dei droni non vengono meglio specificati ma, oltre agli Orlsan-10 è noto l’abbattimento di alcuni velivoli armati di costruzione cinese Wing Loong 2 gestiti dagli Emirati Arabi Uniti.

“Abbiamo ricevuto rapporti sicuri che confermano che ieri nel porto di Tripoli sono state consegnate armi e munizioni e ciò è avvenuto grazie alla protezione di due navi da guerra turche” ha detto il 30 gennaio il portavoce dell’esercito nazionale libico, colonnello Ahmed al -Mismari, in conferenza stampa.

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“La questione ora – ha proseguito il portavoce – è vedere come la comunità internazionale si pone di fronte a questa pubblica invasione turca e come comunità internazionale e Nazioni Unite si posizioneranno di fronte a questa chiara violazione della tregua”.

Al Mismari, certo meno disposto a fornire dettagli circa la cinquantina di voli di aerei cargo che hanno recentemente trasportato dagli Emirati Arabi Uniti armi, mezzi e munizioni per l’LNA, ha poi affermato che l’aeroporto tripolino di Mitiga è ormai “una base aerea completamente turca”.

La presenza della motonave Bana, scortata da una fregata turca era stata segnalata il 29 gennaio da una fonte militare francese all’ agenzia France Presse. A localizzare la nave era stato un velivolo decollato dalla portaerei Charles de Gaulle impegnata alla testa di un gruppo navale in esercitazioni congiunte con la Marina Greca nel Mediterraneo centro-orientale determinate dalla volontà comune di Atene e Parigi di contrastare le iniziative navali turche in Libia e nelle acque cipriote ricche di gas.

F-490 TCG Gaziantep, a G-class frigate of the Turkish Navy (1 of 8) Displacement: 4,100 long tons (4,166 t) full load Length: 135.6 m (444 ft 11 in) Beam: 13.7 m (44 ft 11 in) Draught: 6.7 m (22 ft 0 in) Propulsion: 2 × GE LM 2500 gas turbines, 41,000 hp (31 MW) 1 propeller and 2 × bow thrusters Speed: 30 knots (56 km/h; 35 mph) Range: 5,000 nmi (9,300 km) at 18 kn (33 km/h) Complement: 222 (19 officers, 203 men) Sensors and processing systems: Combat Management System: GENESIS (Gemi Entegre Sava? ?dare Sistemi)[1] Search radar: SMART-S Mk2[2] Armament: 1 × Mk 15 Phalanx CIWS 1 × Oto Melara 76mm DP gun 8 × Harpoon SSM 40 × SM-1 MR SAM 32 × ESSM launched from Mk-41 VLS[3] (4 ESSM missiles per MK-41 cell through the use of MK25 Quadpack canisters, total of 8 cells)[4] Two triple Mark 32 Anti-submarine warfare torpedo tubes with Mark 46 or Mark 50 anti-submarine warfare torpedoes Aircraft carried: 1 × S-70B Seahawk or AB-212 (ASW/ASuW/EW) More: https://en.wikipedia.org/wiki/G-class_frigate

La presenza di una nave turca per ricerche energetiche in un settore delle acque cipriote assegnato a ENI e Total ha contribuito a indurre Emmanuel Macron a rafforzare la presenza navale nell’area.

Al momento non si può dire altrettanto del governo italiano che si è limitato, col ministro degli Esteri Luigi Di Maio, a esprimere la sua preoccupazione ad Ankara. Del resto Turchia e Francia sono ai ferri corti fin dall’autunno scorso quando l’intervento militare turco in Siria sollevò pesanti critiche in Francia.

Alcune fonti rilevano che la presenza navale turca al largo della Libia sarebbe ben più consistente di quanto non appaia. La Marina di Ankara schiererebbe all’interno della Zona economica esclusiva libica (estesa arbitrariamente con il Memorandum turco-libico del 26 novembre scorso) ben 4 fregate da 4mila tonnellate classe G (le ex Perry statunitensi): la già citata F490 Gaziantep, la F496 Gökova, F497 Göksu e F495 TCG Gediz più la nave appoggio/rifornimento da 20mila tonnellate A595 Yarbay Kudret Güngör della classe Akar.

@GianandreaGaian

 

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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