In Libia nessuna tregua ma la Ue trova l’intesa sull’Operazione Irene
Nonostante le aspettative di ONU e UE la tregua approvata in gennaio alla Conferenza di Berlino continua a non venire rispettata in Libia dove le limitazioni agli scontri bellici potrebbero essere legati a un equilibrio instabile tra le opposte fazioni e soprattutto alla crescente emergenza per il Coronavirus (martedì il ministro della Salute di Tripoli ha segnalato il primo caso di Covid 19 in Libia).
Nei giorni scorsi l’Esercito nazionale libico (LNA) del generale Khalifa Haftar ha colpito il centro della capitale con razzi che hanno ucciso o ferito alcuni civili: una ulteriore escalation del conflitto che sembra voler indicare la volontà di Haftar di non rinunciare all’offensiva su Tripoli nonostante l’arrivo di 4.700 mercenari siriani e almeno 300 militari turchi a difesa di Tripoli, Zintan e Misurata.
Nel bombardamento d’artiglieria del 21 marzo è stato colpito anche il popoloso quartiere periferico di Ain Zara dove martedì è stata lanciata una nuova offensiva che ha visto le forze dell’LNA sostenute dai mercenari russi con artiglieria pesante.
L’attacco sembra aver colto di sorpresa le difese del GNA che dopo aver perso terreno, hanno però contrattaccato fermando la penetrazione delle truppe di Haftar verso il centro della capitale.
Il GNA aveva schierato il 24 marzo molte forze guidate da ufficiali turchi più a ovest per l’Operazione “Tempesta di pace” nell’area di Zintan tesa a conquistare l’aeroporto militare di Watya.
Il generale Osama al-Juwaili, comandante della cellula operativa congiunta del governo di Tripoli, ha annunciato il 25 marzo la conquista base aerea ma non vi sono conferme in proposito.
Da tempo è attesa una vasta controffensiva del GNA su tutti i fronti, con i mercenari siriani in prima linea guidati da ufficiali turchi, e con tre direttrici:
- a ovest di Tripoli, nell’area di Zintan, per occupare la base aerea di Watya
- a Tripoli per respingere le truppe di Haftar ad almeno 30 chilometri dal centro per mettere al riparo il cuore della capitale dai bombardamenti dell’artiglieria
- a est per riconquistare Sirte, caduta in gennaio nelle mani delle forze dell’LNA
La tregua sostenuta da ONU e UE sembra quindi avere ben poche speranze di prendere piede.
L’intesa Ue per l’Operazione Irene
Dopo settimane di dibattiti e veti la Ue ha raggiunto un’intesa per l’avvio dell’operazione navale Irene (‘ Pace’ in greco), per il controllo dell’embargo Onu sulle armi alla Libia.
Il comando sarà a Roma (il comandante è il contrammiraglio Fabio Agostini) ma eventuali migranti illegali che dovessero essere soccorsi in mare dalle navi europee non saranno sbarcati nei porti italiani. L’intesa prevede infatti che i Paesi partecipanti definiscano un meccanismo di ripartizione ad hoc, su base volontaria, con lo sbarco nei porti della Grecia.
Una soluzione accettata da Atene in cambio di non meglio precisate compensazioni politiche ed economiche. Anche perché, come è stato fatto notare – alla luce dell’emergenza coronavirus – non sono pensabili gli sbarchi nei porti nazionali o la partecipazione italiana alla ridistribuzione. I dettagli comunque sono trapelati in via confidenziale, perché l’intesa è stata trovata alla riunione degli ambasciatori dell’Ue e deve essere ancora ufficializzata.
La nuova missione, a cui forniranno navi Italia, Francia, Spagna, Germania e Finlandia., è destinata a sostituire l’attuale operazione Sophia, il cui mandato scadrà a fine marzo. Irene dovrebbe quindi prendere il via ad aprile e avrà un mandato di un anno, con verifiche sulla sua operatività ogni quattro mesi.
Le navi di Irene incroceranno al largo delle coste tra Tripolitania e Cirenaica, a est delle rotte seguite da barconi e gommoni carichi di dei clandestini ma in ogni caso l’accordo in ambito Ue è stato raggiunto solo dopo l’introduzione di una clausola che prevede il ritiro delle navi nel caso la loro presenza attirasse migranti illegali.
Una decisione che mina fortemente la deterrenza dell’operazione navale Ue poiché ai contendenti libici basterà mettere in mare qualche barcone o gommone di immigrati illegali per rendere agevole il passaggio di navi cariche di armi in violazione dell’embargo ONU.
Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.