Militari russi in Italia: perché sono qui e cosa fanno

Pubblichiamo un lancio dell’agenzia di stampa Askanews che fa il punto sulla tanto discussa presenza di militari russi giunti in Italia  per supportare la lotta contro il Coronavirus.

 

Askanews  – “Dalla Russia con amore” era soltanto un vecchio film di spionaggio. Ma dalla sera del 21 marzo, ovvero da quando Vladimir Putin telefona a Giuseppe Conte e concorda una missione russa di aiuti all’Italia – messa sotto scacco dal coronavirus – il titolo diventa qualcosa di nuovo e mai visto sul nostro territorio: 8 squadre mobili di virologi e medici militari russi, aerei carichi di autocarri verde scuro dall’inconfondibile targa nera, sistema di disinfezione aerosol, nonché attrezzature mediche, mascherine in grande quantità.

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Tutto diretto a Pratica di Mare, che per i russi non è semplicemente una base militare sul litorale romano, ma piuttosto il luogo di storici accordi e della mediazione italiana tra Usa e Russia.

Inevitabilmente la scelta di Putin caduta sui militari ha scatenato e continua a scatenare polemiche nel nostro Paese, benché fosse stata concordata al più alto livello bilaterale. Ma poco è stato spiegato. In primis non è stato detto che in Russia il top della sanità è proprio quella militare: un comparto con strutture ospedaliere separate, personale qualificatissimo e anche produzione di strumenti e apparecchi medicali.

Sì, perché anche se l’industria della Difesa russa ce la ricordiamo per il Kalashnikov, o per il carro armato T-34 contro i nazisti a Berlino, oggi fa anche altro. Compresi i respiratori o “dispositivi per la ventilazione meccanica”.

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Come gli Aventa-M, il cui disegno spiccava a marzo sulle scatole scaricate dagli aerei militari russi a Pratica di Mare. Top di gamma, valore di listino pari a 14 mila euro ciascuno prodotto da UPZ – OJSC Ural Instrument-Making Plant (parte della holding statale Rostec). Si tratta di dispositivi mobili che lavorano sull’inalazione/espirazione, dotati di un generatore di flusso integrato e un moderno controllo touch. In Russia ne vengono prodotte 600 unità al mese. E ancora mascherine antivirus SPIRO-302, tute per la protezione totale e molto altro.

Insomma la scelta di Putin, che ha fatto scandalizzare alcuni osservatori, equivale a dire: vi mando il meglio. E non solo in Italia, perché secondo la stampa russa, dozzine di Aventa sono stati mandati anche a New York.

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Il ministero della Difesa russo all’inizio parlava di circa 100 persone pronte per l’Italia, con i principali specialisti nel campo della virologia e dell’epidemiologia. Le 8 squadre mediche e infermieristiche comprendono ciascuna un medico generico, un anestesista-rianimatore, un epidemiologo, un’infermiera anestesista e, inoltre, unità dotate di complessi ad alte prestazioni per la disinfezione di edifici e strade. La Regione Lombardia ha poi parlato di 150 persone destinate all’Ospedale degli Alpini a Bergamo.

Da Pratica di Mare infatti, dopo una serie di riunioni con rappresentanti della Difesa e della Protezione Civile italiana la colonna dei russi, composta da 22 automezzi, scortata dai carabinieri e divisa in due parti, ha risalito il nostro stivale, passando per Firenze e Bologna, e arrivando a Bergamo. Da qui è partita anche un’azione di disinfezione delle strutture maggiormente interessate dall’epidemia. A partire dalla ben nota Martino Zanchi.

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Sinora sono stati disinfettati migliaia di metri quadrati di locali interni e strade di accesso. Aleksey Spirinchev, a capo del gruppo che si occupa della disinfezione spiega che non si tratta di sostanze fortemente inquinanti, ma di alcool: “In tre settimane qui sono morte 20 persone, noi stiamo aiutando a debellare il virus dalle stanze. Tutti i locali vengono trattati con alcool al 70% che è abbastanza efficace, sia contro i virus che contro i batteri”.

I medici e i militari russi dopo il 26 marzo hanno visitato numerose strutture, compresi piccoli comuni, come Gromo, Cene, Brembate di Sopra, Clusone, Alzano Lombardo e anche Valbondione, piccolo comune dell’alta Val Seriana, dove il sindaco Romina Riccardi aveva tolto la bandiera europea.

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Mosca aveva parlato inoltre di 1 milione di mascherine e 200 mila test per l’infezione da coronavirus donati dal famoso uomo d’affari cinese, Jack Ma, membro onorario della Russian Geographical Society, una specie di club esclusivo guidato da Putin.

Ovviamente più che l’opinione pubblica italiana, c’è per Putin quella russa che inizia a conoscere solo ora il coronavirus. E che potrebbe vedere non di buon occhio tante elargizioni. Al di là della retorica, il ministero della Difesa russo ha messo subito in chiaro: non si tratta soltanto di aiuto, ma anche di un’utile esercitazione. L’esperienza acquisita nell’eliminazione delle conseguenze del Covid 19 in Italia sarà “nell’interesse dello Stato” russo.

 

 

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