Covid 19: per i “Five Eyes” la Cina nascose prove e dati sul virus

La Cina avrebbe “deliberatamente nascosto o distrutto prove dell’epidemia di coronavirus” nella prima fase dell’epidemia, “un attacco alla trasparenza internazionale costata decine di migliaia di vite umane” e che ha messo in pericolo altri Paesi.

E’ quanto emerge da un rapporto stilato dal “club” d’intelligence Five Eyes che riunisce i servizi segreti dei paesi anglosassoni (Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada, Australia, Nuova Zelanda) secondo quanto scrive il giornale australiano Daily Telegraph, che rivela di averne avuto una copia.

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Il documento, scrive il quotidiano, elenca gli ostacoli che Pechino avrebbe posto, prima di invertire completamente la rotta il 20 gennaio: avrebbe nascosto o distrutto prove, negato inizialmente la trasmissibilità da uomo a uomo, messo a tacere o addirittura “fatto sparire” medici che volevano avvertire del reale pericolo, negato campioni del virus agli scienziati stranieri che ne facevano richiesta e, infine, bloccato l’accesso delle organizzazioni internazionali alla provincia di Wuhan, epicentro del contagio.

Il rapporto d’intelligence evidenzia anche come “figure-chiave del laboratorio di virologia di Wuhan in passato hanno lavorato o fatto tirocinio in laboratori del governo australiano”, dove” hanno condotto ricerche su virus ricavati da pipistrelli, cercando per sintesi di ottenere dei coronavirus incurabili”.

Per lo statunitense New York Post nel rapporto di 15 pagine si afferma che il virus potrebbe essere sfuggito dal Wuhan Institute of Virology mentre il segretario di Stato americano Mike Pompeo ha affermato oggi che “ci sono numerose prove sul fatt oche il coronavirus arrivi dal laboratorio di virologia di Wuhan”.

Per il britannico Independent, il rapporto non porta nessuna prova di quanto ha affermato il presidente americano Donald Trump che aveva ordinato un’inchiesta per stabilire se il Covid-19 fosse nato in un laboratorio.

Un’ inchiesta alla quale si era associata anche l’intelligence australiana, mentre gli 007 Usa hanno poi escluso che il virus sia stato creato dall’uomo o geneticamente modificato. Inoltre, il materiale contenuto nel rapporto di Five Eyes sarebbe, secondo l’Independent, materiale già più o meno conosciuto.

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Il dibattito in atto mette senza dubbio in luce come il Covid-19 sia ornai tema di scontro politico e strategico in tutto il mondo.

Oggi tutti i governi occidentali (escluso quello italiano, evidentemente “infiltrato” pesantemente da lobby filocinesi) chiedono a Pechino spiegazioni e chiarimenti su silenzi, omissioni e ritardi nella condivisione delle informazioni sul virus e sui tanti cinesi che sono scomparsi dopo aver cercato a vario titolo di acquisire informazioni e diffonderle.

Richieste a cui il regime comunista cinese ha risposto con la minaccia di ripercussioni e rappresaglie economiche, come è accaduto anche con l’Australia da dove, forse non a caso, il rapporto dell’intelligence è finito in mano ai media.

Il rapporto dei Five Eyes reso noto dal Daily Telegraph, in effetti rivela per lo più aspetti già noti ma in questa vicenda divenuta teatro ideale anche per la guerra di propaganda Pechino ha senza dubbio la colpa oggettiva e indiscutibile di aver nascosto a lungo di avere “un problema” a Wuhan e la natura del “problema”.

@GianandreaGaian

Foto OMS, Xinhua e Difesa.it

 

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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