Impennata di sbarchi: la sanatoria del governo getta benzina sul fuoco
Come era facile prevedere la sanatoria decisa del governo italiano che regolarizzerà un numero di immigrati clandestini previsto in 200 mila unità dal ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, sta facendo impennare gli sbarchi dalle coste di Libia, Tunisia e Algeria ma anche i tentativi di raggiungere l’Italia dai confini terrestri
Un “fattore d’attrazione” che nessuno al Governo può definire imprevisto, specie in concomitanza con la bella stagione che favorisce i traffici di esseri umani sul mare, al punto che è lecito chiedersi se l’iniziativa di regolarizzare un numero così ampio di clandestini non abbia anche l’obiettivo di attirare nuovi flussi per riprendere a finanziare su vasta scala le lobby del soccorso e dell’accoglienza, tutte legate con diverse sfumature alle forze politiche immigrazioniste dell’attuale maggioranza di governo.
Tra domenica e martedì scorsi sono sbarcati a centinaia tra Linosa, Lampedusa, Sicilia e Sardegna, molti destinati a stare in quarantena a Porto Empedocle sulla nave Moby Zaza (nella foto a lato) , che ci costa un milione di euro al mese e da dove nei giorni scorsi una ventina di tunisini hanno inscenato una rivolta chiedendo e ottenendo di terminare la quarantena a terra.
La resa totale dell’Italia all’immigrazione clandestina, che il nostro stesso governo sta alimentando incoraggiando il business dei trafficanti (e con esso anche i potenziali morti in mare), è ben dimostrata anche da altri dati inoppugnabili. Sono ripresi gli sbarchi in Sardegna dall’Algeria con l’arrivo di 43 clandestini in tre giorni.
Anche la Guardia costiera tunisina ha sventato negli ultimi tre giorni quattro operazioni di emigrazione illegale verso le coste italiane in partenza da Sfax, Nabeul, Biserta e Tunisi fermando 144 persone. La scorsa settimana altre 10 imbarcazioni vennero fermate dai guardiacoste tunisini mentre nel week end appena trascorso le motovedette libiche hanno soccorso e riportato in Libia 317 clandestini diretti in Italia, altri 324 nelle ultime 48 ore per un totale di oltre 3.500 dall’inizio dell’anno.
Nella serata del 28 maggio sono sbarcati a Lampedusa 186 clandestini che hanno raggiunto il porto dell’isola a bordo di tre imbarcazioni che erano salpate da Zuara, sulla costa libica.
Lo stesso giorno 75 migranti illegali sono stati soccorsi da navi maltesi.
Dal primo gennaio al 29 maggio sono sbarcati in Italia dall’Africa 5.024 clandestini (per oltre la metà da Bangladesh, Sudan, Costa d’Avorio, Algeria e Marocco) più del triplo dei 1.4561 sbarcati l’anno scorso nello stesso periodo.
Oltre agli sbarchi vanno segnalati i flussi in aumento di immigrati illegali asiatici (soprattutto afghani e pakistani) che dalla Bosnia si infiltrano in Croazia e Slovenia senza di fatto trovare ostacoli fino all’ingresso in Italia, dove l’accoglienza continua ad essere garantita a tutti. Così, in assenza di respingimenti, i flussi vengono incoraggiati dalle scelte del governo italiano.
Inoltre la Caritas ha segnalato una ripresa dei transiti di migranti al confine con la Francia, che starebbe attuando i respingimenti verso l’Italia graditi a quanto pare anche ai clandestini che sperano di regolarizzarsi con la sanatoria voluta dal ministro Bellanova e rivolta a chiunque dichiari (anzi, autocertifichi) di essere entrato in Italia prima del 31 ottobre scorso.
Il ministro dell’Interno, che stima in 200 mila i clandestini che verranno regolarizzati dalla sanatoria (ma potrebbero essere molti di più), è invece impegnato a chiedere chiarimenti a Malta che ancora una volta avrebbe rifornito imbarcazioni cariche di migranti aiutandole a dirigersi verso l’Italia. Atteggiamento non nuovo ma del resto condiviso dai clandestini che non si sono certo imbarcati pagando i trafficanti per raggiungere l’Europa a Malta.
In realtà non c’è nulla di nuovo rispetto a quanto accaduto in passato e a quanto accade oggi anche in altre aree d’Europa come dimostrano le polemiche per i clandestini (curdi e iracheni soprattutto) sbarcati in oltre un migliaio sulle coste britanniche della Manica, aiutati nella traversata dalle navi francesi che invece di fermare i barconi li “scortano” fino al limite delle acque di Sua Maestà.
Malta è finita da tempo nel mirino della Ue perché accusata di aver attrezzato alcune imbarcazioni per respingere i clandestini in mare consegnandoli alle motovedette libiche. I respingimenti, deplorati dalle agenzie dell’ONU, sono condannati anche dalla Ue che ha ribadito domenica che le operazioni di salvataggio e soccorso in mare sono un dovere di diritto internazionale chiedendo ai Paesi membri di lavorare per trovare soluzioni anche in questo momento difficile.
Anacronistico che dopo tanti anni di flussi migratori illegali organizzati che coinvolgono Stati, organizzazioni criminali e terroristiche la Ue non abbia provveduto a distinguere i veri naufraghi da soccorrere dai migranti illegali da respingere. Difficile dopo tanto tempo avere dubbi sul fatto che si tratti di incapacità o di precisa volontà politica.
Invece di alimentare vecchie polemiche, la posizione maltese (così come la distratta attenzione di Croazia e Slovenia per i flussi di clandestini dalla Bosnia verso l’Italia) offrirebbe a Roma l’opportunità per “fare squadra” e coordinare insieme alle forze navali maltesi e di Tripoli (addestrate, sostenute e coordinate dall’Italia e in misura minore dalla Ue) i respingimenti di tutti i clandestini in arrivo dalla Libia.
Se le autorità italiane rimorchiassero in acque tunisine e algerine anche i barconi provenienti da quei paesi in pochi giorni verrebbero scoraggiati tutti i traffici illegali di migranti e i trafficanti non incasserebbero più un soldo.
Un approccio che verrebbe condannato dalla Ue e da alcuni Stati membri ma che suonerebbe serio e credibile a tutela degli interessi nazionali e dei cittadini italiani specie in questo momento difficile in cui è lo stesso Viminale a lanciare l’allarme per il rischio che esploda la “rabbia degli italiani”.
Dedicare attenzioni e risorse agli immigrati clandestini, regolarizzandoli invece di espellerli o attirandone e accogliendone altri invece di respingerli, significa voler nutrire irresponsabilmente questa rabbia già alimentata dai gravi e ingiustificabili ritardi del governo nel fornire aiuti a famiglie e lavoratori e in un’Italia che secondo le stime vedrà la disoccupazione e la povertà più che raddoppiata e il Pil crollare quest’anno di 10 punti.
Invece di spegnere o cercare di contenere l’incendio, con la sanatoria il governo Attira nuovi flussi illegali gettando benzina sul fuoco.
Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.