L’Esercito Italiano promuove una più stretta cooperazione con USA e Israele
L’Esercito Italiano guarda a due importanti Forze Armate nel mondo per sviluppare nuove forme di cooperazione atte a potenziare l’evoluzione capacitiva delle proprie forze e dei propri mezzi.
La Forza Armata apre all’intensificazione della cooperazione con Israele e gli Stati Uniti, offrendo un’inedita finestra sui più recenti sviluppi legati ai rapporti che la stessa Forza Armata e la Difesa italiana avrebbero instaurato con i due Paesi citati, i rispettivi Ministeri della Difesa ed omologhe Forze Armate.
Parlando specificatamente di ‘Capacità e Sistemi’ che rappresentano uno delle ‘5 Sfide’ che la Forza Armata si pone per colmare il divario prestazionale ed assicurare l’interoperabilità con le Forze Armate terrestri dei Paesi alleati e con le stesse Forze Armate consorelle, fra i provvedimenti addottati, il sito istituzionale dedicato al comunicazione dell’Esercito fa specifico riferimento “all’intensificazione della cooperazione con Israele e Stati Uniti”.
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In particolare, parlando dei rapporti con il primo Paese, evidenzia la “promossa cooperazione italo-israeliana in materia di veicoli blindati tesa a incrementare le capacità e le performance delle rispettive piattaforme nazionali, estendendo la collaborazione anche a possibili ulteriori progettualità comuni, come in tema di carri armati (Main Battle Tank)
Se tale cooperazione era già nota e si conoscono a grandi linee i legami ma non gli sviluppi della consistenza dei medesimi, “l’intensificazione dei rapporti con l’US Army in tema di sviluppo capacitivo” rappresentano un’importante novità, resa ancora più significativa e dirimente dal punto di vista della cooperazione per i settori in cui quest’ultima dovrebbe svilupparsi.
Secondo quanto riportato dal sito istituzionale della Forza Armata, quest’ultimo avrebbe promosso “lo sviluppo di una forma di cooperazione bilaterale finalizzata al coinvolgimento dell’Esercito nel processo di ammodernamento dello U.S. Army attraverso la partecipazione concreta ai programmi Next Generation Combat Vehicle (NGCV) e Future Vertical Lift (FVL)”.
Si tratta di significativi sviluppi nei rapporti con le Forze Armate dei Paesi amici ed alleati che in aggiunta alle importanti scelte di cooperazione fra i rispettivi Governi, avranno, in caso di sviluppo concreto, importanti ripercussioni di carattere politico-industriale.
Analizzando nello specifico le attività di cooperazione finora portate avanti fra il Ministero della Difesa italiano e quello israeliano sono già note quelle nel settore aerospaziale che hanno portato a programmi come l’acquisizione dell’M-346 da parte israeliana e di velivoli CAEW e satellite OPSAT 3000 da parte italiana per menzionare le principali.
Meno conosciute sono quelle nel settore specifico delle Forze terrestri. Nell’ambito dell’attività di cooperazione nel settore dei blindati, secondo quanto è stato divulgato ufficialmente, i rispettivi Ministeri hanno siglato un Implementing Agreement che ha portato allo sviluppo di due programmi di studio ingegneristico legati ai rispettivi programmi nazionali di punta rappresentati per l’Italia dal VBM 8×8 Freccia (nella foto sopra), ed in particolare la futura versione EVO e per Israele dal nuovo VBM 8×8 Eitan (neklla foto sotto) che secondo quanto dichiarato dal Ministero della Difesa lo scorso febbraio entrerà presto in produzione per diventare operativo alla fine del 2021.
Secondo il Documento Programmatico Pluriennale (DPP) della Difesa 2019-2021, il programma prevede in una prima fase lo scambio di soluzioni tecnologiche di reciproco interesse allo scopo di introdurre ed applicare migliorie sui veicoli ruotati blindati sopra indicati.
In particolare, ad Iveco Defence Vehicles (Iveco DV) è stato assegnato il programma per lo studio ingegneristico e l’integrazione di un ‘power pack’ di proprio design (motore e cambio) sul veicolo israeliano Eitan mentre al Consorzio Iveco-Oto Melara (CIO) è stato assegnato un altro studio ingegneristico per la verifica integrativa del sistema di protezione attiva o APS (Active Protection System) IRON FIST di Elbit Systems o presumibilmente evoluzioni della relativa famiglia, sulla piattaforma Freccia nella nuova versione EVO.
Ma la cooperazione potrebbe essere più spinta: lo stesso DPP 2019-2021, espressamente afferma che ‘in prospettiva, inoltre, è prevista una seconda fase mirata alla realizzazione congiunta di due prototipi di veicolo, uno “ruotato” e uno “cingolato”, caratterizzati da spinta comunalità sia nel design della piattaforma di base sia, per quanto possibile, negli equipaggiamenti operativi.
Il fabbisogno complessivo per entrambi le fasi del progetto è indicato per il triennio in considerazione in 25,0 milioni di euro a ricadere sul bilancio ordinario della Difesa.
Sempre in tema di cooperazione tecnologica nel settore terrestre, alla fine del 2019, nell’ambito del Piano Nazionale della Ricerca Militare (PNRM), è stato assegnato alla società Bitossi il progetto “Ultra-Long CNTs reinforcing ceramic for advanced armor applications (ULCNT)”, per lo sviluppo e la realizzazione di nuovi materiali compositi a matrice ceramica rinforzati con nanotubi di carbonio, al fine di verificare le proprietà balistiche e, in caso di esito positivo, sviluppare un processo di industrializzazione per la produzione in larga scala.
Lo stesso Esercito, anticipando i provvedimenti addottati per rispondere alle presenti e future esigenze operative, sul medesimo sito dedicato alle ‘5 Sfide’ fa specifico riferimento all’acquisizione dei sistemi di contrasto della minaccia mini e micro APR (Aeromobile a Pilotaggio
Remoto) ‘Drone Dome’ (nelle foto sopra e sotto) del gruppo israeliano Rafael Advanced Defense Systems, al fine di dotare quanto prima la Forza Armata di apparati per la protezione del personale impegnato nei principali teatri operativi con il sistema israeliano, che risulterebbe già in servizio.
Come anticipato, nel settore dei mezzi corazzati, la Difesa e l’Esercito italiano starebbero guardando, come evidenziato dal Rapporto 2019, a partner e programma internazionali sia in ambito europeo che altrove, per sviluppare un nuovo Main Battle Tank con cui sostituire in futuro gli Ariete, al fine di condividere gli importanti fondi necessari per tale attività.
Non sono invece emersi dettagli o informazioni riguardanti la cooperazione con l’US Army, ed in particolare “lo sviluppo di una forma di cooperazione bilaterale finalizzata al coinvolgimento dell’Esercito nel processo di ammodernamento dello U.S. Army attraverso la partecipazione concreta ai programmi Next Generation Combat Vehicle (NGCV) e Future Vertical Lift (FVL)”.
L’US Army ha l’importante programma denominato OMFV (Optionally Manned Fighting Vehicle) per il rimpiazzo dei veicoli corazzati M2 Bradley che è stato stoppato e rilanciato lo scorso febbraio chiedendo all’industria nuovi input per come soddisfare nuovi macro-requisiti, dalla sopravvivenza alla mobilità, ad una logistica meno pesante. In generale, l’US Army sta guardando ad un potenziamento incrementale generale delle proprie capacità in termini di combattimento, e non soltanto ad un miglioramento ulteriore delle capacità del Bradley.
In Italia, il settore dei veicoli corazzati ha avuto una ridotta attenzione per lungo tempo, causa i limitati fondi disponibili che sono andati al potenziamento delle capacità nel settore dei veicoli blindati ruotati, in base anche agli scenari operativi ed alle missioni partecipate.
L’Esercito Italiano dovrà in futuro rimpiazzare i veicoli corazzati da combattimento (VCC) Dardo ed a tale riguardo ha dichiarato che sta esplorando soluzioni di cooperazione internazionale, inserendo tale progettualità anche nell’iniziativa europea PeSCo.
Iveco Defence Vehicles (Gruppo CNH Industrial) è già coinvolta con BAE Systems nel programma ACV (Amphibious Combat System) per il Corpo dei Marine (nella foto sotto) e nell’ambito del Consorzio Iveco-Oto Melara (CIO) insieme a Leonardo sta portando avanti importanti programmi nel settore dei veicoli blindati in Italia, quali il Centauro II e presto l’evoluzione del VBM Freccia, in aggiunta alle iniziative PeSCo.
Con il programma Future Vertical Lift (FVL) che si suddivide in due ulteriori programmi il FARA (Future Attack Reconnaissance Aircraft) per un nuovo elicottero da ricognizione armata e trasporto leggero ed il FLRAA (Future Long-Range Assault Aircraft) per una nuova piattaforma da trasporto medio-pesante, l’US Army intende rinnovare in toto le piattaforme ad ala rotante in servizio con macchine di nuova generazione destinate ad assicurare un vantaggio tecnologico e capacitivo rispetto a quelle in servizio ed in sviluppo da parte cinese e russa.
Lo scorso marzo, il Dipartimento per la Difesa americana ha ridotto a due i contendenti per il programma FARA, in particolare scegliendo le soluzioni offerte da Sikorsky (Lockheed Martin) e Bell mentre per il programma FLRAA sono stati selezionati due concorrenti rappresentanti da Bell e dal team industriale Sikorsky/Boeing (nella foto sotto).
Entrambi i programmi e le rispettive proposte industriali offrono salti generazionali in termini di capacità e prestazioni, destinati a rivoluzionare il settore dell’ala rotante non soltanto per applicazioni militari. Oggi nell’ambito della NATO, i partner europei hanno programmi o stanno guardando a soluzioni per soddisfare esigenze similari.
L’industria italiana di settore rappresentata dal gruppo Leonardo, uno dei due leader mondiali europei insieme ad Airbus, sta portando avanti programmi per nuove piattaforme in questo settore, e più specificatamente la soluzione offerta dal convertiplano, con attività legate principalmente al settore governativo e civile.
È ancora troppo presto per ogni ulteriore valutazione alla luce del fatto che non si conoscono ancora i piani dell’Esercito e della Difesa al riguardo, ma in passato i programmi transatlantici che hanno coinvolto l’Italia e la propria industria, in primis il programma F-35, non hanno registrato quel ritorno industriale, finanziario e occupazionale che ci si attendeva per diversi motivi.
Per questo, fondi permettendo e alla luce delle scelte strategiche e degli investimenti possibili a livello Paese, ogni potenziale collaborazione con gli USA che possa aprirsi nel settore della Difesa e in particolare nei settori (elicotteristico ma non solo) in cui l’Italia è all’avanguardia a livello mondiale, dovrà portare un vantaggio tecnologico, produttivo e di mercato senza precedenti rispetto al passato.
Foto: Breaking Defense, Lockheed Martin, Bell, US Army, Boeing, Rafael, IMI, Iveco ed Esercito Italiano
Luca PeruzziVedi tutti gli articoli
Nato a Genova nel 1966 e laureato in giurisprudenza, è corrispondente per l'Italia e collaboratore delle riviste internazionali nel settore della difesa del gruppo inglese IHS Markit (Jane's Navy International e Jane's International Defence Review) e della casa editrice tedesca Mittler Report Verlag (European Security & Defense e pubblicazioni collegate) nonché delle riviste di settore Armada International, European Defence Review e The Journal of Electronic Defense. In Italia collabora anche con Rivista Marittima, Aeronautica & Difesa e la testata online dedicate al settore marittimo ed economico The MediTelegraph (Secolo XIX).