Mentre l’Italia spalanca i porti, Grecia e Malta respingono i clandestini
Grecia e Malta respingono i migranti illegali riportandoli verso le coste turche e libiche e, a differenza dell’Italia, combattono i traffici di esseri umani adottando il “modello australiano”.
Un esempio vincente ed efficace, che risparmia vite umane e scoraggia i flussi migratori illegali togliendo clienti ai trafficanti ma che viene giudicato “illegale” dall’Unione europea, dalle agenzie dell’ONU e dall’ampio fronte immigrazionista che riunisce partiti politici, Ong e organizzazioni “umanitarie” che continuano a voler confondere i naufragi in mare con le emigrazioni illegali di massa e il traffico di esseri umani.
Questi i fatti degli ultimi giorni, che sembrano indicare la volontà di Atene e La Valletta di attuare una svolta concreta verso i respingimenti assistiti che Analisi Difesa aveva indicato già nel 2013 (cioè prima che sbarcassero in Italia 750 mila clandestini) come unico provvedimento idoneo a fermare i flussi, combattere i trafficanti e salvaguardare i confini italiani ed europei.
La Guardia costiera turca ha riportato a terra il 30 maggio una settantina di clandestini a bordo di tre gommoni nelle acque del Mar Egeo, al largo della città di Smirne, che erano stati respinti da unità navali greche. A riportare la notizia è stato il sito del quotidiano turco Hurriyet secondo cui a bordo delle imbarcazioni vi erano 28 congolesi, 23 afgani, 5 eritrei, 2 maliani, un nigeriano e un somalo.
I gommoni sarebbero stati fermati dalla Guardia costiera greca e rimorchiati verso le coste turche, dove sono stati intercettati da una motovedetta che ha portato le persone a bordo a Smirne.
La Turchia lo scorso febbraio ha aperto unilateralmente le proprie frontiere occidentali al passaggio dei migranti verso i confini dell’Ue scatenando un braccio di ferro con le autorità greche che, dopo anni di “invasioni” di clandestini delle isole più vicine alle coste turche (Chios e Lesbo soprattutto) coordinate da Ankara, si sono rese protagoniste di centinaia di respingimenti verso la Turchia e hanno schierato l’esercito sul confine terrestre neutralizzando gli assalti al confine condotti da migliaia di clandestini.
I respingimenti attuati dalle motovedette greche hanno scatenato le proteste di Ankara, che da anni impiega masse di migranti clandestini per ricattare l’Europa.
Anche Malta subisce da tempo pressioni da parte di Bruxelles e dal fronte immigrazionista per aver attuato respingimenti in mare consegnando alle motovedette libiche i clandestini fermati nelle acque di competenza maltese per la ricerca e soccorso (SAR).
L’accordo raggiunto nei giorni scorsi tra La Valletta e il governo libico di Tripoli non è stato reso noto in tutti i suoi dettagli ma prevede l’istituzione di unità congiunte per il coordinamento delle operazioni contro l’immigrazione illegale nel Mediterraneo centrale.
Un’iniziativa che lascia intendere che le motovedette maltesi coopereranno con quelle libiche per soccorrere barconi e gommoni e farli rimorchiare di nuovo sulle coste africane.
Il memorandum d’intesa firmato a Tripoli dal primo ministro maltese Robert Abela e dal premier del Governo di accordo nazionale libico (GNA) Fayez al Sarraj dovrebbe ispirare l’Italia a fare fronte comune con gli altri due membri meridionali dell’Unione in prima linea sul fronte dell’immigrazione illegale: specie ora che i clandestini sbarcati da inizio anno in Italia sono 5.119, oltre il triplo dei 1.568 dello stesso periodo del 2019.
Roma del resto è sempre il maggior sponsor della Guardia Costiera libica in termini di mezzi, denaro e addestramento ma continua a promuovere un’accoglienza che sta incoraggiando i flussi da Libia, Tunisia e Algeria verso le nostre coste a cui si unisce ora il “miraggio” della regolarizzazione per centinaia di migliaia di clandestini.
Nei mesi scorsi anche alcuni mercantili e una fregata della Marina Turca avevano riportato in Libia e affidato alle agenzie dell’ONU migranti illegali soccorsi in mare a bordo di gommoni e barconi. Nel comunicato ufficiale diffuso dal governo di La Valletta è stato evidenziato che Abela ha ribadito ad al-Sarraj la posizione di Malta sull’esigenza di fermare il traffico di esseri umani, anche in considerazione dei flussi senza precedenti e “sproporzionati” per le capacità di accoglienza dell’isola del Mediterraneo.
I traffici di clandestini dalla Libia verso Malta sono gli stessi che interessano l’Italia: l’occasione sarebbe quindi propizia per unire le forze navali italiane a quelle libiche e maltesi per respingere i flussi garantendo soccorsi immediati ai barconi e un rapido sbarco sulle corte libiche dei migranti illegali.
Il quotidiano “The Times of Malta” ha valutato la missione della delegazione maltese in Libia nell’ambito di un “cambio di approccio” nei rapporti bilaterali in tema di immigrazione. Tripoli punterebbe inoltre su La Valletta per ottenere un maggiore sostegno da parte dell’Ue.
L’accordo siglato il 28 maggio secondo “The Times of Malta”, prevede infatti anche un sostegno finanziario non meglio precisato da Malta alla Libia ma che potrebbe riguardare la cessione di fondi Ue a Tripoli per i campi d’accoglienza gestiti dalle Nazioni Unite e contrastare i trafficanti attivi solo sulle coste controllate dal GNA.
Secondo Abela, uno dei punti su cui insistere per arrivare ad una soluzione sono “azioni concrete” sulle coste libiche ed ai confini meridionali del paese africano, in modo da frenare il traffico di esseri umani piuttosto che lavorare sui ricollocamenti e sui salvataggi in mare. Proprio l’opposto di quanto sta facendo il governo italiano che dall’accordo libico-maltese rimedia inoltre un ulteriore “siluro”.
Nell’incontro di Tripoli, Abela e al-Sarraj hanno anche parlato dell’operazione navale europea Irini, che dovrebbe assicurare il rispetto dell’embargo Onu sulle armi alla Libia e già criticata aspramente da Tripoli e dalla Turchia come sbilanciata a favore del nemico del GNA, l’Esercito nazionale libico (LNA) del generale Khalifa Haftar.
GNA e Malta hanno convenuto che dovrebbero essere prese in considerazione le riserve espresse sia da La Valletta che da Tripoli nei confronti della missione Ue a guida italiana nel Mediterraneo. In una telefonata con il premier libico al-Sarraj, il 30 maggio Giuseppe Conte ha ribadito la neutralità e imparzialità dell’Operazione Irini.
In termini politici le iniziative di Grecia e Malta sul fronte dell’immigrazione clandestina indicano la strada da percorrere in cui i singoli Stati rispondono con efficacia e autonomia a difesa degli interessi nazionali e a fronte di una Ue inconcludente e dimostratasi in questi anni del tutto incapace di esprimere dissuasione e deterrenza nei confronti della Turchia e dei trafficanti libici.
Foto: Guardia costiera libica
Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.