Tokyo sospende il programma antimissile Aegis Ashore
Il Giappone avrebbe deciso di fermare lo schieramento del sistema di difesa antimissile terrestre Aegis Ashore. Il ministro della Difesa Taro Kono ha affermato che il motivo della sospensione è di natura tecnica oltre che economica. Il principale problema tecnico sarebbe la necessità di garantire che i booster dei missili intercettori, utilizzati per accelerare il missile a velocità supersoniche dopo il loro lancio, ricadano sulle aree designate dopo la separazione dal missile, cioè, in aree ritenute sicure senza mettere a rischio vite o proprietà.
James Schoff, ex specialista senior del Pentagono per quanto riguarda l’Asia orientale, ora al Carnegie Endowment for International Peace, ha affermato che l’iniziativa offrirà al Giappone l’opportunità nei confronti degli Stati Uniti per prendere tempo e riconsiderare le proprie opzioni. “Il ministro della Difesa Kono e il suo team – con la benedizione di Abe – vogliono un po’ di tempo per ripensare il loro approccio e forse fare una leggera pressione sugli Stati Uniti per risolvere alcune delle questioni tecniche e di costo in modo più proattivo”.
Il segretario generale del governo, Yoshihide Suga, ha dichiarato che il Consiglio di Sicurezza Nazionale guidato da Abe, discuterà della questione e il ministero della Difesa prenderà quindi in considerazione la prossima mossa sulla base di tali discussioni. Non ha rivelato quando si sarebbe svolto l’incontro.
Il Japan Times riporta che alla conferenza stampa, nello stesso giorno, Kono (nella foto a lato) ha dichiarato che i cacciatorpediniere equipaggiati con Aegis della Forza di autodifesa marittima e gli intercettori missilistici Patriot Advanced Capability-3 (PAC-3) continueranno a svolgere il ruolo principale nella difesa missilistica del paese.
Sotto l’attuale sistema a due livelli del Giappone, i cacciatorpediniere Aegis vengono utilizzati per abbattere missili balistici nella fase più alta della loro traiettoria mentre le batterie PAC-3 a terra possono essere utilizzate per intercettarli ad altitudini superiori a 10 chilometri nel caso in cui il sistema Aegis non riesca a distruggerli. I radar Aegis Ashore (a terra) sono comunque più avanzati di quelli utilizzati sulle navi.
Suga ha anche rivelato che, dopo aver valutato i dati forniti dagli Stati Uniti alla fine di maggio, il governo giapponese ha riconosciuto che sarebbe stata necessaria una drastica revisione del sistema al fine di garantire la caduta dei booster dei missili all’interno di un’area ritenuta sicura.
Nel 2017 il governo aveva deciso di schierare le due batterie Aegis Ashore gestite dalle Forze terrestri di autodifesa (JSDGF) nella prefettura di Akita nel nord dell’isola principale giapponese di Honshu e nella prefettura di Yamaguchi nel sud, nell’ambito di un tentativo di rafforzare lo scudo di difesa antimissile della nazione e alleviare il carico sulle sue navi da guerra equipaggiate con Aegis. La decisione era stata spronata, almeno apparentemente, dalla crescente minaccia della Corea del Nord, che ha accelerato il ritmo dei suoi test missilistici negli ultimi anni.
Alcuni esperti hanno affermato che la recente sospensione – o persino una rinuncia allo schieramento – non pregiudicherà seriamente la capacità di difesa del Giappone dai missili nordcoreani.
“Non credo che ciò avrà un impatto significativo sulle capacità di difesa del Giappone”, ha affermato Sebastian Maslow, esperto di sicurezza regionale e docente senior all’Università femminile di Sendai Shirayuri.
Il Giappone schiera 7 cacciatorpediniere equipaggiati con Aegis (un altro è in costruzione) e una manciata di batterie missilistiche Patriot terrestri. I sistemi Aegis a terra, che sarebbero stati gestiti dalla Forza di autodifesa terrestre, erano stati presentati come un ulteriore livello di difesa contro i missili balistici, riducendo, nel contempo il carico di lavoro dei cacciatorpediniere Aegis della MSDF (Forze di autodifesa marittime) e dei loro equipaggi. Al culmine della crisi nucleare nordcoreana, nel 2017 i cacciatorpediniere vennero schierati per lungo tempo nel Mar del Giappone.
Maslow sostiene che abbandonare lo schieramento previsto libererebbe denaro che potrebbe essere speso per perseguire capacità di difesa più efficaci, tra cui cacciatorpediniere e sottomarini Aegis che potrebbero essere utilizzati anche in altri luoghi come il Mar Cinese Orientale, dove la marina cinese ha assunto una postura sempre più assertiva.
L’amministrazione Abe potrebbe anche cercare di utilizzare la decisione come merce di scambio nei prossimi negoziati sulla condivisione dei costi di mantenimento delle truppe statunitensi in Giappone il cui accordo dovrebbe scadere il prossimo marzo. Trump e altri funzionari statunitensi hanno ripetutamente affermato che il Giappone deve contribuire maggiormente all’alleanza.
Il Ministero della Difesa è stato costretto ad ammettere di aver preso molto tempo per le indagini geologiche dei siti destinati a ospitare il sistema Aegis Ashore contribuendo ulteriormente all’erosione della fiducia pubblica nel progetto. C’erano state polemiche per il dispiegamento del sistema Aegis Ashore in Giappone, con una forte opposizione da parte dei governi locali e dei residenti di entrambi i siti, citando preoccupazioni per le radiazioni del radar di discriminazione a lungo raggio Lockheed Martin del sistema.
I sistemi, compresi i loro costi operativi e di manutenzione per un periodo di 30 anni, hanno un costo stimato di 4,2 miliardi di dollari, Kono ha aggiunto che il Giappone ha già speso finora l’equivalente di 1,02 miliardi di dollari per lo sviluppo del blocco IIA del missile Standard SM-3, che è stato sviluppato congiuntamente da Giappone e Stati Uniti. Si prevede che, i sistemi saranno operativi entro l’anno fiscale 2025.
La notizia segue quella, riportata da Analisi Difesa, in cui il governatore di Okinawa, isola giapponese su cui il Pentagono starebbe pensando di installare missili da crociera in grado di colpire la Cina, non sarebbe favorevole a tale operazione. Molti analisti ritengono che tale dispiegamento di missili da crociera con testate convenzionali in Asia (come i nuovi Tomahawk lanciabili dalla versione terrestre dei lanciatori Mk41 impiegati sulle navi), cambierebbe rapidamente l’equilibrio di potere nel Pacifico occidentale a favore degli Stati Uniti.
Elvio RotondoVedi tutti gli articoli
Nato a Cassino nel 1961, militare in congedo, laureato in Scienze Organizzative e Gestionali. Si occupa di Country Analysis. Autore del Blog 38esimoparallelo.com, collabora con il Think Tank internazionale “Il Nodo di Gordio”. Alcuni suoi articoli sono stati pubblicati su “Il Giornale.it", “Affari Internazionali”, “Geopolitical Review”, “L’Opinione”, “Geopolitica.info”.