Boom di sbarchi: l’Italia spalanca i confini ai clandestini e al Covid-19
Il boom di arrivi di immigrati illegali, tra i quali diversi positivi al Covid-19, sta mostrando in questi giorni in tutta la sua evidenza il pesante tracollo della residua credibilità del governo italiano alimentando la maliziosa ipotesi che l’esecutivo abbia bisogno di “importare” malati di Covid-19 per poter giustificare il prolungamento dello stato d’emergenza in scadenza il 31 luglio.
Non c’è dubbio infatti che il continuo flusso di clandestini afro-asiatici sia stato incoraggiato in questi mesi dal governo Conte che, pur di incrementare gli sbarchi, autonomi o gestiti attraverso le navi delle Ong, ha provveduto persino a smentire sè stesso.
Impossibile infatti dimenticare che il 7 aprile scorso un decreto firmato da ben 4 ministri del Governo Conte (Esteri, Interno, Trasporti e Sanità) dichiarò di fatto chiusi agli sbarchi i porti italiani a causa dell’emergenza Covid-19.
Un decreto “archiviato” pochi giorni dopo dal via libera di Roma allo sbarco di clandestini da due navi delle Ong trasferendoli a bordo diun traghettoo attrezzato e affittato al costo di 1,2 milioni di euro al mese per la quarantena.
Una decisione che ha dimostrato la “sovranità limitata” auto imposta dal governo persino sulla difesa dei confini, tema in cui Roma sembra prendere ordini da trafficanti e Ong sostenute dai nostri “partner” paesi del Nord Europa.
Flussi illegali altrettanto nutriti, anche se meno visibili e composti ogni giorno da decine di afghani, pakistani e bengalesi, entrano in Italia attraverso la rotta balcanica varcando la frontiera slovena, come denunciano da tempo le autorità locali del Friuli. A tutti viene garantita accoglienza a tempo indeterminato nonostante il rischio epidemico.
Roma respinge alle frontiere, nel nome del rischio Covid-19, ricchi turisti statunitensi privi di sintomi e atterrati in Sardegna con un aereo privato (è accaduto davvero, per quanto pazzesco possa apparire abbiamo chiuso i confini ai cittadini USA ma non ai cinesi o ai clandestini afro-asiatici) ma lasciamo entrare illegalmente e poi accogliamo chiunque violi le nostre frontiere marittime o terrestri.
Inoltre non si può non evidenziare come vengano buttati al vento milioni per accogliere clandestini che hanno pagato criminali per giungere in Italia proprio nel momento in cui si fatica a trovare le risorse per l’emergenza economica e vi sono ancora forti carenze nel distribuire i fondi previsti per assistere gli italiani in difficoltà.
E i costi dell’accoglienza sono destinati a crescere ulteriormente con il noleggio di altre navi-quarantena mentre il ministero dell’Interno valuta anche di requisire caserme, ospedali militari o altri edifici da presidiare anche con i militari per sistemarvi i clandestini positivi al coronavirus.
Vale la pena ricordare che il governo ha “confinato” per mesi tutta Italia compromettendone l’economia in modo più rilevante di qualunque altro Nazione al mondo (secondo tutte le stime) con l’obiettivo di fermare il virus ed evitare che arrivasse a colpire pesantemente le regioni meridionali.
Obiettivo raggiunto con successo, anche se a caro prezzo in termini economici, ma che rischia di venire vanificato dallo sbarco di immigrati infetti distribuiti proprio nel Meridione d’Italia, come dimostrano le preoccupate reazioni di tanti amministratori locali appartenenti a diverse forze politiche in Sicilia, Puglia e Calabria.
La “strategia” del governo italiano sta infatti incoraggiando i flussi migratori illegali, in pieno boom in queste ultime ore, e sembra puntare a far riprendere anche il business dell’accoglienza gestito da enti e coop politicamente vicine alle forze che compongono la maggioranza governativa.
Organizzazioni che avevano già incassato dal ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, l’aumento delle tariffe diarie corrisposte per ogni clandestino accolto che erano state decurtate quando al Viminale sedeva Matteo Salvini per ridurle agli standardmedi praticati nella Ue.
Nei giorni scorsi anche il Papa ha lanciato un appello per accogliere con corridoi umanitari (ovviamente sempre e solo in Italia) i migranti presenti nei centri di detenzione libici dopo essere stati intercettati e riportati indietro dalle motovedette di Tripoli, che in realtà sono appena 2.360 secondo le Nazioni Unite (Unhcr) e sarebbero facilmente rimpatriabili nei paesi d’origine dalle stesse agenzie dell’ONU.
Insomma, nonostante il dilagare del Covid-19 in Asia e Africa dovrebbe imporre a un’Italia che sembra essersi lasciata l’epidemia alle spalle la più ferrea chiusura dei confini nei confronti di quei paesi e soprattutto dell’immigrazione illegale, in molti, per ragioni politiche o di affari, puntano a un nuovo boom di sbarchi.
Alimentando con essi non solo l’immigrazione illegale e il crimine ma anche il rischio che nelle regioni del Sud si diffonda il coronavirus arginato nel Nord Italia.
“Per mesi abbiamo combattuto il Coronavirus, al costo di grandissimi sacrifici esistenziali, sociali ed economici.
Ma ora, a causa di questa incomprensibile indifferenza nei confronti della minaccia rappresentata dagli sbarchi incontrollati, tutti gli sforzi compiuti dai calabresi e dagli italiani rischiano di essere vanificati. Non possiamo consentirlo” ha detto la presidente della Regione Calabria, Jole Santelli. Meglio ricordare che per le stesse ragioni per cui il decreto dell’aprile scorso doveva “chiudere” i porti italiani agli sbarchi, oggi l’emergenza sanitaria impedisce di fatto il rimpatrio dei clandestini anche verso quei paesi con i quali l’Italia ha in atto accordi in tal senso, come Tunisia e Marocco.
Così come impedisce la ridistribuzione in Europa dei clandestini. Pratica a dire il vero più volte sbandierata dall’attuale governo come un successo fin dal vertice di Malta del settembre scorso ma in realtà mai concretizzatasi con numeri significativi di clandestini trasferiti in altri Stati partner della Ue.
L’estrema debolezza dell’Italia nei confronti dell’immigrazione clandestina, anche in condizioni di pericolo sanitario, costituisce un vantaggio per i trafficanti facendo incrementare le partenze da Tunisia, Libia e Algeria ma anche dalla ben più lontana Turchia da dove provengono i crescenti flussi in arrivo sulla costa ionica.
E che il governo non faccia poi molto per bloccare l’arrivo di stranieri malati in Italia lo dimostra anche il blocco dei voli dal Bangladesh, del tutto inutile considerato che dall’inizio dell’anno coi barconi dalla Libia sono sbarcati clandestinamente 1.715 bengalesi, nazionalità seconda solo a quella tunisina (2.296) tra quelle dei clandestini sbarcati quest’anno (seguono Costa d’Avorio, Algeria, Sudan, Marocco, Guinea …..)
Del resto i numeri parlano chiaro: tra il 1° gennaio e il 14 luglio 2019 erano sbarcati 3.186 clandestini e all’epoca non esisteva l’emergenza Coronavirus.
Nello stesso periodo quest’anno, in piena emergenza Covid, ne sono già sbarcati 9.372 e la tendenza è verso un ulteriore incremento favorito anche dalla presenza di 4 navi delle Ong che, come è chiaro da sempre, operano al largo delle coste libiche con l’obiettivo di sbarcare il maggior numero possibile di immigrati illegali solo ed esclusivamente in Italia.
Come più volte ribadito sui questo web-magazine, l’unica risposta efficace è rappresentata dai respingimenti assistiti, cioè dal negare lo sbarco ai clandestini rimorchiandoli o comunque riportandoli anche con la forza nelle acque libiche, tunisine e algerine allertando le locali autorità affinchè li prendano in consegna. Oppure riaccompagnandoli al confine sloveno, nel caso dei flussi che penetrano in Friuli.
Rimuovere l’arbitrario equivoco che equipara a “naufraghi” (da sbarcare sempre e solo in Italia) coloro che si mettono in mare dopo aver pagato criminali con il solo scopo di superare illegalmente i nostri confini nazionali (equivoco peraltro non giustificato lungo i confini terrestri) non è solo necessario per gli interessi nazionali ma indispensabile a garantire il rispetto dell’Italia, la cui sovranità è ormai ridicolizzata da anni da trafficanti, partner europei e lobby dei soccorsi e dell’accoglienza.
Dall’inizio dell’anno la Guardia costiera libica ha intercettato e riportato indietro oltre 6mila clandestini diretti in Italia onorando gli impegni assunti con Roma ma, considerando il dominio incontrastato esercitato dai turchi sulla Tripolitania, è lecito attendersi che Ankara possa rinnovare l’ormai consolidato ricatto all’Europa sui migranti illegali rinforzando i flussi non solo lungo la rotta balcanica ma anche lungo quella libica che impatta direttamente sull’Italia.
Non è un caso che a Sabratha, lungo la costa occidentale della Tripolitania, le forze turche e le milizie di Tripoli abbiano scarcerato i trafficanti imprigionati dalle truppe del generale Haftar una volta riconquistata quella regione.
Anche per questa ragione è evidente che solo i respingimenti possono scoraggiare ulteriori partenze dalle coste africane azzerando il business di chi si ingrassa, sulle due sponde del Mediterraneo, con i flussi di migranti illegali. Una misura ancor più indispensabile oggi che dovrebbe risultare imperativo scongiurare una nuova diffusione dell’epidemia di Covid-19 in Italia.
Foto: Marina Militare, Ministero dell’Interno e Twitter
Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.