La LPD San Giorgio nave ammiraglia dell’Operazione Irini
Dal 17 luglio l’LPD della Marina Militare italiana San Giorgio è entrata nell’Operazione EUNAVFOR MED Iribi come flagship (nave ammiraglia). Da questa nave, il Force Commander, il Comandante in mare, il contrammiraglio Ettore Socci (nella foto sotto), guida gli assetti schierati nell’area di operazione che comprendono solo la stessa San Giorgio e la fregata greca Spetsai e sugli aerei da pattugliamento marittimo francese, greco, lussemburghese, polacco e tedesco già attivi nell’Area. Sulla nave ammiraglia è presente un punto medico avanzato (Role 1) mentre da metà ottobre il ruolo di Force Commander e la flagship saranno forniti dalla Grecia.
L’Italia fornisce all’Operazione anche un Aeromobile a Pilotaggio Remoto (APR) in supporto diretto oltre alle basi militari logistiche e operative di Augusta, Pantelleria e Sigonella.
Un aereo da pattugliamento marittimo P72, un aereo Air Early Warning (AEW) e un sottomarino in supporto associato saranno inoltre disponibili occasionalmente.
Il quartier generale dell’Op. Irini ha reso noto che “il San Giorgio ha a bordo un elicottero EH 101 e un team della Brigata Marina San Marco, idoneo a svolgere abbordaggi anche in caso di atteggiamento non cooperativo da parte del mercantile da ispezionare”.
Un’ipotesi però esclusa nel giugno scorso dal portavoce della Commissione Ue, Peter Stano mentre finora tutti i mercantili carichi di armi diretti a Tripoli e Misurata dalla Turchia sono stati scortati da navi da combattimento della Marina di Ankara.
In totale sono una ventina i Paesi dell’Unione Europea che hanno aderito, con uomini e/o mezzi, alla missione Irini, che può contare anche sul supporto delle immagini satellitari fornite dal Centro Satellitare dell’Unione Europea (EU SatCen) , che sostiene il processo decisionale e le azioni dell’Unione Europea nel campo della Politica Estera e di Sicurezza Comune (PESC), in particolare la Politica di Sicurezza e di Difesa Comune (PSDC), comprese le missioni e le operazioni di gestione delle crisi dell’Unione Europeaf ornendo prodotti e servizi derivanti dallo sfruttamento degli assetti spaziali e informazioni collaterali, tra cui immagini satellitari e immagini aeree, e servizi correlati.
SatCen è un’agenzia decentralizzata dell’UE che opera sotto la supervisione del Comitato Politico e di Sicurezza e della direzione operativa dell’Alto Rappresentante dell’Unione per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza.
“Con l’ingresso della nave ammiraglia, la missione potrà a breve arrivare alla piena operatività (denominata tecnicamente Full Operation Capability) – dice il comandante dell’Operazione, Ammiraglio Fabio Agostini (nella foto a lato) – Irini è nata in piena pandemia Covid-19, circostanza che non ha facilitato il dispiegamento delle forze.
Nonostante ciò la missione, partita effettivamente solo da due mesi, ha già prodotto i primi risultati in termini di raccolta di informazioni ed effetto deterrente sia riguardo all’embargo delle armi che al monitoraggio dei traffici illeciti di petrolio e derivati. Le evidenze raccolte sono sempre state trasmesse al Panel di Esperti per la Libia delle Nazioni Unite con cui l’Operazione ha intrapreso una stretta e proficua collaborazione”.
L’Operazione Irini (in greco “pace”) è stata varata il 31 marzo a seguito di una decisione del Consiglio dell’Unione Europea. Il compito principale è quello di far rispettare l’embargo delle armi verso la Libia previsto dalle Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
Tra i suoi compiti secondari c’è anche il monitoraggio e la raccolta di informazioni sul traffico illegale di petrolio. La missione contribuisce, inoltre, allo smantellamento del traffico di esseri umani e supporta la formazione della Guardia Costiera e Marina libica.
Finora la missione Ue non ha intercettato un solo carico di armi diretto in Libia mentre la Marina Turca ha ammonito la fregata greca Spetsai (nella foto qui sopra) e una fregata francese dell’operazione NATO Sea Guardian dall’avvicinarsi ai cargo diretti a Misurata. Iniziative militari turche che hanno ridicolizzato Irini dimostrandone la completa inutilità in termini operativi.
La Turchia non riconosce all’Unione Europea il diritto di far rispettare l’embargo ONU sulle armi alla Libia e definisce l’Operazione Irini “sbilanciata” perché mira a colpire gli aiuti militari che i turchi inviano a Tripoli ma, avendo una dimensione solo navale, non è in grado di colpire i traffici di armi diretti alle forze del generale Khalifa Haftar che si muovono soprattutto per via aerea o per via terrestre dal confine tra Egitto e Cirenaica.
Non che ce ne fosse bisogno, ma il definitivo KO alle speranze che Irini potesse avere una sua credibilità militare lo ha inferto il Dipartimento di Stato americano, allineatosi sulla posizione di Ankara.
Il vice segretario di Stato per il Medio Oriente, David Schenker, ha dichiarato a proposito degli europei che “le uniche restrizioni che applicano” riguardano le “attrezzature militari turche. Potrebbero almeno, se fossero seri, credo, denunciare tutte le parti in conflitto quando violano l’embargo sulle armi”, ha aggiunto in una conferenza organizzata da un think-tank.
“È deplorevole. Potrebbero fare molto di più”, ha insistito. Schenker ha ritenuto in particolare che gli europei potrebbero agire contro i mercenari del gruppo russo Wagner, accusato di sostenere il generale Khalifa Haftar. “Potrebbero avere paura delle rappresaglie dalla Russia”, ha detto.
Insomma, tra esiguità delle forze in mare, limitazioni di mandato e accuse di partigianeria la missione Ue era già fallita ancor prima di prendere il mare.
Foto Operazione Irini
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