Crisi post Covid: Mosca taglierà le spese militari
Il ministero delle Finanze russo ha proposto il 21 luglio di ridurre la parte non protetta delle dotazioni del bilancio federale del 10% nel 2021-2023.
In sostanza verranno ridotti i costi della parte “non protetta” del bilancio con tagli del 10% a oltre 50 voci, ad eccezione dei sussidi ai bilanci regionali, prestazioni sociali, pensioni e spese per il mantenimento del sistema giudiziario.
Un taglio di bilancio di simile entità venne attuato nel 2016, dopo la caduta dei prezzi del petrolio e la riduzione delle entrate energetiche.
Tra le misure previste per “garantire l’equilibrio del bilancio federale” nei prossimi tre anni, vi sono l’abbandono dell’indicizzazione degli stipendi dei funzionari federali, il rinvio oltre il 2023 della riforma salariale per questa categoria e la riduzione del 5% degli stanziamenti per il programma di armamenti statali (GPA) anche se non ci sono dettagli circa gli eventuali tagli ai singoli programmi.
Mosca prevede di dover fare i conti con ristrettezze di bilancio a causa degli effetti dell’epidemia di COVID-19 (la Banca Mondiale prevede un crollo del PIL pari al 6 per cento quest’anno) e del crollo dei prezzi del petrolio.
Nel 2019 le spese militari di Mosca aumentarono del 4,5 per cento rispetto all’anno precedente raggiungendo i 65,1 miliardi di dollari (meno di un decimo delle spese statunitensi e un quarto di quelle cinesi), pari al 3,9 per cento del Prodotto Interno Lordo.
Nel 2018 il presidente Vladimir Putin annunciò che le spese militari sarebbero scese entro cinque anni a meno del 3% del PIL mentre nello stesso anno venne annunciato un piano decennale per investire 20 trilioni di rubli (282 miliardi di dollari) in nuove infrastrutture, tecnologie ed equipaggiamenti entro il 2027.
Foto: Presidenza della Federazione Russa
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