Washington vende nuove armi a Taiwan, Pechino sanziona le società USA

(aggiornato il 27 ottobre alle ore 13,30)

Il 22 ottobre il Dipartimento Usa di Stato ha dato il via libera a una nuova vendita di armi a Taiwan del valore di 1,811 miliardi di dollari che includono:

Secondo la Defence Security Cooperation Agency (DSCA), le nuove armi serviranno a Taiwan per mantenere una credibile capacità difensiva, specie contro attacchi dal mare.

Il governo taiwanese ha accolto con favore la decisione degli Usa, in linea con il Taiwan Relations Act, che impegna Washington a sostenere le capacità difensive dell’isola. Pechino è di parere opposto.

Un portavoce del ministero degli Esteri di Pechino ha affermato che la vendita è un’interferenza negli affari interni della Cina, e che il suo governo adotterà una “risposta legittima e necessaria in base a come si svilupperà la situazione”.

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Negli ultimi mesi è cresciuta la pressione di Pechino (che considera Taiwan una provincia ribelle di riannettere alla Cina) sulla presidente taiwanese Tsai Ing-wen, accusata di portare avanti un’agenda indipendentista. Dallo scorso 16 settembre, aerei militari cinesi hanno violato la zona d’identificazione aerea di Taipei per 21 volte e sono in aumento anche provocazioni compiute dalle forze navali cinesi.

Secondo un report pubblicato il 18 ottobre dal South China Morning Post, la Cina sta rafforzando inoltre le sue basi missilistiche lungo le coste del Fujian e dello Zhejiang, dove sono apparsi recentemente missili balistici DF-17.

La Cina ha inoltre annunciato che imporrà sanzioni alle compagnie statunitensi che forniscono armi a Taiwan. Una misura resa nota il 26 ottobre dal ministero degli Esteri che ha specificato che le principali società che ne faranno le spese saranno Lockheed Martin, Boeing Defense e Raytheon.

In contemporanea con l’annuncio cinese sulle sanzioni, Washington ha approvato un’ulteriore fornitura militare a Taiwan per 100 lanciatori mobili e 400 missili anti-nave Harpoon per un valore di 2,4 miliardi di dollari che fa salire a nove le commesse militari offerte dall’Amministrazione Trump a Taipei.: un ulteriore elemento di tensione nella già complicata relazione tra Washington e Pechino.

Già in passato il governo cinese ha sanzionato l’industria degli armamenti statunitense, sebbene con effetti minimi e del resto anche le nuove restrizioni rischiano di avere scarsa efficacia pratica. Nessun rischio infatti per le commesse di aerei commerciali Boeing in Cina: un portavoce del ministero degli esteri di Pechino ha precisato che sarà sanzionato solo il ramo militare dell’azienda statunitense (Boeing Defense).

Anche Lockheed Martin, che vende ai cinesi radar e altro equipaggiamento per l’aviazione civile, ha minimizzato l’impatto delle sanzioni precisando che la sua presenza in Cina è limitata. Lo stesso discorso vale per Raytheon, anch’essa impegnata nella vendita di componenti elettronici in ambito civile a Pechino.

Il governo taiwanese ha ringraziato gli Usa per l’approvazione della seconda vendita in una settimana, in linea con il Taiwan Relations Act, che impegna Washington a sostenere le capacità difensive dell’isola e ha duramente condannato le sanzioni cinesi alle aziende statunitensi. Il ministero degli Esteri di Taipei ha dichiarato il 26 ottobre che l’acquisto di armi dagli Usa si è reso necessario a causa delle “minacce militari” cinesi.

Foto US DoD e UTC

 

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