Terrorismo e immigrazione illegale: l’Europa di “Serie A” emargina l’Italia
Il summit sul contrasto al terrorismo islamico organizzato la scorsa settimana dai leader di Francia, Germania, Austria e Olanda con i vertici dell’Ue (von der Leyen e Michel) costituisce un pessimo segnale per l’Europa e soprattutto per l’Italia, esclusa dal vertice.
Da Parigi si sono giustificati dicendo che l’invito è stato rivolto soltanto ai Paesi che sono stati colpiti dal terrorismo islamico ma in tal caso andavano invitati anche Finlandia, Spagna, Svezia e Belgio solo per restare in ambito Ue e limitarsi agli attentati che hanno avuto successo negli ultimi anni negli Stati membri.
Sembra quindi più probabile che Macron abbia voluto riunire l’Europa di “Serie A” escludendo i mediterranei e gli Stati membri di primo approdo (Grecia, Spagna e soprattutto Italia) dell’immigrazione illegale, dopo i fatti di Nizza tornata ad essere valutata come fenomeno che favorisce le infiltrazioni di terroristi.
Basti pensare che il sindaco di Nizza, Christian Estrosi, ha proposto dopo l’attacco a Notre-Dame di “sospendere gli accordi di Schengen affermando che “Nizza è stata colpita dal terrorismo a causa della sua della sua vicinanza alla frontiera”.
Affermazione ardita tenuto conto che la Francia ha già entro i suoi confini un gran numero di jihadisti al punto che il ministero dell’Interno impone ai servizi di sicurezza di tenere d’occhio 8mila potenziali terroristi mentre altri 500 stanno per essere liberati dalle carceri d’Oltralpe. A questo proposito vale poi la pena ricordare che nelle tantissime banlieues fuori dal controllo della Republique la sharia non viene verto imposta da immigrati clandestini sbarcati in Italia.
Non è quindi vero che la sicurezza della Francia (e dell’Europa) è minacciata dai terroristi che arrivano in Italia con barconi e barchini anche se la vicenda di Nizza mette ulteriormente in discussione l’approccio italiano verso l’immigrazione illegale.
Del resto la volontà che è emersa al vertice di rafforzare i controlli alle frontiere esterne dell’Unione sembra essere un monito rivolto proprio a Roma che, incapace di sigillare i confini meridionali è costretta da Parigi a presidiare quelli settentrionali per non far uscire dalla Penisola gli immigrati clandestini che sbarcano liberamente a Lampedusa, Sardegna, Sicilia e Calabria.
Del resto, come sottolineiamo da molti anni su Analisi Difesa, la mancata difesa dei confini esterni della Ue impone ai singoli Stati (almeno a quelli che hanno governi avveduti) di chiudere le frontiere interne.
L’esclusione dell’Italia dal vertice è un pessimo segnale politico per il governo Conte, evidentemente considerato poco credibile sul piano della sicurezza nonostante la stima di cui godano i nostri servizi di intelligence nel contrasto al terrorismo che nel giro di 5 anni hanno espulso oltre 500 estremisti e potenziali terroristi islamici. Da mesi infatti i vertici del governo italiano predicano bene ma razzolano male annunciando “inflessibilità” contro “l’inaccettabile flusso di immigrazione illegale” ma adottando provvedimenti che invece lo incoraggiano.
Qualche esempio ? Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha dichiarato il 5 agosto scorso che contro i flussi illegali “saremo duri e inflessibili”, il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, aveva definito il 29 luglio scorso ”inaccettabili” gli sbarchi e il Capo della Polizia, Prefetto Franco Gabrielli, il 12 agosto scorso ha detto pubblicamente che “le persone che non sono legittimamente in Italia, e a maggior ragione quelle che delinquono, devono tornare nel loro Paese”.
Infine, il 4 novembre, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha detto che “vanno fermati gli sbarchi irregolari e deve essere l’Ue a preoccuparsi dei rimpatri. Non bisogna collegare i migranti ai terroristi, ma un rischio c’è e lo abbiamo visto”.
Nei fatti però il governo fa di tutto per arricchire le lobby dell’accoglienza e dei soccorsi, ideologicamente vicine all’esecutivo, come dimostra il Decreto Immigrazione attualmente all’esame della Camere in cui di fatto si incentivano i flussi clandestini assicurando a tutti un forme di accoglienza convertibili in permessi di lavoro.
L’Italia sta assumendo un atteggiamento sull’immigrazione che è totalmente in controtendenza rispetto a quello degli altri Paesi europei.
Il fatto di tenere i porti aperti a chiunque non è coerente con le attuali emergenze, dal terrorismo al Covid (con le sue gravissime conseguenze sociali ed economiche) ed è proprio a causa di questa politica ambigua e controversa che stiamo diventando irrilevanti o marginali.
Spagna e Grecia, gli Stati interessati dalle rotte migratorie del Mediterraneo orientale e occidentale, stanno prendendo provvedimenti per limitare gli arrivi mentre Malta ha sottoscritto accordi con la Libia e Turchia per limitare i flussi.
Solo il governo italiano sta attuando iniziative e varando provvedimenti che attireranno nuovi flussi sulle nostre coste dove già gli sbarchi si contano a centinaia al giorno, nonostante tutti sappiano che l’immigrazione illegale rappresenta sia un veicolo di finanziamento per criminalità e il terrorismo islamico e un canale d’ingresso per elementi radicalizzati e criminali comuni.
Abbiamo forse già dimenticato che Tunisia, Algeria e Pakistan (nazionalità cui appartengono quasi la metà dei 32mila clandestini sbarcati quest’anno) sono tra gli Stati che hanno offerto il maggior numero di volontari al jihad di al-Qaeda e dello Stato Islamico?
Il nuovo decreto non farà che aumentare gli arrivi di chi paga organizzazioni criminali per venire in Europa e potrebbe far convergere sull’Italia gran parte dei flussi migratori illegali dalle altre rotte del Mediterraneo.
Già oggi i dati forniti dall’agenzia europea Frontex evidenziano flussi in calo verso Spagna e Grecia e in crescita verso l’Italia.
Non si può del resto escludere che uno degli obiettivi del vertice europeo che ha escluso l’Italia fosse mettere a punto una limitazione degli accordi di Schengen per sigillare i nostri confini. Un’opzione che emarginerebbe ulteriormente Roma ma che costituirebbe il frutto delle sciagurate politiche migratorie del governo italiano.
Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.