Il Giappone allarga la cooperazione militare nel Sud Est asiatico
Il primo ministro giapponese Yoshilde Suga, in concomitanza con il suo primo summit all’estero, ha varato nell’ottobre scorso un programma di cooperazione con il Vietnam teso a rafforzare la leadership regionale nipponica in tema di difesa e sicurezza.
Nelle trattative di Hanoi del 19 ottobre Suga e il primo ministro vietnamita Nguyen Xuan Phuc hanno concluso un accordo di base che prevede la possibilità da parte del Giappone di fornire equipaggiamenti militari al Vietnam. Alla stampa Suga ha specificato che sarebbero stati concordati ‘i principi sul trasferimento di strumentazioni e tecnologie di difesa’.
L’accordo si inserisce nel quadro più vasto degli sforzi nipponici per rinvigorire le relazioni con i paesi del sud-est asiatico a fronte della crescente influenza cinese nell’area e sostenere allo stesso tempo l’industria della difesa nazionale.
Suga ha esplicitamente dichiarato che il viaggio in Vietnam (come quello successivo in Indonesia) è stato fondamentale per ‘proseguire la cooperazione economica multilaterale e quella nel campo della sicurezza’ al fine di proteggere gli interessi della regione
Il Vietnam, ha aggiunto Suga, è cruciale ‘per la nostra vision di un Indo-Pacifico libero e aperto’ e il Giappone ‘continuerà a contribuire alla pace e alla stabilità della regione’. Il Vietnam sarebbe al centro di quest’area geostrategica, ecco perchè è stato scelto come destinazione chiave per il primo viaggio all’estero di Suga.
Il Vietnam, che detiene quest’anno la presidenza dell’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asia, ha relazioni strategiche di uno certo spessore sia con Washington sia con Pechino ma non è inserito all’interno di alleanze militari formali e proprio per questo motivo, in maniera simile alle Filippine (recentemente entrate nell’orbita di Tokyo), potrebbe essere l’ago della bilancia per l’equilibrio nell’area.
Curiosamente, nella conferenza stampa nessuno dei due leader ha menzionato espressamente la Cina. Chiari sono tuttavia i riferimenti fatti da Phuc il quale ha affermato che la pace a la stabilità nel Mar Cinese Meridionale devono essere protetti e garantiti da una soluzione pacifica delle dispute basata sul diritto internazionale e non dal ricorso alla forza o alle minacce.
Il Vietnam, ha aggiunto, apprezza che il Giappone stia attivamente contribuendo agli sforzi in tal senso. Il Vietnam ha anche riconosciuto il ruolo di Tokyo come quello di una ‘potenza leader mondiale’, capace di fornire un ombrello protettivo contro rivendicazioni unilaterali.
In un discorso all’università internazionale ‘Vietnam Japan’ tenutosi dopo le trattative ufficiali, il primo ministro giapponese ha ribadito che i valori di libertà, apertura e trasparenza sono già presenti nell’ Outlook ASEAN per l’Indo-Pacifico, documento strategico del 2019 che ha lo scopo di orientare l’impegno dei paesi della Association of Southeast Asian Nations (ASEAN) nell’area. Nello stesso discorso all’università anche Suga ha fatto espliciti riferimenti all’operato della Cina pur senza menzionarla.
Il Giappone ha già accordi in tema di trasferimento di materiale militare, tra gli altri, con Stati Uniti, la Gran Bretagna e Malesia, con la quale Tokyo aveva firmato nel settembre 2018 un memorandum per intensificare la cooperazione in materia di difesa e sicurezza. Il Vietnam è attualmente il dodicesimo partner, ed uno dei primi nella regione ad aver stretto un accordo formale in tema di difesa che preveda trasferimenti di materiale militare. In agosto, il Giappone aveva esportato per la prima volta sistemi di sorveglianza radar alle Filippine che avevano già ricevuto diverse unità navali per la Guardia Costiera prodotte in Giappone e finanziate da prestiti elargiti da Tokyo.
Nel caso del Vietnam, non sono ancora chiari i dettagli dell’accordo di difesa, che si presenta per ora come un “accordo quadro”. Nulla trapela sui possibili materiali oggetto di esportazione, ma il fatto che Suga abbia definito l’accordo un “passo fondamentale nella cooperazione bilaterale nel campo della difesa” induce a ritenere che, una volta ultimato, possa essere molto meno settoriale rispetto a quello concluso ancora nell’era di Shinzo Abe con le Filippine.
A conferma di questa ipotesi, Suga ha affermato di “aspettarsi ulteriori sviluppi”. Suga e Phuc hanno anche firmato altri accordi in campo economico e anti-terrorismo, oltre ad aver annunciato la ripresa dei voli tra i due paesi dopo la lunga pausa pandemica. A questo proposito, Giappone e Vietnam si sono anche accordati rispetto alla necessità di diversificare le catene di rifornimento, a seguito della situazione di dipendenza da mascherine chirurgiche e guanti di gomma cinesi in cui si è trovata Tokyo negli ultimi mesi.
L’accordo tra i due paesi non è affatto una sorpresa per gli addetti ai lavori. Il Giappone è uno dei principali donor del Vietnam in termini di aiuti allo sviluppo e la metà delle 30 compagnie giapponesi che hanno utilizzato i 23,5 miliardi di yen stanziati da Tokyo per favorire la diversificazione delle forniture che oggi il Giappone importa dalla Cina hanno investito in Vietnam.
In luglio il Vietnam ha accettato di acquistare mezzi navali “made in Japan” per la sua Guardia Costiera per un valore di 400 milioni di dollari dei quali 350 saranno coperti da un prestito nipponico.
Le 6 unità navali saranno consegnate entro l’ottobre del 2025 ma anche se i dettagli sul tipo di unità che verrà costruita nei cantieri nipponici non sono ancora disponibili pare certo che si tratterà di una versione dei pattugliatori da 79 metri casse Aso in dotazione alla Guardia Costiera giapponese (nella foto sopra) .
Le navi mirano a “rafforzare le operazioni di salvataggio marittimo, garantendo sicurezza marittima e libertà di navigazione in Vietnam” ed è evidente che il rafforzamento delle capacità navali di Hanoi ha molto a che fare con i crescenti scontri e le pretese territoriali cinesi sulle isole Paracel.
Il 9 ottobre, prima del viaggio di Suga, la Forza Marittima di Autodifesa Giapponese aveva organizzato esercitazioni militari anti-sommergibile nel Mar Cinese Meridionale, nell’ambito del programma addestrativo “Dispiegamento nell’Indo-Pacifico 2020”.
Le tre navi impiegate da Tokyo nell’operazione avevano stazionato un paio di giorni per rifornirsi proprio presso la base navale di Cam Ranh, in Vietnam (nelle foto sotto).
L’interesse precipuo di Hanoi è quello di migliorare le sue capacità di difesa marittima a fronte della continua militarizzazione di isole artificiali nelle acque contestate del Mar Cinese Meridionale da parte di Pechino. La collaborazione rafforzata tra Giappone e Vietnam arriva d’altra parte in un momento in cui le trattative tra l’ASEAN e la Cina sembrano in completo stallo.
Il Vietnam ha progressivamente preso le distanze da Pechino, specialmente dopo le vicende dell’anno scorso quando Hanoi aveva registrato la perdita di importanti contratti siglati con aziende estere (tra cui la spagnola Repsol e l’emiratina Mubadala a cui ha dovuto addirittura pagare delle penalità) a causa l’occupazione cinese di aree marittime energetiche in acque vietnamite.
Il Giappone sta ancora faticando a concludere accordi per l’esportazione di prodotti finiti nel settore della difesa. In questo senso, l’accordo siglato con Hanoi rappresenta un grande successo per l’industria della difesa nipponica dopo l’accordo di esportazione di radar nelle Filippine.
Mentre si attende che i dettagli dell’accordo Giappone-Vietnam vengano resi pubblici, Tokyo starebbe già negoziando accordi di esportazione anche con l’Indonesia, altro partner chiave e destinatario di massicci investimenti giapponesi. Si ricorda che anche Shinzo Abe scelse Hanoi e Jakarta come destinazioni del suo primo viaggio all’estero dopo la sua elezione a primo ministro nel 2014.
Anche nel caso dell’Indonesia non è chiaro quali forniture militari possano essere oggetto di contrattazione. Il Giappone promuove da alcuni anni sul mercato internazionale il suo velivolo per il pattugliamento marittimo e la lotta antisommergibile ed è verosimile che voglia concentrare la sua offerta su questi prodotti.
Sullo sfondo vi è l’accordo di libero scambio che lega Tokyo ai 10 Paesi dell’ASEAN. Alcuni stati, tra cui Filippine e Indonesia, devono ancora invece concludere procedure interne per dare attuazione all’intesa con il Giappone che Vietnam e Thailandia hanno invece già implementato. Anche per questo motivo vi sono rumori sulla Thailandia come prossimo partner militare di Tokyo del sud est asiatico.
Foto Kyodo e Forze di Autodifesa Giapponesi
Sigrid LipottVedi tutti gli articoli
Classe 1983, Master in Relazioni Internazionali e Dottorato di Ricerca in Transborder Policies IUIES, ha maturato una rilevante esperienza presso varie organizzazioni occupandosi di protezione internazionale delle minoranze, politica estera della UE e sicurezza internazionale. Assistente alla cattedra di Storia delle Relazioni Internazionali e Politica Internazionale presso l'Università di Trieste, ricercatrice post-dottorato presso il Centro di Studi Europei presso l'Università Svizzera di Friburgo, e junior member presso la Divisione Politica Europea di Vicinato al Servizio Europeo per l'Azione Esterna. Lavora attualmente presso Small Arms Survey a Ginevra come Ricercatrice Associata.