Infinito Mediterraneo

 

di Giancarlo Poddighe – Centro Studi di Geopolitica e Strategia Marittima (CeSMar)
Mi ha fatto molto piacere leggere su Analisi Difesa le considerazioni dell’ammiraglio Pier Paolo Ramoino sul tema del “Mediterraneo Allargato”. L’argomento è alquanto di attualità dato che è stato da poco trattato nelle giornate del mare organizzate da Limes e dopo un apparente silenzio durato molti anni. Il suo fiuto è, come sempre, proverbiale e aver riproposto il tema vuol dire che è necessario approfondirlo ulteriormente.

Riprendendo il dialogo aperto da Ramoino, è opportuno ricordare che presso l’Istituto di Guerra Marittima di Livorno, già nel 1997 si era abbandonato il concetto di “Mediterraneo Allargato” in quanto considerato troppo limitante le reali esigenze del Paese.

Tale aspetto era stato sollevato in due articoli dal Capitano di Fregata Roberto Domini, allora assistente di Ramoino, in due scritti (1995) per l’Osservatorio, rivista interna all’Istituto di Guerra Marittima. In essi, si indicava che la politica marittima italiana doveva svilupparsi «su due direttrici principali: sia verso lo stretto di Gibilterra che verso il Canale di Suez, prevedendo la possibilità di spingersi oltre» (Roberto Domini, Una Marina per gli anni a venire, Osservatorio dell’I.G.M., novembre 1995 in Supplemento al Bollettino di Informazione IGM, Livorno, 1996, pp. 163- 168) allargando così la sfera di primario interesse nazionale e «cercando di inglobare al suo interno anche aree come il Sud America e l’Asia Meridionale» (Roberto Domini, Relazioni Internazionali e Marina Militare. Quale futuro, Osservatorio dell’I.G.M., gennaio 1995 in Supplemento al Bollettino di Informazione IGM, Livorno, 1996, pp. 107- 113).

Per l’autore di quegli articoli, questa “fuoriuscita dal Mediterraneo” era giustificata dalla necessità di pensare a interessi nazionali che andassero al di là delle esigenze legate alle sole «materie prime indispensabili al mantenimento della economia di trasformazione»; piuttosto, si riteneva giunto il momento di «tenere conto di quanto sia utile creare delle aree di influenza, aree dalle quali è possibile sostenere adeguatamente un eventuale intervento al di fuori del Mediterraneo, in caso di crisi».

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Si indicava poi la necessità di sviluppare rapporti preferenziali e costanti con alcuni Paesi chiave che avevano un ruolo fondamentale nelle aree di interesse: «innanzitutto Marocco ed Egitto, che possiedono le chiavi delle porte della nostra “casa”, poi con Brasile, India e Nigeria, tre potenze
regionali che sono posizionate geostrategicamente in maniera perfetta.

Da queste nazioni è possibile avere un pressoché totale controllo sul teatro operativo marittimo dell’Atlantico del Sud sia occidentale che orientale, l’India poi è posta al centro del teatro operativo omonimo, un’area che sembra, ogni giorno di più, indispensabile alla sicurezza dei Paesi occidentali».

Parole profetiche a rileggerle con le conoscenze di questi giorni e con la “riscoperta” – anche da parte di chi non si è mai occupato di Mediterraneo Allargato – di questo fondamentale spazio geostrategico. Questo saggio fu letto e apprezzato sia dal compianto Carlo Maria Santoro, allora Sottosegretario alla Difesa, sia dal Professor Umberto Gori ed entrambi ne apprezzarono la lungimiranza.

Da questa analisi iniziale prese le mosse un ulteriore approfondimento che coinvolse lo stesso Domini e altri due docenti dell’Istituto, nel frattempo trasferitosi a Venezia: Francesco Zampieri e Andrea Liorsi. I risultati della ricerca furono formulati nella prima edizione della Dottrina Strategica Marittima, completata nei primi anni del nuovo secolo (Cfr.: AA.VV., Par. 4.8. Il Mediterraneo allargato in Dottrina Marittima Nazionale, Venezia, ISMM, 2002).

I cardini di quel documento sono riassumibili in questi tre punti.

  • sul Mediterraneo “incombono” pesantemente, a causa delle implicazioni che portano con sé, tre continenti: Europa, Asia e Africa. Da sempre è quindi riduttivo parlare di sicurezza, limitandosi ai puri aspetti geostrategici, mentre è necessario andare oltre i limiti geografici imposti dal mare per costruire una profondità strategica, anche su terra, atta ad assicurare condizioni di vita certe per gli abitanti della penisola italiana. La storia ci tramanda il principio,
    tuttora valido, secondo il quale le civiltà più progredite cercano, per garantire la sicurezza del proprio popolo, di creare un cuscinetto tra i confini vitali e i popoli “insidiosi” e di assicurarsi il controllo delle linee di comunicazione, sia terrestri sia marittime;
  • la propensione verso la creazione di una profondità strategica, sia a livello politico sia economico, si è articolata in relazione alla maggiore o minore potenza e unità della penisola italiana. Tanto più essa è stata potente, tanto più la proiezione della sicurezza è avvenuta lontano, dimostrando la propensione ad agire e non subire i popoli vicini. Naturalmente, al contrario, quando la penisola si è trovata indebolita e divisa, non ha avuto alternative a relegarsi in uno spazio geopolitico ristretto, ove era capace solamente di reagire alle offese, senza poter anticipare le azioni altrui.
  • il “Mediterraneo Allargato” – pur costituendo lo spazio per un’autonoma politica estera nazionale – comprende geograficamente anche aree d’interesse per l’Alleanza Atlantica e per l’Unione Europea.

Dalla pubblicazione della Dottrina Strategia Marittima, gli interessi italiani si sono esplicitati non solo nel “Mediterraneo Allargato” ma soprattutto nello spazio indicato come “Oltre il Mediterraneo Allargato” e la Marina Militare è stata lo strumento che il Paese ha utilizzato per intervenire ovunque siano stati e siano in pericolo gli interessi italiani o per sostenerli con la sua presenza (Santoni Alberto, Atti del Convegno su: Il Mediterraneo Allargato, Centro Studi dell’IGM, Livorno, 1999, pag. 15).

Con l’andar del tempo, l’opportunità di estendere i confini del “Mediterraneo Allargato” ha cominciato a manifestarsi e diversi sono i giovani autori che vi si sono cimentati.

Tra questi, ricordo Mirko Gazzilli (Gazzilli Mirko, L’Italia e gli interessi nel Mediterraneo Allargato, “Il Pensatore Geopolitico”),  Lorenzo Vita (Cos’è il Mediterraneo allargato dove Trump vuole Roma protagonista, Occhi della Guerra, 31 luglio 2018) e Guglielmo Domini (X Gruppo Navale Costiero, analisi storico-strategica di un avamposto della Marina Militare nel Mediterraneo Allargato, tra terrorismo e adattamenti tecnico/organizzativi negli anni di fine secolo, Livorno, Tesi di Laurea, Accademia Navale, 2020) che hanno approfondito il tema Mediterraneo Allargato nell’ambito di uno studio sul X Gruppo Navale Costiero destinato in Sinai.

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Oggi, Lucio Caracciolo e gli autori di Limes vedono il “Mediterraneo Allargato” come Mediterraneo-Oceano, cioè come mare di raccordo tra due oceani: l’Indo-Pacifico e l’Atlantico.

Il Centro Studi di Geopolitica e Strategia Marittima (CeSMar) va oltre e propone addirittura l’idea di un “Infinito-Mediterraneo” (Endless Mediterranean Sea), quale estensione del “Mediterraneo Allargato”.

La tesi del CeSMar è stata immaginata da un giovane ufficiale di Marina, Marzio Pratellesi, che ha cercato di riorganizzare la visione geopolitica del “Mediterraneo Allargato”, guardando anche a fattori precedentemente sottovalutati, quali le nuove tecnologie, i cambiamenti climatici e gli equilibri globali.

Per Pratellesi il teatro operativo marittimo di massimo interesse nazionale deve comprendere nuovi spazi e nuove dimensioni. Tra queste nuove dimensioni, si fa riferimento all’estremo nord artico – e non solo alla sua fascia più meridionale, così come raffigurato nella recente carta pubblicata da Limes – e all’intero continente africano -dunque, oltre la tradizionale linea di demarcazione rappresentata dall’Equatore – sino a lambire l’Antartide; naturalmente, anche l’area Pacifica e Latino Americana rientra nel nuovo spazio geostrategico preso in considerazione.

Il punto di partenza di questa nuova visione geostrategica sono i limiti di quello che è sempre stato identificato come il “Mediterraneo Allargato”, ovvero un ovale che inscrive l’area compresa tra il Golfo di Guinea a ovest. E il Mar Arabico ad est, inglobando il Mediterraneo propriamente detto, il Mar Nero, il mar Rosso e il Golfo Persico.

Ebbene, nella visione del CeSMar, questo ovale non racchiude il “Mediterraneo Allargato” entro confini fissi, ma diventa il punto di partenza di un’ulteriore estensione. I contorni di questo ovale
rappresentano due mezze lune esterne: un “outer crescent”, boreale e un altro australe. Di seguito abbiamo voluto mostrare le due diverse opzioni in modo da poterle confrontare.

L’Inner Crescent – cioè l’area di massima che, fino ad oggi, veniva chiamata “Mediterraneo Allargato” – ingloba i Balcani, il Caucaso e la penisola arabica compreso l’Iran, ma anche Paesi come il Sahara Occidentale, il Senegal, il Mali, il Niger, la Costa d’Avorio, la Repubblica Democratica del Congo, il Ciad e il Sudan, tutte aree di grande interesse nazionale ed europeo.

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L’Outer Crescent boreale – cioè il limite settentrionale del “Mediterraneo Allargato” – guarda alle potenzialità offerte dal nord Europa, dalle rotte polari e dall’Eurasia (compresa la cosiddetta Cindia) sfruttando come punti di irraggiamento l’Europa, i Balcani e l’insieme di Mar Nero e Mar Caspio.

L’Outer Crescent Australe – ovvero il limite meridionale del “Mediterraneo Allargato” – guarda alle potenzialità offerte da America Latina, Antartide, Africa Meridionale, utilizzando i punti di irraggiamento di Gibilterra e Suez. I due Outer Crescent si toccano nel teatro operativo indiano che quindi diventa una buffer zone tra le due linee di irraggiamento.

L’Infinito-Mediterraneo (Endless Mediterranean Sea) rappresenta quindi il superamento del concetto di “Mediterraneo Allargato” nell’accezione classica del termine e si sposa con la tesi di Jean Grenier, maestro di Albert Camus, che vedeva il Mediterraneo come «uno spazio breve che suggerisce l’infinito».

Controllare o “dominare lo spazio breve (vicino) consente quindi l’irraggiamento (allargamento) verso l’infinito (l’esterno del Mediterraneo)”.

Citando le parole del fisico statunitense Richard Feynman «la nostra immaginazione è tesa al massimo; non, come nelle storie fantastiche, per immaginare cose che in realtà non esistono, ma proprio per comprendere ciò che davvero esiste» siamo certi di aver dato un contributo di pensiero innovativo su di un tema, reale e non immaginario, di estremo interesse per il nostro Paese.

Immagini: Limes e Marina Militare

 

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