Mancano i fondi: Kiev rinuncia a nuovi cacciabombardieri
Analisi Difesa ne aveva riferito già nell’agosto dello scorso anno: l’Aviazione ucraina punta alla transizione della propria Forza Aerea verso velivoli polivalenti di fabbricazione occidentale al fine di sbarazzarsi dell’attuale flotta ad ala fissa costituita quasi esclusivamente da mezzi di produzione sovietica quali caccia Su-27 e MiG-29, bombardieri Su-24 e aerei d’attacco Su-25.
Le notizie giunte qualche mese fa da Kiev indicavano che la scelta era ricaduta su una un caccia multiruolo di “generazione 4+” da scegliere tra l’F-15EX, il Saab JAS 39 Gripen e l’F-16 Block70/72 e che la decisione esecutiva d’acquisto sarebbe stata presa a livello dei massimi vertici dello Stato attraverso i ministeri competenti.
E’ bastata tuttavia una dichiarazione resa dal Vice Primo Ministro ucraino e Ministro delle industrie strategiche ucraine Oleg Urusky a tagliare le gambe al programma (pur non cancellandolo) proprio in concomitanza con l’innalzarsi delle nuove tensioni con la Russia nel Donbass.
«Le opzioni per l’acquisto di aerei stranieri non sono incluse nei piani per gli ordini di difesa poiché l’importo totale delle risorse finanziarie necessarie per l’attuazione delle misure di sviluppo dell’aviazione per i prossimi 15 anni è stimato in 11,5 miliardi di dollari, una cifra che [obiettivamente] è oltre l’attuale finanziamento del Ministero della Difesa. Ritengo sia impossibile nel breve e medio termine finanziario delle capacità dello Stato» ha detto Urusky.
La mancanza di fondi, che necessariamente dovevano essere sostanziosi per garantire una sostituzione così radicale e che in molti paesi dell’ex Patto di Varsavia non si è compiuta nemmeno del tutto dopo 30 anni (basti vedere le flotte di Bulgaria, Slovacchia e Polonia che ancora incorporano Mi8g-29, Sukhoi Su-22 e Sukhoi Su-25), rende al momento non ipotizzabile l’attuazione di un piano di rinnovamento così radicale.
Resta una soluzione a disposizione di Kiev: procedendo gradatamente attraverso la sostituzione di una o due tipi di velivoli (ad esempio i MiG-29 e i Su-24, ma lasciando in servizio Su-27 e Su-25), ottenendo fondi dalla vendita di parte della flotta come già avvenuto in passato a diversi paesi del continente africano e ottenendo dei crediti fiduciari sull’acquisto di hardware occidentale a prezzi calmierati per non aggravare ancora di più l’attuale crisi economica nazionale. Diversamente, la strada per l’obiettivo che Kiev si è posta sarà decisamente in salita.
Foto Aeronautica Ucraina
Maurizio SparacinoVedi tutti gli articoli
Nato a Catania nel 1978 e laureato all'Università di Parma in Scienze della Comunicazione, ha collaborato dal 1998 con Rivista Aeronautica e occasionalmente con JP4 e Aerei nella Storia. Dal 2003 collabora con Analisi Difesa occupandosi di aeronautica e industria aerospaziale. Nel 2013 è ospite dell'Istituto Italiano di Cultura a Mosca per discutere la propria tesi di laurea dedicata a Roberto Bartini e per argomentare il libro di Giuseppe Ciampaglia che dalla stessa tesi trae numerosi spunti. Dall'aprile 2016 cura il canale Telegram "Aviazione russa - Analisi Difesa" integrando le notizie del sito con informazioni esclusive e contenuti extra provenienti dalla Russia e da altri paesi.