A nord di Cipro la fregata Margottini sventa un altro attacco ai pescherecci italiani
Giorni difficili per i pescherecci italiani di Mazara del Vallo aggrediti ormai in ogni angolo del Mediterraneo, dalle acque di fronte alla Libia a quelle cipriote.
La Marina Militare ha reso noto che Ieri 10.10 circa, nelle acque a nord di Cipro, si è verificata un’interazione tra un imprecisato numero di pescherecci turchi e due pescherecci nazionali, il Giacalone e il San Giorgio 1°.
I pescherecci turchi hanno lanciato materiali (pietre e fumogeni) e realizzato manovre cinematiche ravvicinate (una delle quali è sfociata in un contatto con il motopesca Giacalone, che ha riportato danni lievi.
Si tratta dello stesso peschereccio che il 3 maggio scorso venne mitragliato da un guardiacoste libico mentre si trovava all’interno di quella che Tripoli considera sua Zona di protezione pesca. L’imbarcazione italiana si è sottratta all’attacco grazie all’intervento di un elicottero della Marina Militare e di una motovedetta della Guardia costiera turca ma allarma l’ennesimo episodio della cosiddetta “guerra del gambero” e il nuovo segnale della tensione tra Italia e Turchia.
Come ha ricordato la Marina Militare, nell’area dell’incidente “sono intervenuti la fregata della Marina Militare Italiana Margottini in attività di pattugliamento a 35 miglia a sud, inserita nel dispositivo NATO “Sea Guardian” che ha lanciato il proprio elicottero e una motovedetta della Guardia Costiera turca, che ha ingaggiato le imbarcazioni turche per indurle a cessare l’azione.
Nave Margottini ha ingaggiato i nostri pescherecci inducendoli ad allontanarsi precauzionalmente, questi ultimi hanno comunicato l’intenzione di ricongiungersi ad un altro gruppo di motopesca nazionali operanti 6 miglia più ad ovest.
Gli interventi della guardia costiera turca e della Marina Militare Italiana sono stati chiaramente di natura de-escalatoria ed hanno consentito di ripristinare il controllo della situazione” ha precisato il comunicato della Marina.
Si tratta del terzo intervento delle unità navali italiane a protezione dei pescherecci di Mazara del Vallo in poco più di una settimana.
L’armatore mazarese Luciano Giacalone chiede che “l’Unione Europea ci dica, una volta e per tutte, dove dobbiamo andare a pescare. Siamo rovinati”. Anche Mimmo Asaro, presidente di Federpesca a Mazara del Vallo, parla di “situazione oramai insostenibile. Chi di dovere affronti la questione della sicurezza in mare per noi pescatori”.
“Ci dicano dove pescare perché ormai non sappiamo più dove spostarci. Siamo pronti ad andare a Roma e consegnare le nostre licenze perché così non possiamo vivere”. E’ il duro sfogo con l’Adnkronos di Leonardo Gancitano, armatore dell’Antartide, il peschereccio della marineria di Mazara del Vallo (Trapani) sequestrato lo scorso primo settembre per oltre 100 giorni dagli uomini del generale Haftar. “Siamo stanchi – aggiunge Gancitano -. Lo Stato non ci tutela, ci viene solo detto di lasciare quelle zone ma si tratta di acque internazionali.
Così, mentre i nostri pescherecci sono ammassati in un fazzoletto di mare, mettendo a rischio le stesse risorse ittiche, quelli degli altri Stati si spingono sino a 11 miglia da Lampedusa. Vengono a farci la concorrenza senza avere, però, i nostri stessi costi per la manodopera, le tasse e persino gasolio. Lavorano senza segnaletica e senza luci, sono un pericolo per le nostre barche, pescano nelle loro acque e nelle nostre e poi vendono il loro pesce da noi, spacciandolo per gambero rosso di Mazara. E’ una situazione insostenibile”
Analoga la posizione di Coldiretti Impresapesca che auspica la fine del “far west che ha causato aggressioni, ferimenti e sequestri portando al dimezzamento della flotta siciliana di Mazara del Vallo nel giro di 10 anni”. Il sindaco della città siciliana, Salvatore Quinci, nel pomeriggio ha incontrato alla Farnesina il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, per illustrargli “il complesso tema della sicurezza dei nostri pescatori nel Mediterraneo dopo gli eventi drammatici di questi giorni”.
La Farnesina invita i pescherecci nazionali a evitare rotte rischiose vista la postura aggressiva di Paesi come Libia e Turchia che hanno allargato in modo unilaterale le proprie zone di pesca. Ankara ha inoltre contestato i criteri internazionali di ripartizione delle Zone economiche esclusive dell’area, anche alla luce del rinvenimento di importanti giacimenti di gas nelle acque di Egitto, Israele e Cipro. Dopo la definizione di “dittatore” affibbiata da premier Mario Draghi al presidente turco Recep Erdogan e la dura risposta di quest’ultimo, i rapporti Italia-Turchia sono sul filo del rasoio, anche per l’influenza turca sulla Libia.
Poche settimane fa alla Camera il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ha parlato chiaro riguardo alle “pretese di Ankara in termini di definizione unilaterale degli spazi marittimi su cui le autorità turche reclamano una giurisdizione esclusiva, a scapito dei Paesi confinanti e quindi delle attività che coinvolgono anche le nostre imprese”. E proprio per proteggere gli interessi nazionali la Marina Militare è stata attivata con le sue unità presenti nel Mediterraneo in modo da intervenire tempestivamente per evitare incidenti che potrebbero avere conseguenze gravi.
(con fonti Marina Militare e Adnkronos)
Foto Marina Militare
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