Tra Russia e Gran Bretagna quasi una nuova “guerra di Crimea”
Era forse dai tempi della Guerra di Crimea (1853-56) che britannici e russi non si fronteggiavano in modo così acceso in quella Penisola del Mar Nero.
Giochi di guerra che hanno visto ieri la violazione delle acque territoriali russe al largo della Crimea (la cui annessione alla Federazione Russa non è riconosciuta dai paesi della NATO né da parte della comunità internazionale) e hanno provocato una robusta risposta di Mosca.
Ieri pomeriggio la Federazione Russa ha denunciato lo sconfinamento del cacciatorpediniere lanciamissili HMS Defender, (Tye 45) sostenendo di aver sparato colpi di avvertimento, mentre il Regno Unito ha ridimensionato l’accaduto, smentendo che la sua imbarcazione fosse stata presa di mira.
“Qualifichiamo questo incidente come una grossolana provocazione britannica, contraria al diritto internazionale e alla legislazione russa”, ha detto la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, annunciando la convocazione dell’ambasciatore britannico a Mosca, Deborah Bronnert, subito dopo quella dell’addetto militare.
Per Mosca la flotta del Mar Nero ha sparato colpi di avvertimento contro il cacciatorpediniere britannico a Sud di Capo Fiolent, in Crimea (in pratica di fronte alla grande base navale di Sebastopoli) , dopo che questo non ha reagito all’avvertimento da parte russa di ritirarsi in seguito a uno sconfinamento di tre chilometri: la nave britannica si trovava quindi a 10 miglia dalle coste russe, ben 2 miglia all’interno delle acque territoriali.
“Si precisa che oggi il cacciatorpediniere della Marina britannica alle 11:52 ha attraversato il confine di stato russo ed è entrato nel mare territoriale nei pressi di Capo Fiolent per tre chilometri. La flotta del Mar Nero, insieme all’FSB Border Service, ha avvertito l’equipaggio della nave dell’uso di armi, ma quest’ultimo non ha reagito in alcun modo” recita un comunicato della Difesa russa.
Un cacciatorpediniere o più probabilmente un pattugliatore della Guardia Costiera (La Guardia di Confine che dipende dai servizi segreti interni FSB), ha approcciato l’HMS Defender sparando dei colpi di avvertimento, che sono però stati ignorati dalla nave britannica.
Mosca ha aggiunto che un aereo da bombardamento/interdizione Sukhoi Su-24 (nelle due foto sotto) ha sganciato quattro bombe lungo la traiettoria di navigazione dell’imbarcazione britannica, costretta così a cambiare rotta.
“Alle 12:19, il Su-24M della flotta del Mar Nero (guarda il video) ha eseguito un bombardamento precauzionale, sganciando 4 bombe OFAB-250 lungo il percorso del cacciatorpediniere. Alle 12:23 il cacciatorpediniere Defender ha lasciato i confini del mare territoriale della Federazione Russa” – ha reso noto il ministero della Difesa russo.
Dal 2014 gli incidenti che coinvolgono mezzi aerei e navali russi e NATO dal Baltico al Mar Nero non sono certo rari ma sembra che quella di ieri sia stata la prima volta dalla caduta dell’URSS in cui sono state violate le acque territoriali russe e che sono state impiegate munizioni vere per intimidire l’intruso.
Provocazioni solitamente affidate, tra i paesi NATO, a statunitensi e britanniche che sono non solo i “maggiori azionisti” dell’Alleanza Atlantica ma anche i più determinati nel contrastare la Russia.
Mosca considera proprie le acque territoriali che si estendono fino a 12 miglia dalle coste della Crimea, penisola peraltro ricca di basi aeree e navali russe: area marittima che il Regno Unito invece considera appartenente all’Ucraina, appunto non riconoscendo l’annessione della Crimea alla Russia.
“Riteniamo che i russi stessero conducendo esercitazioni di artiglieria nel Mar Nero e abbiano avvisato in anticipo la comunità marittima della loro attività”, ha minimizzato il ministero della Difesa britannico in una nota, smentendo sia i colpi di avvertimento che le bombe.
Il titolare del dicastero, Ben Wallace, ha sostenuto che il cacciatorpediniere stava effettuando “un transito di routine” dalla città ucraina di Odessa alla Georgia: “Come è normale su questa rotta, (la nave) è entrata in un corridoio di traffico riconosciuto a livello internazionale e l’ha lasciata in sicurezza”, ha aggiunto.
Sul’HMS Defender però è imbarcato il giornalista embedded della BBC Jonathan Beale, il quale ha testimoniato che i colpi sparati dalle forze russe ci sono stati e sono stati distintamente uditi a bordo del cacciatorpediniere di Sua Maestà il cui equipaggio ha vissuto momenti di tensione ed è stato posto in stato di “massima allerta”. Il reporter ha ammesso che la nave stava transitando all’interno delle acque territoriali della Crimea.
“L’equipaggio era già ai posti di combattimento mentre si avvicinavano alla punta meridionale della Crimea. I sistemi d’arma a bordo del cacciatorpediniere della Royal Navy erano già stati caricati. Questa sarebbe stata una mossa deliberata per lanciare un avvertimento alla Russia” ha riferito Beale.
L’HMS Defender stava per navigare entro il limite di 12 miglia delle acque territoriali della Crimea. Il capitano ha insistito che stava solo cercando un passaggio sicuro attraverso una rotta di navigazione riconosciuta a livello internazionale”, spiega ancora Beale.
“Due navi della guardia costiera russa che stavano seguendo l’unità della Royal Navy, hanno cercato di costringerla a cambiare rotta. Ad un certo punto, una delle navi russe si è avvicinata a circa cento metri. Alla radio sono stati inoltrati avvisi sempre più ostili, tra cui uno che diceva ‘se non cambiate rotta, spariamo’.
Abbiamo sentito alcuni spari in lontananza, ma abbiamo ritenuto che fossero ben fuori portata”, si legge ancora nel resoconto del giornalista della BBC che confermerebbe quindi i colpi di avvertimento. Beale, spiega poi che intorno al cacciatorpediniere britannico erano presenti più di 20 aerei militari russi.
Mosca ha denunciato “una violazione della Convenzione Onu” sul diritto del mare e ha chiesto a Londra d’indagare le azioni “pericolose” del suo equipaggio nel Mar Nero.
In seguito all’incidente altri caccia russi hanno effettuato sorvoli a bassissima quota su altre navi militari della NATO presenti nel Mar Nero ma anche nel Mar Baltico dove è in corso l’esercitazione BALTOPS-21: sorvoli che hanno interessato anche la fregata lanciamissili FREMM Antonio Marceglia F-597 della Marina Militare italiana (nella foto sopra). Tutte le navi NATO nei due mari sono state poste in massima allerta.
Nell’aprile scorso la Russia ha imposto restrizioni ai movimenti di navi da guerra straniere vicino alla Crimea fino a novembre, una mossa che ha scatenato forti lamentele da parte dell’Ucraina e dell’Occidente. Mosca ha respinto le critiche e ha sottolineato che le restrizioni non interferiranno con le spedizioni commerciali.
Il Defender fa parte del Carrier Strike Group della Royal Navy guidato dalla portaerei Queen Elizabeth presenta da una settimana nel Mediterraneo Orientale l largo di Cipro (dove resterà altre due settimane) per far operare sui cieli di Iraq e Siria i cacciabombardieri F-35B imbarcati sulla portaerei.
Il cacciatorpediniere britannico, distaccato dal Carrier Strike Group 21, era arrivato nei giorni scorsi a Odessa per una serie di esercitazioni con la flotta ucraina e altre navi NATO.
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L’analista di difesa e intelligence Mark Galeotti, aveva previsto possibili tensioni provocate dalla presenza della HMS Defender nel Mar Nero. “La sua missione, di natura politica è proiettare la presenza britannica, sostenere Kiev e ricordare a Mosca che l’annessione della Crimea non è stata accettata, né dimenticata” ha scritto su Twitter.
Il governo ucraino ha commentato che quanto accaduto mostra che “l’occupazione e la militarizzazione della Crimea pongono una minaccia duratura nel Mar Nero: abbiamo bisogno di una nuova qualità di cooperazione tra Ucraina e alleati della NATO nel Mar Nero”, ha scritto su Twitter il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba.
“La prossima volta che i partner britannici vogliono “entrare pacificamente” nelle acque territoriali russe è meglio che prima “bussino” ha commentato non senza sarcasmo la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, sul suo canale Telegram.
Ironica anche l’ambasciata russa a Londra che ha risposto al tentativo di Londra di minimizzare la portata dell’incidente navale parlando di transito “innocente” nell’ambito di una missione “di routine”. In un post la sede diplomatica russa sottolinea che “l’HMS Defender è diventato HMS Provocateur e ha violato il confine della Russia: non proprio una missione di routine, giusto?”
Per il direttore di Analisi Difesa, Gianandrea Gaiani, “la risposta di Mosca con l’impiego di munizioni vere conferma invece che i russi hanno voluto mostrare in modo inequivocabile l’intolleranza nei confronti delle provocazioni della NATO in Ucraina, paese che aspira ad entrare nell’Alleanza Atlantica e che già ospita militari statunitensi e britannici sul suo territorio i cui confini orientali si trovano a meno di 300 chilometri da Mosca.
Mosca ha tracciato nelle acque della Crimea una sorta di “linea rossa” mentre Londra ha rilanciato con questa azione il suo rinnovato ruolo navale “globale”, obiettivo peraltro palesemente perseguito con la lunga missione intorno al mondo del Carrier Strike Group 21 guidato dalla portaerei Queen Elizabeth.
Al di là delle diverse valutazioni circa la crisi ucraina, il “golpe” o la “rivoluzione” del Maidan che nel 2014 ha sottratto l’Ucraina all’influenza russa, è evidente che Mosca ha interpretato gli sviluppi degli ultimi sette anni come l’ennesima espansione verso est della NATO.
Del resto quale sarebbe la reazione degli Stati Uniti se truppe e basi russe venissero installati a ridosso dei confini americani?
Infine, l’ennesimo episodio di escalation con la Russia conferma come la NATO registri al suo interno evidenti differenze di sensibilità circa l’approccio nei confronti di Mosca con provocazioni e dimostrazioni muscolari effettuate per lo più dagli anglo-americani, sostenute da alcuni alleati europei ma considerate eccessive e provocatorie da molti altri”.
Immagini: Royal Navy, Ministero della Difesa Russo, Marina Militare Italiana e BBC
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