Mosca aumenta le spese per la Difesa
Mosca prevede per il prossimo triennio un aumento del budget per le spese militari, secondo quanto rivelato dall’agenzia stampa russa TASS.
Dal progetto di bilancio relativo al 2022-2024 della Federazione Russa approvato dal governo il 21 settembre emerge come la quota delle spese militari nel bilancio federale aumenterà di circa il 15% nel totale, a partire dal prossimo anno. Il progetto è già stato sottoposto alla Duma.
Ciò costituisce un cambiamento radicale rispetto alle previsioni, dal momento che nel budget triennale adottato il 18 ottobre 2020 era previsto un piano di riduzione delle spese militari tout court. Attualmente, la Russia spende ufficialmente il 2,7 per cento del suo prodotto interno lordo nella difesa nazionale.
La legge di bilancio per l’anno in corso prevedeva una spesa di 43 miliardi di dollari, quindi in contrazione rispetto al 2020 di oltre 2,5 miliardi. Ugualmente, le previsioni per il 2023 erano nel senso di un’ulteriore seppur lieve riduzione della spesa.
Ma secondo i dati messi a disposizione dal ministero delle finanze russo e ripresi dalla stessa TASS, solamente nel 2021 sono stati stanziati per la difesa circa 46 miliardi di dollari, il che significa un aumento non trascurabile rispetto alle previsioni fatte nel 2020.
Si stima che nel 2022 la cifra supererà i 48 miliardi di dollari, con un aumento di più dell’8,5 per cento rispetto a quanto stabilito l’anno scorso. Un aumento ancora maggiore di quasi 6 miliardi di dollari, corrispondente a quasi il 9 per cento, è invece previsto per il 2023.
Nel 2024 si arriverebbe ad una spesa complessiva superiore ai 52 miliardi di dollari, equivalenti a 3,81 trilioni di rubli. Una crescita significativa e costante.
Mosca spenderà quindi circa 10 miliardi di dollari in più rispetto alle previsioni che erano già state effettuate dal Cremlino per il prossimo triennio. I nuovi documenti riguardo al 2022-2024 evidenziano quindi come l’approccio di Mosca in tema di spesa militare sia stato ampiamente rivisto alla luce delle tensioni in atto e probabilmente anche degli incrementi sensibili delle spese militari di molti stati membri della NATO.
Il budget accresciuto verrà utilizzato ampiamente per finanziare le Forze Armate e lo sviluppo di nuovi armamenti e tecnologie.
Una quota servirà infatti a indicizzare gli stipendi dei militari. Già ad agosto il presidente Putin aveva dichiarato che nuovi pagamenti erano in vista per militari e forze dell’ordine del paese. Circa 890 milioni di dollari saranno quindi stanziati “per mantenere un livello adeguato di indennità monetaria per i militari delle Forze Armate russe”.
Per quanto riguarda i nuovi armamenti, il cambio di rotta di Mosca e la necessità di un budget potenziato per la difesa nazionale si inserisce nel quadro di un progetto colossale lanciato nel 2007 e prorogato poi nel 2011 e da ultimo nel 2018. Il programma prevedeva di allocare 20 trilioni di rubli, approssimativamente 250 miliardi di dollari, per “esigenze della difesa”.
Il programma prevede di mantenere i finanziamenti attuali fino al 2035 come ha dichiarato pochi mesi fa lo stesso Andrey Elchaninov, primo vicepresidente del Consiglio russo della Commissione Militare-Industriale, il quale aveva sottolineato che la portata del programma non diminuirà affatto in termini assoluti.
Nel complesso, il budget per la difesa russo rimarrebbe il quarto più grande al mondo con 61,7 miliardi di dollari secondo lo Stockholm International Institute for Peace Research, che però tiene conto delle spese complessive per l’apparato di difesa e sicurezza e non del solo bilancio della Difesa.
Il programma di armamento statale russo è un documento di pianificazione di medio-lungo raggio per l’ammodernamento e l’equipaggiamento di esercito e marina militare e si basa sulla costante analisi delle minacce alla sicurezza nazionale russa.
Armi ad alta precisione, complessi robotici, armi basate su “nuovi principi fisici” e sistemi di controllo basati sull’intelligenza artificiale sono le priorità che figurano nel programma di armamento di stato del 2024-2033, come già dichiarato dal vice primo ministro Yuri Borisov in maggio. Il budget per l’intero programma lungo l’asso temporale non è però ancora definito in maniera precisa.
Prima dell’adozione dell’attuale ciclo del programma, sembrava che esso fosse focalizzato principalmente sullo sviluppo di sistemi di deterrenza nucleare, anche se come emerge dalle fonti una quota consistente del budget era devoluta allo sviluppo di armi ad alta precisione.
Borisov aveva anche precisato che lo sviluppo di armamenti sarebbe stato focalizzato sulla creazione di armi “qualitativamente nuove”, incluse quelle non tradizionali. A tal proposito vengono citate anche le armi ipersoniche.
È fondata l’ipotesi secondo cui una parte dell’accresciuta spesa per la difesa potrebbe essere allocata allo sviluppo di tali armi, le quali forniscono un chiaro vantaggio competitivo alla luce dell’attuale contesto geopolitico e tecnologico, sia in chiave difensiva che offensiva.
Mosca si sta prodigando da anni per rafforzare l’apparato industriale domestico, rimpiazzando la produzione di materiali e componenti soprattutto aerei e navali forniti fino a pochi anni or sono in Ucraina.
Più difficilmente verranno invece ridotti altri tipi di importazioni, ad esempio nel campo della microelettronica, che servono allo sviluppo di armi di ultima generazione. Secondo quanto affermato dall’agenzia di stato per l’export militare Rosoboronexport, il rafforzamento delle capacità nazionali in questo campo richiederebbe un investimento pari a 11 miliardi di dollari da qui al 2024.
Foto Ministero della Difesa della Federazione Russa
Sigrid LipottVedi tutti gli articoli
Classe 1983, Master in Relazioni Internazionali e Dottorato di Ricerca in Transborder Policies IUIES, ha maturato una rilevante esperienza presso varie organizzazioni occupandosi di protezione internazionale delle minoranze, politica estera della UE e sicurezza internazionale. Assistente alla cattedra di Storia delle Relazioni Internazionali e Politica Internazionale presso l'Università di Trieste, ricercatrice post-dottorato presso il Centro di Studi Europei presso l'Università Svizzera di Friburgo, e junior member presso la Divisione Politica Europea di Vicinato al Servizio Europeo per l'Azione Esterna. Lavora attualmente presso Small Arms Survey a Ginevra come Ricercatrice Associata.