Dalla Manica al confine polacco a Lampedusa il tracollo dei confini europei
“I morti sono troppi”, e “non possiamo accettare che ce ne siano altri”: lo ha detto il ministro dell’Interno francese, Ge’rald Darmanin, aprendo oggi pomeriggio a Calais, nel nord della Francia, una riunione con gli omologhi di Germania, Olanda e Belgio e con la Commissaria europea agli Affari Interni e i direttori di Europol e dell’agenzia europea per le frontiere Frontex.
Un vertice a cui Parigi non ha invitato la controparte, cioè il ministro dell’Interno britannico Priti Patel: un gesto clamoroso che “allarga” ulteriormente il Canale della Manica e motivato con la rabbia dei francesi per la lettera con cui il premier britannico Boris Johnson chiede alla Francia di riprendersi tutti gli immigrati illegali che sbarcano sul suolo britannico salpando dalle coste di Calais.
Una richiesta che Parigi ha definito inammissibile e del resto, come noi italiano sappiamo benissimo, non è certo la prima volta che Parigi si libera di immigrati clandestini favorendone o non ostacolandone il transito oltre le frontiere delle nazioni limitrofe.
Tra Francia e Gran Bretagna la tensione cresce di ora in ora e alla crisi dei clandestini si aggiunge quella che vede i pescatori francesi che continuano a protestare per le difficoltà poste dalla Gran Bretagna nel dopo-Brexit alla concessione delle licenze di pesca e che hanno bloccato i traghetti diretti da Calais verso la Gran Bretagna e con i blocchi stradali l’accesso dei camion al tunnel sotto la Manica.
Del resto dalle tre rotte mediterranee a quella balcanica, dal confine polacco al Canale della Manica, da Ceuta alle Canarie l’Europa è ornai un colabrodo nel fronteggiare i flussi migratori illegali.
Se Berlino si preoccupa degli afro asiatici filtrati in Polonia dalla Bielorussia e tutti diretti in Germania, Londra è alle prese con la più massiccia “invasione” attraverso il Canale della Manica dai tempi dello sbarco normanno nel 1066.
Oltre 26 mila clandestini giunti dalla Francia quest’anno, (un terzo di quelli sbarcati in Italia nello stesso periodo) dei quali 1.185 in un solo giorno, hanno irrigidito la posizione di Londra nei confronti della Francia ma anche dell’Unione Europea incapace di controllare i suoi confini sia in entrata che in uscita.
Comprensibile la rabbia di Londra tenuto conto che dalla Manica erano arrivate nel 2019 circa un migliaio di persone e nel 2020 circa 8mila. La trentina di migranti illegali morti mercoledì nel tentativo di attraversare il Canale della Manica, tra i quali anche bambini e donne in conta, ha amplificato le polemiche.
Il governo britannico ha “in diverse occasioni” offerto a Parigi personale aggiuntivo e mezzi per pattugliare il confine offrendo di coprirne i costi fino a 54 milioni di sterline (quasi 63 milioni di euro) nel tentativo di scoraggiare gli attraversamenti, ha detto un portavoce del premier Boris Johnson.
Le richieste di asilo nel Regno Unito quest’anno hanno raggiunto il livello più alto dal 2004, come ha certificato l’Ufficio nazionale di statistica britannico (ONS).
Ben 37.562 richieste di asilo fino a settembre, corrispondente ad un aumento del 18 per cento rispetto al 2021 mentre ve ne sono 67.547 in attesa di valutazione. I richiedenti sono principalmente provenienti da Iran, Eritrea, Albania, Iraq e Siria.
Il presidente francese Emmanuel Macron ha chiesto una più forte cooperazione europea sulle migrazioni irregolari affermando che “la Francia non permetterà che il Canale della Manica diventi un cimitero”. Curiosamente, esattamente quello che l’Italia chiede invano da anni.
Flussi migratori così massicci e simili anche nei numeri di quanti hanno illegalmente sconfinato quest’anno, diretti in Gran Bretagna e Polonia contribuiscono a mettere alla berlina l’Europa e la sua capacità e volontà di difendere i confini già peraltro apparsa come ridicola sulla rotta del Mediterraneo Centrale diretta in Italia dove a oggi gli sbarcati dall0iniziio dell’anno sono ormai 63mila.
Tra gennaio e ottobre 2021 l’agenzia europee per le frontiere (Frontex) ha rilevato circa 55mila arrivi irregolari di migranti lungo le rotte dirette alle coste italiane. Nel solo mese di ottobre sono stati oltre 6.240, l’85% in più rispetto al 2020, quando erano in vigore le restrizioni causate dalla pandemia di Covid-19 il 186% in più rispetto all’ottobre 2019.
L’agenzia nota che in ottobre un numero “crescente” di migranti è arrivato in Italia direttamente dalla Turchia, via mare. Quanto alla nazionalità dei migranti, le principali sono Tunisia (oltre 15 mila), Egitto (circa 7.500) e Bangladesh (circa 7.300). Gli egiziani sono la seconda nazionalità e arrivano in larga parte dalla Libia.
Complessivamente gli arrivi dei migranti nella Ue nei primi dieci mesi del 2021 sono saliti di quasi il 70% rispetto allo stesso periodo del 2020, a quota 160mila, e del 45% sul 2019.
Nel solo ottobre ne sono stati registrati quasi 22.800, il 30% in più dell’ottobre 2020 quando erano in vigore le restrizioni anti-Covid, e il 18% in più rispetto allo stesso mese del 2019 (periodo pre-pandemia).
Gli aumenti più significativi si sono avuti sulla rotta dei Balcani occidentali e orientali, e nel Mediterraneo centrale (Italia e Malta).
Dal 1° dicembre un aereo di Frontex sarà dispiegato sul Canale della Manica per sorveglianza dei flussi migratori illegali diretti dalla Francia alla Gran Bretagna recentemente ingigantitisi.
L’assenza di politiche comuni, di azioni di respingimento e di determinazione a non accogliere clandestini e a perseguire i trafficanti stanno di fatto incoraggiando migranti e organizzazioni criminali che li gestiscono.
La Francia è stata per anni il punto di arrivo illegale di molti clandestini sbarcati in Italia e Spagna ma anche in Grecia: oggi Parigi sembra volersi liberare di molti di questi illegali minacciando i paesi africani di bloccare l’arrivo sul territorio francese di immigrati regolari se Tunisia, Algeria e Marocco non accetteranno il rimpatrio dei loro clandestini.
Al tempo stesso Parigi rimanda senza troppo clamore in Italia tutti quelli che trova sul suo territorio privi di documento francesi e punta a favorire lo svuotamento dei tanti campi abusivi di clandestini che gravitano intorno a Calais chiudendo un occhio sulle imbarcazioni che salpano per le coste britanniche.
Entrambi i governi cercano di contenere il confronto, pur aspro, con la controparte ma certo nella diatriba anglo-francese manca l’elemento che ai confini opposto della Ue catalizza la solidarietà di tutti: la Bielorussia guidata dal dittatore Lukashenko “amico” di Putin.
L’accentuarsi degli attraversamenti della Manica è inaccettabile per il governo e la società britanniche e aumenta il distacco di Londra dall’Unione europea.
Una Ue che paga ancora una volta la mancanza di una politica chiara e priva di ambiguità terzomondiste, come ha ben illustrato la rinuncia della Commissione a finanziare la costruzione di barriere anti-immigrati ai suoi confini esterni come richiesto da ben 13 stati membri.
Infine l’ennesima crisi dei migranti illegali lungo i confini dei singoli stati conferma ancora una volta che la Ue, se vuole avere un senso come entità geopolitica, deve difendere ad ogni cosato i confini esterni attuando immediate iniziative di respingimento e negoziando aiuti ai paesi di partenza in cambio di un giro di vite sui controlli.
Come noi europei avremmo dovuto imparare già dai massicci flussi lungo la rotta balcanica del 2015/16 e lungo quella libica/tunisina/algerina diretta in Italia dal 2013 in poi, l’assenza di “muri” e altre misure che scoraggino i traffici di migranti clandestini lungo i confini esterni della Ue, condurrà inevitabilmente a dover fare i conti con i muri interni eretti dai singoli stati.
Misure che sarebbero quanto mai necessarie e comprensibili, la cui assenza però non solo determinerà l’aumento delle tensioni all’interno dell’Unione e tra UE e Gran Bretagna ma comprometterà ulteriormente la tenuta del Trattato di Scenghen coprendo l’Europa di ridicolo agli occhi dei clandestini e dei trafficanti.
Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.