L’Europa teme le “armi di migrazione di massa” ma solo se minacciano la Germania
Tutta l’Europa è in allarme e non lesina minacce e ulteriori sanzioni a chi gestisce i flussi di immigrati illegali diretti ad attraversare i confini della Ue.
Ma solo quelli orientali, tra Bielorussia e Polonia dove ieri sono state arrestate oltre 50 clandestini che avevano sfondato le barriere di confine con la Bielorussia.
Del “fianco sud”, dell’Italia che è sempre di più l’approdo preferito da scafisti, trafficanti e Ong non sembra importare a nessuno in Europa e, francamente, neppure in Italia a giudicare dall’indifferenza che finora ha caratterizzato l’esecutivo Draghi a fronte alle proteste di Lega e Fratelli d’Italia per gli sbarchi in massa degli ultimi giorni.
Oltre 2000 clandestini, per due terzi sbarcati da navi delle Ong, che portano a oltre 57.600 i clandestini giunti solo via mare in Italia dall’inizio dell’anno: quasi il doppio dello scorso anno e quasi sei volte di più rispetto al 2019, con un rapido incremento dei flussi da Tunisia, Libia, Algeria e Turchia proprio in questi ultimi giorni.
Basti pensare che al 31 ottobre i clandestini sbarcati erano 53.275, il che significa che sono arrivati in oltre 3mila in appena dieci giorni.
Curioso leggere le dichiarazioni espresse da alcuni leader europei di fronte agli oltre mille clandestini giunti in Bielorussia grazie al compiacente governo di Minsk e agli oltre 2mila lanciati “all’assalto” della frontiera polacca presidiata oltre che dai poliziotti anche da 12mila militari.
“È chiaro che ciò a cui ci troviamo di fronte qui è una prova di terrorismo di Stato”, ha detto in una conferenza stampa a Varsavia il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki che l’8 novembre aveva parlato di una situazione che “minaccia la stabilità e la sicurezza dell’intera Ue. Sigillare il confine polacco è nel nostro interesse nazionale ma oggi sono in gioco la stabilità e la sicurezza dell’intera Ue”.
Valutazione Ineccepibile ma questo principio dovrebbe valere per tutti i confini della Ue, anche quelli marittimi e meridionali. La Francia, che ha appena raggiunto un accordo con la Tunisia per il rimpatrio di migliaia di clandestini, ha accusato la Bielorussia di Alexander Lukashenko di tentare di “destabilizzare” l’Unione Europea organizzando un “traffico di migranti teso a destabilizzare l’Unione Europea”, ha affermato un portavoce della diplomazia francese ribadendo la solidarietà della Francia alla Polonia per questa crisi in corso con Minsk.
Il governo ucraino raddoppierà il numero di guardie di frontiera al confine con la Bielorussia nel timore di trovarsi davanti uno scenario come quello affrontato in queste ore dalla Polonia. Il ministro dell’Interno ucraino Denis Monastyrsky, riferisce l’agenzia Ukrinform, ha presentato un rapporto al Consiglio di difesa e sicurezza nazionale in cui si attivano anche reparti mobili che si sposteranno lungo la frontiera per rilevare eventuali attraversamenti illegali. Il ministro ha assicurato che le forze dell’ordine ucraine “saranno piuttosto dure, chiare e corrette, nel quadro della legge che disciplina la protezione del confine di Stato”.
“La Polonia o la Germania non possono gestire questo da sole”, ha detto al quotidiano Bild il ministro dell’Interno tedesco Horst Seehofer. “Dobbiamo aiutare il governo polacco a proteggere la sua frontiera esterna – ha esortato – Questo sarebbe compito della Commissione europea, faccio appello perché agisca”.
“Il regime bielorusso agisce come un trafficante di esseri umani” ha detto il portavoce della cancelliera tedesca Angela Merkel Steffen Seibert parlando ai giornalisti. Minsk “strumentalizza rifugiati e migranti in un modo condannabile sia dal punto di vista politico che umanitario” e l’Europa “farà fronte comune contro questo continuo attacco ibrido”.
Proprio la Germania, da sempre sorda alle richieste di aiuto italiane, si mobilita e mobilita tutti i partner per difendere i confini polacchi da cui sono transitati quest’anno oltre 23mila clandestini, il 50 per cento nell’ultimo mese, in ogni caso meno della metà di quelli arrivati in Italia quest’anno.
Due pesi e due misure motivati forse dal fatto che i clandestini afro-asiatici che entrano in Polonia sono tutti diretti in Germania e agli sbarramenti lungo il confine polacco-bielorusso gridano “Germany, Germany! We want to go to Germany!”
Il paradosso, che dovrebbe indurre il governo italiano a protestare formalmente, è che mentre Berlino si preoccupa di difendere i confini polacchi dai clandestini diretti in Germania non muove un dito per fermare le navi delle Ong tedesche Sea Eye e SOS Mediterranèe che continuano a sbarcare in Italia clandestini raccolti in acque libiche e maltesi, come gli oltre 800 sbarcati l’8novembre dalla Sea Eye 4 a Trapani e i 306 attesi oggi ad Augusta.
Su questo tema l’intera leadership Ue si gioca la faccia mentre in Italia dovrebbe essere ormai chiaro a tutti (a parte i fans dell’immigrazione clandestina) che solo provvedimenti nazionali come la chiusura dei porti, gli accordi con i paesi di partenza, i respingimenti in mare e la messa al bando delle navi delle ong dalle acque territoriali potranno ripristinare il controllo dello stato sui confini marittimi.
Invece, oltre ad accogliere chiunque arrivi illegalmente sulle nostre coste, Roma si appresta a far arrivare da Iran e Pakistan circa 1.200 profughi afghani nei prossimi due anni: al momento unico paese europeo ad attuare una simile iniziativa che non mancherà di incoraggiare nuovi flussi.
Quanto all’Europa, meglio davvero non contarci.
“Chiedo alle autorità della Bielorussia di rispettare il diritto internazionale” ha scritto su Twitter il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, ribadendo che “la Ue non accetterà nessun tentativo di strumentalizzare i migranti per motivi obiettivi politici”.
Il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, sostiene che “la Bielorussia deve smettere di mettere a rischio la vita delle persone. La strumentalizzazione dei migranti a fini politici da parte della Bielorussia è inaccettabile. Le autorità bielorusse devono capire che fare pressioni in questo modo sull’Unione europea attraverso una cinica strumentalizzazione dei migranti non le aiuterà a raggiungere i loro scopi”.
Il commissario Ue Paolo Gentiloni, che da premier permise nel 2017 lo sbarco in Italia di 120 mila clandestini, ha definito la situazione al confine polacco “vergogna dei migranti usati come armi dalla Bielorussia. Ai confini dell’Ue una terribile crisi umanitaria”.
E per completare il panorama europeo, il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, su Twitter ha sottolineato che “il regime bielorusso deve smettere di sfruttare i migranti e i richiedenti asilo per giochi di potere politico”.
Curioso notare l’utilizzo di termini quali “ricatto”, “armi”, “destabilizzazione” e “guerra ibrida” per definire l’impatto dei flussi migratori illegali provenienti dalla Bielorussia. Termini corretti e appropriati, sia chiaro, ma che valgono per tutti i flussi clandestini gestiti da nazioni o da organizzazioni criminali che godono della complicità delle nazioni su cui operano.
Il ricatto dei migranti e l’uso di masse umane da parte di paesi più arretrarti contro nazioni più ricche venne ben illustrato già nel 2010 da Kelly Greenhill nel libro “Armi di migrazione di massa” edito in Italia da LEG di Gorizia e che dovrebbe costituire un testo di studio per tutti gli statisti europei.
Contro l’Italia è stata sempre usata questa arma in modo spregiudicato dal leader libico Muammar Gheddafi per costringere Roma a negoziare l’accordo sulle “riparazioni di guerra” a Tripoli poi stipulato da Silvio Berlusconi nel 2009.
Oppure dai governi tunisini, tesi a incassare aiuti economici in cambio della stretta sui flussi che spesso hanno riguardato avanzi di galera appena usciti dalle carceri tunisine in seguito alle frequenti amnistie.
Stesso schema adottato da Algeria e soprattutto Marocco nei confronti della Spagna mentre in Italia, a proposito di aspetti geopolitici legati ai flussi migratori illegali, quest’anno si assiste a un vero e proprio boom dei clandestini egiziani: 6.351 ad oggi (insieme ai bengalesi seconda nazionalità di arrivo dei clandestini dopo quella tunisina a cui aggiungere 1.740 sudanesi.
Nel 2020 gli egiziani sbarcati illecitamente in Italia furono appena 1.240 mentre tra il 2017 e il 2019 non rientrarono neppure tra le prime dieci nazionalità di appartenenza dei clandestini giunti in Italia.
Difficile quindi non mettere in relazione l’improvviso incremento di clandestini egiziani con le tensioni crescenti nelle relazioni tra Roma e Il Cairo, peggiorate ulteriormente dopo l’avvio, nella capitale italiana, del processo in contumacia ai vertici della sicurezza interna egiziana per la morte di Giulio Regeni. Processo in cui il nostro ministero degli Esteri si è addirittura costituito “parte civile”.
Tornando al ruolo della UE, non è chiaro perché se le “armi di migrazione di massa” le utilizza la Bielorussia si tratta di un attacco al cuore dell’Europa mentre se ad impiegarle sono i paesi nordafricani la Turchia di Recep Tayyp Erdogan, la UE tace e la Germania promette miliardi (che paghiamo tutti noi europei) ad Ankara in cambio di un finto impegno a fermare i flussi.
Dalla rotta balcanica alle spiagge libiche, dagli sbarchi sulle coste ioniche italiane a quelli sulle isole greche, la Turchia è oggi il vero arbitro dei flussi illegali nel Mediterraneo e ha più volte minacciato e ricattato l’Unione. Eppure nessuno parla di attacco ai confini o di guerra ibrida o di tentativo di destabilizzazione dell’Europa, forse perché Berlino teme reazioni non proprio morbide della nutrita comunità turca che vive in Germania.
La Polonia invece, che come tutti i paesi del Gruppo di Visegrad e della Mitteleuropa (nazioni che con altre hanno chiesto invano alla UE di finanziare la costruzione di muri lungo i confini esterni) non ha mai accettato immigrazione islamica e afro-asiatica, non ha esitato a puntare il dito contro Ankara accusandola di complicità con la Bielorussia. Ieri il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu ha definito “senza fondamento” le accuse del premier polacco Mateusz Morawicki secondo cui Ankara lavorerebbe in sincronia con Mosca e Minsk facilitando il traffico di migranti dalla Turchia alla Bielorussia e aggravando la situazione al confine con la Polonia.
Come riportato in un comunicato diffuso sui media turchi, Cavusoglu ha espresso “tristezza” per le parole del premier in una telefonata con il suo omologo polacco Zbigniew Rau e ha invitato la Polonia a mandare squadre di tecnici in Turchia per verificare la falsità delle affermazioni. Il 9 novembre la compagnia di bandiera turca Turkish Airlines aveva negato che i suoi voli verso la Bielorussia avrebbero contribuito agli spostamenti illegali di migranti in un comunicato.
Al di là delle smentite turche, l’Alto rappresentante Ue per la politica Estera, Josep Borrell, ha dichiarato ieri che “i servizi di intelligence mi hanno fornito delle informazioni, la situazione sta peggiorando: Istanbul continua ad essere uno degli hub principali per il transito dei migranti, e poi ci sono Yerevan (Armenia), Damasco, la Giordania e il Libano. Da questi luoghi gli aerei partono. All’inizio erano dei piccoli charter, ma adesso sono anche aerei di grande portata con 400 persone a bordo”.
Anche il ministero della Difesa bielorusso ha respinto le accuse che “ritiene infondate e non comprovate le accuse da parte polacca”, si legge in un comunicato che accusa la Polonia di aumentare la tensione “deliberatamente” mentre Minsk accusa Varsavia di “atteggiamento disumano e indifferenza nei confronti dei rifugiati”.
Al di là delle dichiarazioni colonne di migranti sono state scortate al confine polacco da poliziotti bielorussi: in 500 hanno percorso così un’autostrada dalla città di confine di Bruzgi verso una foresta che costeggia la regione polacca di Podlaskie.
Le pressioni migratorie dalla Bielorussia, a differenza di quelle ben più massicce sulle coste italiane, hanno messo in allarme persino la NATO a conferma che la vicenda si presta a venire utilizzata nel braccio di ferro con Mosca.
I flussi migratori stanno “mettendo sotto pressione i nostri alleati Lituania, Lettonia e Polonia”, ha spiegato un funzionario assicurando che la NATO “è pronta ad assistere ulteriormente gli alleati e a mantenere la sicurezza nella regione”.
Persino da Washington il portavoce del dipartimento di Stato Usa, Ned Price ha dichiarato che “gli Stati Uniti condannano con forza la strumentalizzazione politica da parte del regime di Lukashenko e la coercizione di persone vulnerabili. ù
Chiediamo al regime di mettere fine alla sua campagna di flussi orchestrati di migranti irregolari”, ha aggiunto il portavoce definendo “cinica ed disumana” la politica di Minsk, esprimendo il sostegno “alla Polonia e a tutti i nostri alleati europei che sono minacciati dalle azioni inaccettabili della Bielorussia”.
USA e NATO sui mobilitano se a trafficare clandestini è la Bielorussia “comunista e amica di Putin” ma lo stesso tema non li scalda se gli stessi traffici li gestiscono gli “alleati” turchi o organizzazioni criminali mediorientali e nordafricane. Ancora una volta pesi e misure diversi.
Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.