Contractors e compagnie militari e di sicurezza private nella guerra in Ucraina

 

 

 Di “mercenari” in Ucraina, Crimea e Donbass, al soldo di Mosca o di Washington, si è parlato ben prima degli scontri di Maidan Nezaležnosti  e dell’occupazione della Crimea del 2014.  La dissoluzione dell’Unione Sovietica, l’indipendenza dell’Ucraina e la progressiva apertura all’Occidente ha, infatti, portato a tutta una serie di privatizzazioni, anche in ambito di difesa e sicurezza.

Bisogna tuttavia,fare alcune precisazioni.  Innanzitutto, contestualizzare ed attualizzare il termine mercenario, i ruoli che gli vengono ascritti e, mancando quasi sempre conferme ufficiali del loro impiego, analizzarne i precedenti storici e valutarne rischi ed opportunità.

NATO Secretary General Jens Stoltenberg and the President of Ukraine Volodymyr Zelenskyy

Identificandoli infatt, semplicemente con “chi combatte per compenso”, avremmo una visione anacronistica, imprecisa e limitata di un fenomeno molto più complesso.

A causa della mancanza di definizioni chiare, precise ed universalmente accettate uno dei metodi più efficaci per classificare le Compagnie Militari e di Sicurezza Private (PMSC) – perché è di questo che dovremmo parlare! – è il modello della punta di lancia di Peter Singer, che le mette in relazione in base ai servizi forniti e alla loro distanza dal fronte:

  1. Alla punta della lancia, in prima linea, abbiamo le Compagnie Militari Private (PMC) che partecipano direttamente ed attivamente alle ostilità, conducendo anche operazioni offensive. Sostanzialmente, per i servizi prestati esclusivamente di combattimento, sono quanto più prossime alla figura del mercenario radicata nell’immaginario collettivo e, pertanto, illegali. In questo gruppo possiamo far rientrare gli uomini del Gruppo Wagner – che, a quanto pare, d’ora in poi si chiamerà Liga – che sarebbero stati dispiegati in Ucraina con diversi compiti, tra cui l’eliminazione del presidente Zelensky o partecipare all’attacco finale a Kiev.
  2.  Lungo l’impugnatura della lancia, in posizione più arretrata rispetto alle PMC, troviamo le Compagnie di Sicurezza Private (PSC). Queste si occupano di tutta una serie di servizi di sicurezza, addestramento, consulenza e sorveglianza, ecc. Riferendoci all’attuale crisi russo-ucraina possiamo considerare quelle società – occidentali, locali e di Paesi terzi – che hanno addestrato le Forze Armate ucraine, insieme agli uomini della NATO.
  3.  Nelle retrovie, alla fine della lancia, troviamo più in generale contractors che forniscono servizi non letali quali supporto logistico, trasporti, manutenzione armi e mezzi, interpretariato, costruzione di infrastrutture militari e perfino servizi mensa e lavanderia. Da piccole o medie società a colossi multinazionali che consentono alle Forze Armate ucraine di combattere e che, addirittura, potrebbero essere impegnate in quel trasferimento di armi NATO di cui tanto si sta parlando.

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Errore in cui spesso s’incorre nel tentativo di inquadrare queste realtà – societarie a tutti gli effetti – è di considerarle suddivise in compartimenti a tenuta stagna, tralasciando la formidabile flessibilità che le contraddistingue.

Citiamo, poi, per completezza, tutta una serie di gruppi o soggetti che, al di fuori di un contesto “statuale” ed “aziendale”, decidono – individualmente e volontariamente – di combattere per le motivazioni più disparate: economiche, personali, morali, ideologiche, propagandistiche ecc.

Tra questi i volontari della Legione Straniera del presidente Zelensky, dove troviamo sia persone senza alcun addestramento che ex militari – anche di reparti speciali blasonati – e veterani ben forgiati dai vari conflitti che insanguinano il Mondo. Un arruolamento, il loro, che spesso trova un beneplacito non troppo velato dei propri Paesi d’origine: Regno Unito in primis.

Un caso a parte è rappresentato dai 16.000 siriani offertosi di combattere per Mosca. Sebbene il presidente Putin li abbia definiti “volontari” che vogliono difendere la popolazione del Donbas, “non per denaro” e di essere disposto a fornire loro il supporto necessario a raggiungere i campi di battaglia,  è difficile considerarli semplici volontari. Si vocifera, infatti, di un compenso fino a 3.000 dollari al mese; somma fino a 50 volte superiore a quella percepita da un soldato siriano, oltre a promesse di amnistia da parte di Damasco per eventuali crimini commessi durante la guerra civile siriana.

Per quanto riguarda il gruppo di combattenti centrafricani che hanno manifestato in un video il loro supporto e la volontà di scendere in campo a fianco dei russi,

così come la denuncia di Nigeria, Senegal e Algeria di un tentativo di Kiev di arruolare mercenari sul loro territorio, vi sono ancora pochi elementi per far pensare ad altro, se non a trovate propagandistiche.

 

Preludio di un’operazione militare speciale

Nei mesi scorsi si è assistito ad un continuo scambio di accuse relativo a consistenti dispiegamenti di mercenari, contractors e PMSC in Ucraina da ambo le parti. A fine dicembre 2021 il quotidiano online lettone Meduza aveva parlato di una dozzina di reclutatori russi, tra cui almeno uno del Ministero della Difesa ed uno dell’Interno, impegnati a selezionare 120 reclute dal mese di novembre.

Professionisti e veterani di guerra da inviare in un campo d’addestramento a Vesyoly, vicino Rostov sul Don e poi nel Donbas; presumibilmente, per operazioni non di combattimento, ma di presidio di siti sensibili o di contrasto al “banditismo locale.

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Nello stesso periodo, sul versante opposto, era stato il Ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu a lanciare l’allarme sulla presenza di oltre 120 americani in due località dell’Ucraina orientale. Ad Avdeyevka e Liman i contractors avrebbero addestrato dei soldati ucraini ed ammassato componenti chimici da utilizzare per giustificare futuri attacchi.

A fine gennaio 2022 il portavoce della milizia della Repubblica popolare di Donetsk, Eduard Basurin denunciava la presenza di istruttori privati americani in un campo di addestramento nella regione di Sumy, Ucraina nord-orientale. Una struttura del Corpo Nazionale – partito dell’estrema destra legato al Battaglione Azov – in cui personale di società come Forward Observations Group e Academi avrebbe preparato gli ucraini ad un attacco imminente alle città del Donbas.

Contestualmente, il leader della Repubblica popolare di Lugansk, Leonid Pasechnik parlava di numerosi contractors tra i 200 istruttori che la NATO stava inviando in Ucraina e che, in caso di guerra, avrebbero combattuto perseguendo i propri obiettivi; non necessariamente allineati a quelli di Kiev.

Un allarme sulla presenza di contractors in Ucraina è giunto ad inizio febbraio, addirittura, dalla Repubblica Centrafricana, dove il Gruppo Wagner russo è impegnato dal 2018 in supporto al presidente Faustin-Archange Touadéra. A gennaio sarebbe partito, infatti, da Bangui un numero ragguardevole di russi: almeno 20 in un mese, diversamente dalla solita rotazione di 5 o 6 alla volta.

Infine, a metà febbraio importanti funzionari NATO avevano messo in guardia sul possibile impiego di spie o altri attori non statuali da parte della Russia per creare pretesti per futuri attacchi contro l’Ucraina o interventi di peacekeeping: un attentato, un’azione di sabotaggio, un omicidio mirato, l’utilizzo di particolari armamenti ecc.

False flags che, effettivamente, si sono verificate. Si pensi alle ripetute violazioni del cessate il fuoco nel Donbass all’esplosione dell’auto di Denis Sinenkov, capo della Polizia di Donetsk o di quella di un gasdotto di Luhansk qualche giorno dopo.

Particolarmente significativo anche lo scoop di agosto del Time sul tentativo d’espansione di Erik Prince, ex patron di Blackwater nel mercato della difesa e sicurezza privata ucraina: un progetto da 10 miliardi di dollari per la creazione di una Compagnia Militare Privata locale, una fabbrica di munizioni ed un “consorzio di difesa aerea verticalmente integrato” in grado di competere con giganti internazionali come Boeing e Airbus.

Nonché le sanzioni adottate il 13 dicembre 2021 dai ministri degli Esteri dell’Unione Europea contro il Gruppo Wagner, tre entità ed otto individui ad esso collegati. Tra questi Dimitriy Valerievich Utkin (fondatore del Gruppo Wagner), Denis Yurievich Kharitonov e Sergey Vladimirovich Shcherbakov accusati di aver partecipato ad operazioni che hanno compromesso e minacciato l’integrità territoriale, sovranità e indipendenza dell’Ucraina.

 

PMC: Solo il Gruppo Wagner?

Secondo il The Times, a gennaio, sarebbero entrati in Ucraina dalla Bielorussia tra i 2.000 e 4.000 uomini del Gruppo Wagner e di altre formazioni paramilitari private russe in esso integrate.

La parte più consistente sarebbe stata schierata nelle regioni di Donetsk e Luhansk, destinata a tutta una serie di operazioni che potrebbero portarla ben più in profondità nel territorio ucraino, a fianco delle Forze Armate russe. Si parla, infatti, di un possibile impiego di un migliaio di contractors del Gruppo Wagner – rinominato Liga per distanziarlo dalle atrocità commesse e dai legami, ormai, evidenti con il proprietario Evegeny Prigozhin e con lo stesso presidente Putin – nell’assalto finale alla capitale, in rinforzo alle truppe regolari demoralizzate e fiaccate dalla feroce resistenza ucraina (secondo quanto riferisce la propaganda statunitense e ucraina). Forse più concretamente, per scongiurare defezioni!

 

Altri 400 uomini, altamente addestrati e motivati da una grossa taglia, sarebbero stati inviati a Kiev per eliminare il presidente Zelensky, la sua famiglia e diversi esponenti del Governo e della leadership ucraina. Tra i 23 nomi nella killing-list anche il Primo Ministro, l’intero gabinetto di Governo, il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko ed il fratello Wladimir.

Il presidente ucraino sarebbe già sopravvissuto ad almeno tre tentativi di assassinio: uno dei ceceni e due del Gruppo Wagner. Il rigido coprifuoco di 36 ore imposto nella capitale durante il primo week end di guerra, infatti, avrebbe permesso alle forze di sicurezza ucraine di ripulire le strade da sabotatori/sicari russi che, a fronte di pesanti perdite, non hanno raggiunto nessuno dei propri obiettivi.

Secondo alcuni analisti, al Gruppo Wagner sarebbero state affidate missioni particolarmente pericolose per ridurre le perdite delle truppe regolari o, comunque, per rafforzarne il morale; oltre ad operazioni di sabotaggio e l’assassinio del presidente Zelensky. Nella battaglia di Debal’ceve nel 2015, ad esempio, avevano dato un importante contributo, così come nell’eliminazione di comandanti separatisti “troppo irrequieti” – Alexander Bednov e Aleksei Mozgovoi, guadagnandosi il soprannome di “ripulitori”.

Tuttavia, il già consistente schieramento di soldati e forze speciali russe nella campagna militare – più addestrate, più letali e meglio equipaggiate – parrebbe escluderlo o renderlo superfluo.

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Gli uomini del Gruppo Wagner, infatti, hanno dimostrato una maggior efficacia ad ostilità concluse. Per conto di Mosca costituirebbero un maggior asset nella counter-insurgency, combattendo un’eventuale resistenza, catturando ed interrogando i ribelli; anche grazie alla presenza di un’unità ucraina tra i Wagners: i “carpaziani”.

Incarichi, quindi, ben diversi dall’affrontare reparti militari in pieno assetto da combattimento, con cui difficilmente avrebbero la meglio e riporterebbero pesanti perdite come accaduto in Siria contro gli americani o in Mozambico contro i jihadisti.

Per quanto riguarda Kiev e la NATO, i russi li hanno accusati per l’ennesima volta di aver reclutato su larga scala contractors o Compagnie Militari Private – tra cui Academi, Cubic e Dean Corporation – per attività di sabotaggio e attacchi contro convogli e aerei russi; utilizzando proprio quelle armi inviate dall’Occidente.

Possibilità, quella di una loro partecipazione diretta alle ostilità, che Simon Mann, fondatore delle leggendarie PMC Executive Outcomes e Sandline, ha definito “altamente improbabile” visto che comporterebbe numerose complicazioni legali ed organizzative: “Come verrebbero finanziati? Come verrebbero comandati? Come verrebbero inseriti nell’ordine di battaglia ucraino?” e ancora “sarebbero debitamente integrati nelle forze armate locali prima di ogni operazione? Altrimenti, quale sarebbe la loro posizione legale? In caso di perdite? Copertura medica? Assicurazioni vita o invalidità?”

Una smentita è arrivata anche da un funzionario ucraino che avrebbe ribadito come il proprio Governo non intenda assoldare mercenari o Compagnie Militari Private. Perfino l’arruolamento di volontari per la Legione Straniera, più che a necessita concrete di uomini, risponderebbe unicamente alla volontà di mostrare al mondo che l’Ucraina sta difendendo la democrazia e valori internazionali.

Un aspetto che accomuna Russia ed Ucraina in fatto di Compagnie Militari Private è che sono illegali. Da tempo si sta cercando di creare o meglio legalizzare – visto che PMC russe ed ucraine sono già attive all’estero – il settore in entrami i Paesi, ma nonostante i numerosi vantaggi, almeno per il momento, le criticità hanno prevalso e tutto è ancora fermo.

 

Compagnie di sicurezza private: tra formazione ed esfiltrazioni

Nel 2016 il Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sull’utilizzo dei mercenari non aveva trovato particolari tracce della presenza di Compagnie Militari Private in Ucraina. Consistente, invece, quella di Compagnie di Sicurezza Private, soprattutto occidentali alle cui attività sovrintendeva il Governo di Kiev.

Una presenza che risale addirittura al crollo dell’URSS e all’indipendenza del Paese. E’ toccato, infatti, a società anglosassoni come G4S, L-3 e MPRI addestrarne e riorganizzarne le Forze Armate e dell’Ordine.

UKRAINE - MARCH 6, 2022: Servicemen of the People's Militia of the Donetsk People's Republic and military hardware in the Ukrainian village of Bugas recently taken under control by the Donetsk People's Republic troops. Tension began to escalate in Donbass on 17 February, with the Donetsk People's Republic and the Lugansk People's Republic reporting the most intense shellfire in months. Early on 24 February, Russia's President Putin announced his decision to launch a special military operation in response to requests from the leaders of the Donetsk People's Republic and the Lugansk People's Republic. Taisiya Vorontsova/TASS Óêðàèíà. Äîíåöêàÿ îáëàñòü. Âîåííîñëóæàùèå Íàðîäíîé ìèëèöèè Äîíåöêîé íàðîäíîé ðåñïóáëèêè (ÄÍÐ) è âîåííàÿ òåõíèêà íà òåððèòîðèè ñåëà Áóãàñ, ïåðåøåäøåãî ïîä êîíòðîëü ÄÍÐ. Ñèòóàöèÿ íà ëèíèè ñîïðèêîñíîâåíèÿ â Äîíáàññå îáîñòðèëàñü óòðîì 17 ôåâðàëÿ.  ÄÍÐ è ËÍÐ ñîîáùèëè î ñàìûõ èíòåíñèâíûõ çà ïîñëåäíèå ìåñÿöû îáñòðåëàõ ñî ñòîðîíû Óêðàèíû. 24 ôåâðàëÿ ïðåçèäåíò ÐÔ Âëàäèìèð Ïóòèí îáúÿâèë î íà÷àëå âîåííîé ñïåöîïåðàöèè â îòâåò íà îáðàùåíèå ãëàâ ÄÍÐ è ËÍÐ îá îêàçàíèè âîåííîé ïîìîùè. Òàèñèÿ Âîðîíöîâà/ÒÀÑÑ

Arrivando alla crisi odierna, dal 2014 la NATO e Paesi membri hanno avviato tutta una serie di programmi addestrativi per le truppe ucraine – come il JMTGU statunitense, l’UNIFIER canadese o l’ORBITAL britannico – a cui hanno partecipato anche numerosi istruttori privati che, nel 2018, avrebbero raggiunto le 900 unità.

Collaborazioni che, oltre ad essersi rivelate di estrema efficacia a giudicare dalla resistenza opposta dalle Forze armate ucraine, in certi casi hanno costituito motivo d’imbarazzo. Si pensi all’addestramento di membri del battaglione Azov e di altre organizzazioni locali di estrema destra da parte della società polacca European Security Academy (ESA).

Attualmente stiamo assistendo ad una frenetica richiesta di operatori di sicurezza privata, soprattutto per evacuazioni di civili, come dimostra un’offerta di lavoro pubblicata sul sito Silent Professional.

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Nella fattispecie, si ricercano agenti per operazioni di “estrazione e protezione” di soggetti e loro famigliari dalle principali località e città ucraine. L’annuncio, inserito da una società americana, è rivolto sia a uomini che donne in possesso di requisiti specifici come un’esperienza nelle forze armate e/o contractors superiore ai 5 anni, con almeno un anno di missioni all’estero.

Costituiscono, poi, titoli preferenziali l’aver prestato servizio in reparti speciali, così come la conoscenza della lingua ucraina o di una di quelle parlate nell’aerea: russo, slovacco, polacco, ungherese, rumeno o moldavo. La paga prevista si aggira tra i 1.000-2.000 dollari al giorno, più un bonus a fine missione.

Il servizio di evacuazione, invece, rivolto principalmente a privati, dipendenti di società estere o persone politicamente esposte, ha un costo variabile a seconda della sua complessità

Il prezzo del servizio di evacuazione, invece, rivolto principalmente a privati, dipendenti di società estere o persone politicamente esposte dipende dalla sua complessità. Il sudafricano Tony Schiena, dirigente di Mosaic, società americana di consulenza in intelligence e sicurezza già operativa nel Paese precisa: “Quando vi è una gran quantità di persone, il rischio cresce. Con bambini e famiglie è più difficile. Tutto dipende dalle modalità con cui li facciamo evacuare”. Qualcuno arriva a far pagare anche 10.000 sterline a persona.

Un servizio molto simile a quello offerto da Erik Prince durante i tragici giorni della fuga da Kabul: l’imbarco su di un charter al prezzo base di 6.500 dollari, con tutta una serie di maggiorazioni qualora, per esempio, si fosse reso necessario un prelevamento dei clienti dalla propria abitazione e trasferimento in aeroporto, in sicurezza.

 

Contractors e la consegna di armi

Almeno una ventina di Paesi, tra cui molti membri della NATO e dell’Unione Europea stanno inviando armi per milioni di dollari e di euro in Ucraina: missili anticarro, missili terra-aria, armi da fuoco, munizioni ed altri equipaggiamenti militari; anche non letali come elmetti, giubbotti antiproiettile e kit di pronto soccorso.

Fino allo scoppio delle ostilità i carichi di armi arrivano via aria o terra, a seconda della tipologia. Oggi, però, l’assoluta vulnerabilità dello spazio aereo ucraino ai cacciabombardieri e ai missili di Mosca ha precluso alla NATO la modalità principale di consegna: quella aerea.

L’unica opzione rimasta sembra, quindi, quella terreste con significative problematiche relative a tempistiche e rotte percorribili. Da una parte risulta cruciale impiegare meno tempo possibile per fare arrivare armi e munizioni al fronte, prima che interi reparti le esauriscano o restino tagliati fuori dai rifornimenti.

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Dall’altra la scelta di alcuni Paesi confinanti che hanno negato il transito di armi – Ungheria – e la proibitiva conformazione del territorio di altri – le catene montuose della Slovacchia che si spingono fino a sud, verso la Romania, hanno portato ad optare per la Polonia. Lì ci sarebbero, infatti, due strade percorribili: una passando vicino al confine bielorusso e l’altra leggermente più a sud.

In un aeroporto polacco si è passati, così, da una manciata di voli alla sua capacità massima di 17 aerei, carichi di armi, al giorno. Sfruttando i 535 km di confine con l’Ucraina e un territorio – quello più occidentale – meno bersagliato dagli attacchi aerei russi, sarebbero società private a far entrare le armi nel Paese, secondo Gian Luca di Feo di Repubblica.

Attraverso camion e furgoni anonimi, i contractors trasferirebbero nel Paese una discreta quantità di missili, grazie alle dimensioni relativamente contenute: circa un metro di lunghezza per 13 kg di peso.

Le armi verrebbero, poi, consegnate in appositi punti di raccolta o direttamente in prima linea, cambiando continuamente percorso – strade secondarie e sterrate incluse – a causa della fluidità della linea del fronte, mentre la missione diventa sempre più pericolosa.

Al 10 marzo , secondo il Pentagono, l’Occidente aveva inviato circa 17.000 armi anticarro e 2.000 missili Stinger terra-aria.

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Nonostante le possibilità russe di individuare queste spedizioni attraverso satelliti, droni o spie sul campo (Pablo González, giornalista spagnolo arrestato in Polonia con l’accusa di spionaggio per i russi) al momento non vi è ancora stata alcuna reazione da parte loro, forse più per volontà di non provocare eccessivamente la NATO che per una mancanza di occasioni, anche nelle ultime ore si è accentuato il bombardamento massiccio, con missili da crociera, di basi aeree e dell’esercito situate in Ucraina Occidentale e utilizzabili per il transiti delle armi.

La situazione potrebbe cambiare rapidamente. Squadroni di elicotteri sono stati schierati in Bielorussia, proprio a ridosso del confine polacco e potrebbero essere utilizzati per colpire i mezzi o dispiegare reparti elitrasportati per conquistare snodi stradali, interrompendo così l’afflusso di armi ed equipaggiamenti.

Nonostante la mancanza di conferme e le diverse smentite, visti i precedenti e i principali vantaggi che portano a servirsi di contractors e Compagnie Militari e di Sicurezza Private, l’ipotesi di un loro coinvolgimento resta  plausibile.

Queste realtà, infatti, vengono considerate “moltiplicatori di forze”; il loro impiego consente di sgravare i militari da compiti – più o meno – secondari per potersi concentrare sui combattimenti. Visto quello che sta succedendo, sarebbe effettivamente più comodo e logico incaricare aziende private, invece di oberare ulteriormente le Forze Armate o qualunque altra agenzia governativa ucraina.

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Società specializzate ed attrezzate come quelle che in Iraq e Afghanistan subivano costantemente imboscate ai propri vistosi convogli. Pensiamo all’attacco alle autocisterne della KBR che ha provocato la morte di 6 contractors e di 1 militare americano, oltre al ferimento di altri 12 soldati e 5 contractors a Baghdad, il 9 aprile 2004; un agguato ritenuto il peggiore dell’intera Seconda guerra del Golfo.

L’impiego di contractors nella fornitura di armi era emerso anche in quello che il sottoscritto ha ribattezzato “RPG-Gate”. Nel dicembre 2014 la società americana Purple Shovel LLC si è aggiudicata due contratti dello U.S. Special Operation Command – uno da 31 milioni e l’altro da 28,3 milioni di dollari – per armare ed addestrare i cosiddetti “ribelli moderati siriani”. Nella fattispecie: 12.640 granate autopropulse perforanti PG-7VM, 26 lanciatori spalleggiabili RPG-7, 6.240 proiettili anticarro PG-9Vs, 72 cannoni senza rinculo tipo SPG-9s.

Alla fornitura sarebbe collegata anche l’esplosione in un poligono nei pressi di Anevo, Bulgaria che il 6 giugno 2015 ha ucciso un contractor americano, Francis Norwillo e ferito altri due. Le granate autopropulse (RPG) fornite dalla Regulus Global, ottenute a sua volta dalla bulgara Algans Ltd, erano state prodotte nel 1984, pertanto ormai instabili e a rischio esplosione o malfunzionamenti. Ciò ha obbligato Washington a chiudere un occhio, autorizzando l’acquisto di 700 missili anticarro filoguidati Konkurs e 36 lanciatori dalla Bielorussia di Aleksandr Lukašenko.

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Per quanto riguarda la negabilità plausibile, ritenuto il principale vantaggio connaturato al ricorso ai contractors, nell’invio di armi all’Ucraina risulta decisamente sprecato. L’operazione è stata, infatti, pubblicamente dichiarata ed ampiamente pubblicizzata proprio dai Paesi donatori; la morte di contractor o altri incidenti non potrebbero, quindi, consentire all’Occidente di prendere le distanze dalle sopraccitate operazioni.

E’ vero anche che, come accaduto nel febbraio del 2018 in Siria, quando almeno 200 contractors russi sono stati uccisi dall’USAF mentre attaccavano un giacimento di gas dove erano dispiegati anche operatori delle forze speciali statunitensi, sia Mosca che Washington hanno preferito soprassedere.

Tuttavia, proprio l’invasione in corso, ha dimostrato come nessuno scenario possa essere considerato troppo improbabile.

Procedendo con maggior discrezione, si sarebbe potuto sfruttare a pieno l’ampia gamma di vantaggi garantiti da Compagnie Militari e di Sicurezza Private.

 

Qualche considerazione

Descrivendo l’invasione russa dell’Ucraina il capo di stato maggiore della difesa, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone ha parlato di “un’attività, un qualcosa che profuma di antico, con tante sfumature nuove”. Sebbene l’impiego di Compagnie Militari e di Sicurezza Private non possa più definirsi, ormai, una novità, colpisce l’importanza e la delicatezza dello spazio che ancora una volta sono riuscite a ritagliarsi.

Nonostante in questi anni sia emersa una maggior abilità di Mosca nell’impiegare attori non statuali – tra cui i “vacanzieri”, soldati che prendono una sorta di aspettativa dalle Forze Armate russe per combattere per le PMC – per esercitare la propria influenza e pressioni all’estero, l’attuale risposta occidentale, può forse rappresentare una maggior presa di coscienza – seppur rischiosa e non troppo raffinata – sulle possibilità d’impiego di queste realtà, non solo di mero e solito supporto.

Chissà che dai privati non arrivino soluzioni anche per la No-fly Zone tanto agognato da Zelensky. In fondo, piloti e aerei militari sul mercato non sono mai mancati!

Foto: Twitter, NATO e TASS

 

 

Nato nel 1983 a Brescia, ha conseguito la laurea specialistica con lode in Management Internazionale presso l'Università Cattolica effettuando un tirocinio alla Rappresentanza Italiana presso le Nazioni Unite in materia di terrorismo, crimine organizzato e traffico di droga. Giornalista, ha frequentato il Corso di Analista in Relazioni Internazionali presso ASERI e si occupa di tematiche storico-militari seguendo in modo particolare la realtà delle Private Military Companies.

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